Agricoltura biodinamica, per Massimo Biondi è un valore aggiunto per settore primario, ambiente e persone

Lucia Betti

DALLA REDAZIONE – L’azienda di Massimo Biondi è biodinamica certificata “Verdèa” e interamente frutticola: 23 ettari coltivati a pesco e nettarine (circa 6 ettari e mezzo); albicocco (circa 4 ettari); pero (circa 4 ettari, coperti monofila con rete antinsetto); susino (circa un ettaro e mezzo); ciliegio (circa un ettaro coperto); vigneto (circa due ettari); cachi (circa un ettaro e mezzo). 

Si trova nel cesenate, nella fascia a sud della via Emilia pedecollinare fra Diegaro e San Vittore.

Negli anni ha diversificato le tipologie per allungare il periodo di raccolta e poter dare continuità lavorativa alla sua manodopera essendo l’azienda gestita con operai, a garanzia di professionalità e specializzazione del personale e dell’azienda stessa. A febbraio-marzo si ipotizzava una stagione precoce con aspettative promettenti. Il ritorno del freddo fino alla gelata tardiva del 4 aprile, per il terzo anno consecutivo ha colpito a microzone. Ne hanno risentito le albicocche, delle quali Biondi ha salvato solo mezzo raccolto, e una parte di pesche e nettarine. Successivamente a fare le spese del maltempo sono state le ciliegie che, pur coperte con antipioggia e antinsetto, per il 60-70 per cento si sono spaccate e marcite per il freddo e le piogge intense di maggio che hanno raggiunto i 400 mm in un mese, quantitativo che cade in genere in sei mesi. 

Per le pere si prevedono quantitativi inferiori al 2021. “Io le ho – dice Biondi -, ma nel modenese e ferrarese non ce ne sono e si stima che verrà conferito solo un terzo del potenziale di produzione: pochi fiori per il caldo torrido di anno scorso, il gelo e poi l’eccessiva cascola per la pioggia di aprile e maggio le cause”.

Al momento nelle drupacee si riscontra una discreta qualità: “Sono buone, dolci, le cose vanno abbastanza bene – afferma Biondi -. Le drupacee vogliono il sole e il caldo”. 

Le eccessive piogge e l’umidità comportano la moltiplicazione delle operazioni: “Siamo intervenuti almeno il doppio di volte per difendere la frutta dai funghi vari (monilia, botrite e ticchiolatura) e non è ancora finita. Per fermare funghi e batteriosi possiamo utilizzare polvere di roccia, propoli, zeolite cubana, zolfo e polvere di aglio ed è difficile raggiungere l’obiettivo – spiega Biondi -. Facciamo il trattamento in prevenzione, ma ogni volta che piove troppo occorre trattare più spesso anche dopo la pioggia”. 

Biondi: “Le congiunture influiscono nel paniere della spesa degli italiani e il serio problema della liquidità è a casa di tutti”

Mancano i consumi. Per il secondo anno consecutivo il biologico registra una battuta di arresto nelle vendite con circa un calo del 10%, mentre fino al 2020, per dieci anni, ha registrato un trend di acquisti in continua crescita. “Le congiunture influiscono nel paniere della spesa degli italiani e il serio problema della liquidità è a casa di tutti – afferma Biondi -. Mettiamoci anche le alluvioni e si vedranno rincari nei prezzi finali fra i più alti della storia dell’ortofrutta, in particolare per cipolle e patate, meloni e cocomeri e potranno aggiungersi anche le pere visto che se ne prevedono ancora meno del nefasto 2021”. 

Mentre il bio registra una battuta d’arresto nelle vendite nei supermercati, Apofruit ha avviato negli ultimi due anni una sessantina di “isole Almaverde Bio”: referenze fresche e sfuse all’interno delle aree ortofrutta degli Iper della “Grande i”, gli ipermercati che si contraddistinguono per l’elevata qualità dei prodotti freschi, il vasto assortimento, oltre all’estrema cura delle aree di vendita.

“In queste isole ci sono le referenze fresche bio di tutti i 12 mesi dell’anno e per ogni referenza diverse varietà – spiega Biondi -. Si basano su freschezza, costanza di qualità e di referenze. Sono ben gestite, bilanciate e ci sono sempre alcuni operatori per il controllo qualità e per le iniziative di promozione che non si basano su elementi estetici, ma sono azioni che fanno bene al sistema, al bio e all’ambiente”. Nel 2022 queste isole hanno realizzato un +20% di media di vendita quindi verrebbe da pensare che il problema non sia del bio e i consumatori che sanno cosa vuol dire bio, lo acquistano: forse c’è chi non ci crede abbastanza, imponendo e proponendo poche referenze e alte esigenze per il confezionamento. Apofruit con Canova, il network del biologico, ha registrato una crescita costante e in un anno di grande difficoltà di isole ne sono state aperte 15. “Si tratta di un bel progetto che elimina il packaging, il giro di freschezza è migliore e il prezzo finale è più basso – spiega Biondi -. In questi anni molto particolari i problemi sono a casa di tutti: questa è una riposta buona a casa di tutti”. 

“La biodinamica a mio parere è l’unico modo di fare biologico – afferma Biondi -, la prende da più lontano, ma si crea veramente un’azienda con le difese immunitarie, con sostanze organiche di qualità. Al di là di essere certificato Demeter, per me fare biodinamico è un valore in più: fare biologico senza pratiche biodinamiche è limitativo”. La biodinamica non fa differenza fra cosa c’è sopra al suolo, tutto ruota attorno al terreno, all’humus: Biondi spiega che si utilizzano pratiche agronomiche per vitalizzare colonie di microrganismi e batteri buoni che creano un volano di energia e di fertilità: il terreno è più scuro, più soffice, le piante stanno sempre meglio. “È un processo che richiede alcuni anni – specifica Biondi -. Certo non spariscono i problemi, però si produce meglio e con un valore aggiunto maggiore che deriva da un maggiore rispetto della natura e dell’ambiente”. 

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