Dicembre 2015
Pietro Sandali, direttore Unaprol
Con 1,1 milioni di ulivi e due denominazioni di origine protetta (Dop), quello dell’Emilia Romagna è un gioiello di extra vergine.
Un trampolino di lancio per l’alta qualità italiana che nell’olio prodotto in questa regione trova il punto più alto di equilibrio nell’eccellenza delle sue produzioni.
In Emilia Romagna la coltura dell’olivo si sviluppa su una superficie complessiva ripartita per il 56% in provincia di Rimini, il 30% in provincia di Forlì-Cesena, il 13% in provincia di Ravenna e l’1% in provincia di Bologna.
Le aree geografiche di riferimento e più importanti per la coltivazione dell’olivo in regione sono: le valli dei fiumi Marecchia, Marano e Conca in provincia di Rimini, le valli del Rubicone, del Savio, del Bidente e del Montone in provincia di Forlì-Cesena e le valli del Senio e del Lamone in provincia di Ravenna. Una recente e significativa ricomparsa della coltura dell’olivo si ha anche in provincia di Bologna, in alcune aree collinari e limitatamente ai versanti più riparati dai venti freddi settentrionali.
Il numero complessivo di piante di olivo presenti in regione supera le 1.100.000 unità che occupano una superficie approssimativa di circa 5.000 ettari, considerando una densità media di circa 200 piante ad ettaro.
Il patrimonio olivicolo dell’Emilia Romagna è determinante sul piano economico, paesaggistico e ambientale. La coltura occupa, infatti, aree marginali che presentano elevate pendenze, difficili da coltivare, ed è proprio in questi ambiti territoriali che l’olivo diventa un importante elemento del paesaggio rurale e svolge un ruolo insostituibile di salvaguardia dell’ambiente contro il dissesto idrogeologico. Il potenziale produttivo che la coltura dell’olivo attualmente è in grado di esprimere in Regione è di circa 60.000 quintali di olive e 10.000 quintali di olio. Le olive vengono trasformate in ottimo olio extra vergine da una trentina di frantoi dislocati nelle principali zone olivicole della regione e viene prodotto da circa 3.000 aziende, organizzate dall’Arpo, organizzazione di produttori aderente ad Unaprol, Consorzio olivicolo italiano.
Per il 2015 si prevede ottima qualità e produzione in lieve ripresa anche per le due Dop: Brisighella e Colline di Romagna, entrambe con acidità massima dello 0,5%. La prima frutto di un blend tra le varietà locali in cui la “nostrana di Brisighella” non deve essere inferiore al 90%. La seconda, invece, si compone anch’essa di un blend tra le cultivar Correggiolo e Leccino, ma possono essere presenti altre varietà locali minori quali Pendolino, Moraiolo e Rossina, fino ad un massimo del 10%.