Erika Angelini
BENTIVOGLIO (Bologna) – Non ci sono dubbi: la salute passa dal cibo sano e di qualità prodotto dagli agricoltori italiani. Una certezza, ormai riconosciuta dal mondo scientifico, che diventa una vera e propria ricetta di longevità se si aggiungono movimento, sport e, naturalmente, la prevenzione.
Tutto questo è stato più volte ribadito dai relatori del convegno “La buona salute inizia in campo – Sana nutrizione, corretti stili di vita e screening a tutte le età”, organizzato da Donne in Campo Emilia Romagna in collaborazione con la Lilt – Lega Italiana Lotta ai Tumori presso il Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio (Bo) lo scorso 6 ottobre.
Un momento di riflessione non solo sul ruolo essenziale del mondo agricolo per la produzione di alimenti sani e sostenibili, ma anche sull’attenzione e la sensibilità sociale e ambientale delle imprenditrici agricole.
Il convegno è stato aperto dai saluti istituzionali di Giovanna Trombetti, direttrice del Museo che ha ospitato l’evento, Erika Ferranti, sindaca del Comune di Bentivoglio e Daniele Ara, assessore al Comune di Bologna con delega ad Agricoltura e Scuola.
A seguire Miriana Onofri, presidentessa di Donne in Campo ha detto: “Le donne imprenditrici agricole hanno un ruolo essenziale nella tutela della salute e dell’ambiente: siamo produttrici virtuose di biodiversità, biologico e custodi del territorio dalla collina alla pianura. Attraverso le fattorie didattiche, cooperative sociali e agriturismi ci occupiamo di educazione alimentare e sostegno al tessuto sociale nei nostri territori. Per questo ruolo attivo di salvaguardia delle persone e della salute abbiamo attivato, ormai da qualche anno, una collaborazione con la Lilt che prevede momenti divulgativi per informare la collettività sull’importanza di una prevenzione che inizia proprio dalla sana nutrizione”.
L’evento è stato organizzato da Donne in Campo – Cia Emilia Romagna in collaborazione con la Lilt al Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio
Dei progetti di screening preventivo ha parlato il dott. Francesco Domenico Rivelli, presidente della Lilt di Bologna: “La prevenzione salva delle vite, soprattutto tra le persone più giovani, sotto i 45 anni, che tendono a non partecipare ai diversi screening proposti gratuitamente. Percorsi che possono salvare la vita, basti pensare che l’incidenza dei tumori è in crescita ma la mortalità e in calo costante, proprio perché con la diagnosi precoce si riesce a scoprire e curare la malattia. Ovviamente occorre anche evitare comportamenti che potrebbero dare origine alle patologie tumorali come l’uso di fumo e alcol, la sedentarietà ma anche l’eccesso di cibi grassi e di sale. Comportamenti che sono diffusi, purtroppo, nei più giovani anche a causa dell’utilizzo giornaliero dei dispositivi elettronici”.
Opinione ampiamente condivisa anche dagli altri due esperti presenti, il dott. Antonio Maestri, direttore del dipartimento Oncologico dell’Ausl di Bologna che ha detto: “Per tenere basso il microbiota ed evitare le modificazioni metaboliche che portano al tumore occorre limitare le proteine animali e preferire quelle vegetali. Anche l’attività fisica è fondamentale per aspirare alla longevità che significa non solo vivere a lungo ma vivere in salute per molti anni”. Anche Giulio Marchesini, professore di Scienze dietetiche dell’Unibo ha ribadito: “Il campo e ciò che si coltiva è la prima forma di prevenzione non solo per la salute ma anche per l’ambiente che ci circonda, perché l’agricoltura è l’unica attività capace di assorbire CO2 dall’atmosfera”.
Dopo i saluti di Pierino Liverani, presidente regionale Anp, Martina Codeluppi, presidentessa regionale di Agia e la testimonianza di Elisa Maraldi, dell’agriturismo Casa Molinari di Bertinoro (FC) le conclusioni sono state affidate a Valeria Villani, vicepresidente di Cia Emilia Romagna. “L’agricoltura italiana fa prevenzione perché produciamo seguendo regole rigidissime che evitano la presenza di sostanze dannose nelle colture. Fa male, però, vedere che poi molti prodotti vengono importati da Paesi dove queste regole non vengono seguite per finire sugli scaffali dei supermercati ed essere venduti a basso costo. L’agricoltura e gli agricoltori non possono “sopravvivere” in un sistema dove il prezzo è più importante di ciò che arriva nel piatto e dunque della salute. Credo sia necessario un forte cambiamento culturale a tutti livelli, dalla politica ai consumatori, per iniziare a considerare la nostra agricoltura come un bene collettivo di prevenzione, che può anche portare a un risparmio per il nostro sistema sanitario”.