Luglio 2016
Di fronte all’aumento di danni da fauna selvatica, anche all’interno del mondo agricolo emergono opinioni diverse. La Cia di Ravenna, con lo scopo di dare un contributo alla discussione anche all’interno del mondo agricolo stesso, ha affrontato l’argomento nel corso della Direzione di fine maggio.
Cia Ravenna, in questa occasione, ha approfondito il rapporto tra agricoltura, fauna ed attività venatoria partendo dall’analisi della normativa attuale basata sull’organizzazione degli Ambiti territoriali di caccia (Atc), le strutture territoriali a cui è affidato lo svolgimento delle attività di gestione faunistica e di organizzazione dell’esercizio venatorio in forma programmata nel territorio di competenza. Sono emersi alcuni fattori di rischio di tenuta dell’impianto dovuti ad un aumento generalizzato della fauna, ad una diminuzione consistente del numero di cacciatori e a un loro invecchiamento, ad una modesta possibilità di aumento degli introiti derivanti dalle tasse e dalle quote Atc.
La Direzione di Cia Ravenna, esaminando il contenuto della bozza regionale relativa ai danni provocati dalla fauna selvatica ed alle prevenzioni degli stessi, mette in evidenza l’inadeguatezza dell’applicazione del “de minimis” per il risarcimento dei danni, a maggior ragione se applicato anche ai fondi erogati dagli Atc. Non considera accettabile, poi, il mancato finanziamento del fondo destinato alle prevenzioni anche alla luce dell’obbligatorietà delle stesse per poter accedere al rimborso dei danni, con chiara assunzione da parte delle imprese agricole delle spese relative alle prevenzioni stesse. Inoltre, ritiene particolarmente complesse le modalità periziali sia in capo all’ente pubblico sia all’Atc. In merito ai piani di controllo e dei prelievi in deroga, la Direzione di Cia di Ravenna, considerato i notevoli danni provocati in particolare sulla frutta rossa e sull’uva, auspica una maggiore flessibilità e modalità operative che consentano un’effettiva efficacia degli interventi sulle specie faunistiche responsabili dei ripetuti ed ingenti danni.
La Direzione concorda con la presa di posizione del Tavolo Verde di Ravenna in merito all’accordo sulle colture in atto e sul principio della massima estensione dei prelievi consentiti nell’ambito del calendario venatorio senza ulteriori restrizioni.
La Direzione di Cia di Ravenna chiede, quindi, di mettere in atto strategie comuni con il mondo venatorio – tradizionale alleato – ed una forte presa di posizione politica nei confronti della Regione Emilia Romagna in merito all’istituzione di un fondo finalizzato alle prevenzioni; al riconoscimento agli Atc di maggiori autonomie gestionali; ad una semplificazione delle procedure e maggiore flessibilità per i piani di controllo e dei prelievi in deroga; alla massima estensione delle opportunità venatorie previste nell’ambito del calendario venatorio regionale. Mantenere un equilibrio fra la conservazione della fauna selvatica e la disciplina della caccia, che sia compatibile alle attività agricole, è un obiettivo ambizioso, ma solo perseguendolo è possibile contenere danni alle produzioni.
“Negli anni l’agricoltura è diventata meno impattante e sono tornate a proliferare tante specie selvatiche, in alcuni casi scomparse dal nostro territorio. Noi agricoltori siamo soddisfatti di questo – afferma Danilo Misirocchi, presidente Cia Ravenna – ma dobbiamo prestare attenzione alla nuova situazione che si è creata. L’aumento indiscriminato di esemplari di alcune specie fa sì che si crei uno squilibrio, con conseguenze sull’ambiente, sulle colture agricole e anche sui cittadini. I danni alle produzioni o agli allevamenti possono portare all’abbandono di colture di pregio, con effetti pesanti sull’indotto agricolo: occupazione, servizi, artigianato, industria e commercio. Dobbiamo cercare strade adeguate per evitare tutto ciò”.