Cristian Calestani
L’aumento è stato del 15,7% rispetto al 2019
Sono 5,16 milioni le tonnellate di pomodoro da industria che sono state lavorate nel corso della campagna 2020 in Italia, nei due bacini del Nord e del Centro Sud. I dati sono stati resi noti dall’Anicav, l’Associazione nazionale delle industrie delle conserve alimentari vegetali. Si è registrato un aumento del 7,6% rispetto al 2019 su scala nazionale, a fronte di 65.634 ettari messi a coltura (+2% sul 2019). Il dato si inserisce in una situazione di crescita generale a livello mondiale (+3%) con l’Italia che si conferma il primo trasformatore in assoluto di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale.Nell’areale dell’Oi Pomodoro da industria del Nord Italia, il trasformato finale ha raggiunto i 2,74 milioni di tonnellate, con un aumento del 15,7% sullo scorso anno, mentre nel Bacino Centro Sud sono state trasformate 2,42 milioni di tonnellate, in lieve riduzione rispetto al 2019 nonostante i maggiori ettari investiti, a causa del significativo calo delle rese agricole nell’areale foggiano, che rappresenta la maggiore zona di approvvigionamento per l’intero bacino.
“Quella appena terminata – ha dichiarato Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav -, è stata una campagna complicata, in particolare dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della tutela dei nostri dipendenti. Ma le nostre aziende sono riuscite a gestire questa non semplice situazione nel migliore dei modi. La nostra filiera, che già normalmente garantisce elevati standard qualitativi e di sicurezza, applicando tutte le norme e i protocolli sottoscritti tra Confindustria e sindacati, non si è mai fermata, anche nel lungo periodo di lockdown, perché ritenuta strategica e chiamata a garantire le forniture di beni essenziali in Italia e all’estero.
L’Italia si conferma il primo trasformatore in assoluto di derivati del pomodoro di qualità destinati direttamente al consumatore finale (pelati, polpe, passate e pomodorini) e primo esportatore mondiale. Scontiamo, tuttavia, un peccato originale: abbiamo lasciato che il mercato spingesse in un angolo il pomodoro conservato e la sua cultura, riducendolo a una commodity che, negli anni, ha impoverito i nostri prodotti appiattendo, di fatto, la percezione della loro qualità.
L’obiettivo dovrà essere quello di allontanare il pomodoro dal concetto di commodity a basso costo, puntando sull’informazione e sulla formazione di un consumatore consapevole che sia disposto a pagare un premium price nel quale sia compreso il benessere sociale proprio, e delle generazioni che verranno, e che riconosca gli sforzi fatti dalla filiera in tema di sostenibilità etica ed ambientale”.
Retail & Horeca: dall’effetto stock al calo drastico dei consumi
La campagna 2020 è stata caratterizzata dalla difficile situazione degli stock di magazzino, praticamente azzerati per i formati retail a causa dell’incremento dei consumi domestici iniziato con il periodo del lockdown e proseguito anche successivamente. Alla luce delle produzioni ottenute quest’anno, sarà molto difficile, per queste tipologie di produzioni, arrivare a congiuntura.
Diverso lo scenario per il canale Horeca (bar, ristoranti, alberghi), che assorbe circa 1/3 della produzione di derivati del pomodoro che, nei mesi di emergenza sanitaria, ha registrato un crollo netto delle vendite legato alla chiusura dei canali di consumo fuori casa sia in Italia, che sui mercati esteri, con effetti negativi che continuano ancora oggi, anche tenendo conto dell’attuale evoluzione epidemiologica e normativa. In entrambi i casi si tratta, comunque, di una situazione straordinaria, legata all’evento pandemico, che non può essere in alcun modo considerata strutturale.
Focus sul Nord Italia, Rabboni: “Rispettata la programmazione produttiva”
C’è soddisfazione nella filiera del Nord Italia per quello che è stato l’andamento complessivo della campagna 2020 visto che i 2,74 milioni di tonnellate lavorate rappresentano il 95% di quanto era stato contrattato ad inizio campagna, un ottimo valore, considerate le incertezze di inizio stagione con il diffondersi della pandemia Covid e la successiva necessità di affrontare alcune anomalie climatiche che avevano portato ad una concentrazione della maturazione del prodotto in campo.
“I dati – commenta Tiberio Rabboni, presidente dell’Oi Pomodoro da industria del Nord Italia – dimostrano che è stata rispettata la programmazione produttiva che Op (Organizzazioni di produttori) e imprese di trasformazione avevano concordato ad inizio anno in risposta alle esigenze di mercato. Le parti hanno affidato all’Oi la verifica del rispetto degli impegni sia per le superfici, che sono state di 37.071 ettari nel Nord Italia, che per i quantitativi di materia prima consegnata. C’è molta soddisfazione per un risultato in linea con le aspettative contrattuali, nonostante le complicazioni determinate dalle anomalie climatiche di fine luglio a dimostrazione di come la programmazione produttiva, attuata in accordo delle parti, sia a vantaggio di tutti. Si è inoltre dimostrata, ancora una volta, la capacità dalla filiera organizzata nella Oi di offrire alle aziende agricole danneggiate dalle anomalie climatiche e da nuove fitopatie, concrete reti protettive di tutela del reddito”.
L’andamento della campagna 2020 al Nord Italia
La campagna nel Nord Italia è iniziata con buoni auspici vista la sottoscrizione, già a febbraio, dell’Accordo quadro con prezzo di riferimento per il pomodoro da industria del Nord Italia per il 2020, ad 88 euro la tonnellata, compresi i servizi, in aumento rispetto agli 87 euro del 2019.
La base 100 era, invece, stata spostata da 4,95 a 4,90 gradi brix per avvicinarla alla media reale del territorio.
Dopo una primavera positiva, che ha permesso di rispettare i programmi di trapianto, la situazione si è poi complicata per l’andamento climatico che, con il perdurare delle alte temperature di fine luglio, ha sottoposto il pomodoro nei campi a condizioni estreme causando la maturazione in contemporanea della materia prima la cui raccolta era programmata su più settimane. L’Oi ha prontamente chiesto al Ministero delle Politiche agricole, in questo poi supportata da Op e Regioni, l’attivazione della misura per la mancata raccolta previsti dall’Ocm ortofrutticola per sostenere il reddito delle aziende agricole in difficoltà per sovra maturazione. Al termine della ricognizione si è attestato che la misura è stata attivata su circa 200 ettari. Anche a causa di questo fenomeno la raccolta si è conclusa precocemente, terminando circa una settimana prima rispetto alla media degli altri anni.
La produzione in campo è stata caratterizzata da alte rese, 74 tonnellate per ettaro, al confronto di una media quinquennale di circa 70 tonnellate per ettaro. Buona anche la qualità come testimonia il grado brix di 4,82, superiore alla media. Ottime rese si sono registrate anche per la coltivazione biologica, grazie ad un andamento meteo climatico che non ha determinato significative problematiche fitosanitarie.