Al di là dei dati l’agricoltura attrae i giovani

giovani agricoltori

Claudio Ferri

Alla base delle motivazioni che portano i giovani a calpestare la terra con la veste di imprenditore agricolo c’è sicuramente tanto entusiasmo e una piccola dose di incoscienza.
Intendiamoci, quella sana, quella che serve per buttarsi a capofitto in una avventura imprenditoriale che più di altre riserva incognite di reddito, ma che sicuramente appaga il desiderio di libertà, la voglia di restare a contatto con l’ambiente e soprattutto lontani da ritmi di vita troppo intensi, spesso vissuti con disagio.

Le storie che raccontiamo in questo numero di Agrimpresa hanno in molti casi questo comune denominatore, che non deve essere scambiato per una fuga da una situazione opprimente, ma è un sentimento reale di condivisione dei valori contadini che si coniuga con la passione per le attività agricole.

Sono, quelle che trovate nelle pagine del giornale, esperienze raccontate da giovani che hanno ‘preso possesso’ di terreni altrimenti non coltivati, ma ci sono anche ‘under 40’ che danno continuità d’impresa a lunghe tradizioni di famiglie contadine. La passione è un grande propulsore che si coniuga con la consapevolezza che “tutti devono mangiare e che il mondo non può fare a meno di chi coltiva derrate alimentari”. Che devono essere remunerate.

C’è chi aveva una ottima posizione nel settore ceramico e chi viveva nel mondo scintillante della moda, ma anche chi è nato in fattoria e ha voluto seguire le orme di padri e nonni: hanno punti di partenza diversi, certo, ma li accomuna la voglia di fare impresa, grazie anche alle provvidenze messe a disposizione dal Piano regionale di sviluppo rurale.

I dati statistici indicano un aumento delle giovani imprese, elementi che confortano e che fanno presupporre una continuità produttiva ed un rinnovamento del settore.
Il ricambio generazionale è importante e va accompagnato da disposizioni in grado di facilitarlo, ma vanno anche incentivati i giovani che si avvicinano per la prima volta al mondo rurale.

Sono percorsi lenti, ma l’agricoltura c’è abituata.

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