Lucia Betti
COTIGNOLA (Ravenna) – Senza dubbio i ventoloni, come gli altri impianti antibrina per la prevenzione dei danni causati da gelate primaverili, funzionano. Salvano il lavoro dell’azienda e dell’agricoltore e anche il lavoro dell’indotto, da quello delle strutture di lavorazione a quello delle aziende di trasformazione: salvano il raccolto, il lavoro, garantiscono la disponibilità dei prodotti locali sulle nostre tavole, il cibo.
Ne sono convinti gli agricoltori intervistati, Alessandro Patuelli (Cotignola, Ra) e Mirco Carloni (Faenza, Ra), pur con qualche distinguo. Ci sono gelate e gelate. Per gelate come quelle del 2020, con temperature di molti gradi sotto lo zero già intorno alle 21, per diverse ore di seguito fino al mattino e senza tetto termico, seppur ripetutesi per un numero limitato di giorni, c’è poco o nulla da fare con la difesa attiva. Per gelate come quella del 2021 gli impianti, in azione per 23/25 notti su circa 48 a seconda delle zone, hanno fatto, e fanno, la differenza: si è salvato mediamente l’80-90% dei raccolti.
Il raccolto, dunque, è una sicurezza per tutti. Come ricordano Patuelli e Carloni, basti pensare alle stime dei sindacati che hanno indicato in 65 mila le giornate di lavoro perse a causa delle gelate nel solo settore della lavorazione. Sono già comunque impattanti e mettono in evidenza la necessità di sistemi di difesa attiva che tutelino, non solo l’azienda agricola, ma tutto il sistema, perché può essere compromessa, dalle conseguenze delle gelate, l’economia di una regione.
Mirco Carloni nel 1988 ha installato il primo ventolone e altri tre intorno al 2000. Tre sono in un podere di circa 15 ettari dove coltiva susini, peschi, albicocchi e uno in un terreno di due ettari dove coltiva actinidia. Nel 2022 ha sostituito un ventolone nel podere di 15 ettari, accedendo al bando regionale che riconosce un contributo del 70% alle aziende agricole che realizzano l’investimento.
“A parte nel 2020, hanno sempre funzionato bene e danno una buona mano – afferma Mirco Carloni -. Il nuovo ventolone è automatico, se ne può programmare l’accensione e lo spegnimento, ma in genere la notte si sta in campo a controllare che tutto prosegua per il meglio: se cambia il vento e aumenta di molto c’è il rischio che si spacchino le eliche, quindi, è necessario spegnerli e bisogna essere lì. L’anno scorso sono stato in campo a controllarli per 25 notti. In presenza di tetto termico, essendo alti circa dieci metri, i ventoloni riescono a far girare l’aria dall’alto al basso andando ad alzare di un paio di gradi la temperatura più fredda: se, per esempio, è -5 si può arrivare ad ‘alzarla’ a -3. Le piante ad oggi sono avanti, ma non è detto che arrivino gelate come negli ultimi due anni. Nei dieci anni prima di questi due eventi li abbiamo usati qualche volta”.
Alessandro Patuelli dei circa 20 ettari coltivati, sempre assicurati, ne ha sette dedicati all’actinidia con anche impianto antibrina sotto chioma e nel 2021, attivo 23 notti su 48, ha salvato il cento per cento del raccolto, mentre nel 2020, causa guasto e tipologia di gelata, niente kiwi.
Nella restante superficie, Patuelli era orientato all’installazione di due ventoloni, considerando anche il contributo messo a disposizione dalla Regione con i bandi dedicati.
Acquisiti i preventivi e avviate le pratiche, “tristemente”, ha sospeso il progetto e non per i costi, seppur importanti. La pratica per l’installazione dei ventoloni è come quella necessaria per costruire una casa o un capannone, occorrono numerosi documenti e due sono particolarmente complicati per la collocazione dell’azienda: la valutazione dell’impatto acustico e l’autorizzazione paesaggistica.
“La mia azienda potrebbe essere un caso da studiare per capire se possono essere superati alcuni ostacoli per l’installazione dei ventoloni in situazioni simili: devono essere collocati a 200 metri da altre abitazioni; a 150 metri da corsi d’acqua e vicino al mio terreno passa un canale di scolo considerato via fluviale; a 30 metri dalla Strada provinciale per non ledere l’aspetto visivo. Praticamente, potrei collocarli dalla parte opposta a dove servono per svolgere la loro funzione, quindi, non me ne faccio niente”.
Le regole servono, i bandi per l’incentivazione dei ventoloni sono considerati positivamente, ma occorre approfondire certi aspetti per evitare il rischio che solo alcuni possano installarli, vanificandone in parte l’obiettivo.
Ad esempio, potrebbe essere utile studiare una deroga per il limite acustico consentito dalle 23 alle 6 del mattino riferita al periodo dell’anno in cui è probabile che questi strumenti vengano utilizzati, per il bene di tutti.