L’agricoltura crea valore

Marzo 2017

Antonio Dosipresidente Cia Emilia Romagna

L’ottava conferenza economica della Cia si terrà dal 29 al 31 marzo a Bologna con lo slogan “L’Agricoltura crea valore”.

Al di là delle altre motivazioni che hanno portato a scegliere l’Emilia Romagna e Bologna come sede dell’evento, lasciatemi sostenere che questo sia anche un riconoscimento implicito alla agricoltura, alle agricoltrici e agli agricoltori della nostra regione. Anche alla rilevanza del settore agricolo dell’Emilia Romagna a livello nazionale, che si riconferma e consolida anche con le nuove stime della produzione e del valore aggiunto nell’ultimo anno: un’agricoltura altamente specializzata e un’industria alimentare che vanta grandi marchi, una forte propensione all’export e prodotti campioni del made in Italy.

“Europa, territorio, mercato” saranno le parole chiave della “tre giorni” di lavori per quattro panel su Europa, territorio e mercato. Ne parleranno ministri, esponenti delle istituzioni comunitarie e rappresentanti del mondo produttivo e accademico.
I lavori si articoleranno con l’apertura della Conferenza mercoledì 29: “Un nuovo sviluppo per l’Europa dei popoli”, a cura del presidente nazionale Dino Scanavino. Sul fronte europeo, partendo dall’immobilismo delle politiche dell’Unione, dalle emergenze umanitarie, dagli avvenimenti che ne stanno ridisegnando i confini (Brexit), si vuole lanciare la sfida ad una nuova visione di sviluppo: un progetto rinnovato di Europa, che rimetta al centro le imprese e i cittadini e che sia ispirato dai principi della democrazia, della solidarietà e del federalismo.

Nei lavori del mattino di giovedì 30 “Verso una nuova filiera agroalimentare” a cura della vice presidente vicaria Cinzia Pagni, il confronto sarà sulle dinamiche di filiera, sulle qualità ma anche le inefficienze del modello di sviluppo manageriale industriale, che si sono riverberate anche sul settore agroalimentare. A ciò si aggiungono le criticità che, per motivi oggettivi o strutturali, penalizzano la componente agricola. È quindi necessario avviare un nuovo percorso che riconosca la centralità dell’agricoltura e preveda la definizione di un progetto comune. Giovedì 30, nel pomeriggio, parleremo di “Un nuovo rapporto tra agricoltura e territorio” a cura del vice presidente nazionale Alessandro Mastrocinque. Il tema assume una valenza strategica in una fase storica che, in linea con gli obiettivi per la realizzazione dell’Agenda 2030, rimette al centro dello sviluppo la crescita sostenibile. Il tutto dovrà essere realizzato con il protagonismo delle imprese agricole e puntando con decisione sulla valorizzazione della funzione di sentinella, custode, costruttore, manutentore e valorizzatore del territorio che da sempre l’agricoltore esercita nelle aree rurali.

Infine, venerdì 31 marzo tratteremo “La Pac anno zero” che avrò l’onore e l’onere di condurre. La Pac, che ha rappresentato forse l’unica vera politica economica adottata dall’Unione nei suoi oltre cinquanta anni di storia e un elemento di coesione che ne ha accompagnato lo sviluppo e la crescita. Di pari passo, ha generato nel corso degli anni inefficienze gestionali e, talvolta, distorsioni di mercato.
Tutto ciò, anche alla luce del rinnovato contesto, richiede un radicale processo di ripensamento dei suoi obiettivi, che parta dalla necessaria maggiore equità nella ripartizione delle risorse e termini con un fruibile progetto finanziario-assicurativo quale “ombrello” a protezione dei redditi degli agricoltori.

A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, l’Unione europea sta vivendo una delle fasi più difficili e controverse della sua storia. Oggi la deriva di movimenti antieuropeisti, gli errori e la mancanza di strategie politiche, l’eccessivo ricorso all’austerità, il prevalere di logiche nazionali rispetto agli interessi comuni, sono le principali cause che mettono a rischio il futuro dell’Europa stessa.
Da qui l’opportunità di poter concentrare i lavori della VIIIa Conferenza economica su un nuovo modello di sviluppo che rimetta i cittadini e le imprese al centro del progetto europeo. Il tutto, nella convinzione che c’è bisogno di più Europa e di un “nuovo sogno europeo”.

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