Alessandra Giovannini
I prodotti dal campo alla tavola garantiti dagli agricoltori
Mangiare sano rispettando la filiera corta, pur restando a casa. Nonostante tutto. Azzerare le distanze tra il campo e la tavola per consentire a chiunque, anche in questo momento di grande emergenza per il Paese, di acquistare e consumare i prodotti genuini della terra.
È con questo spirito che le aziende agricole associate a Cia-Agricoltori Italiani stanno consentendo, soprattutto ad anziani e soggetti a rischio, di non privarsi dei prodotti tipici del territorio, frutto del lavoro incessante degli agricoltori italiani. Grazie anche alla collaborazione con le associazioni Donne in Campo, Agia, Anp, La Spesa in Campagna e Turismo Verde, oggi è possibile entrare nel portale iprodottidalcampoallatavola.cia.it, individuare la regione d’interesse, l’azienda più vicina e scegliere le materie prime di stagione o i prodotti che gli agricoltori consegneranno a domicilio nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie previste dal governo. Infine, per garantire i consumatori ed evitare le truffe, al momento dell’acquisto, è consegnata una parola d’ordine da utilizzare al ricevimento della spesa. Dunque, a domicilio, prodotti freschi, ma anche piatti pronti preparati dagli Agrichef delle Aziende agrituristiche, fiori recisi ed in vaso, piantine aromatiche e piante ornamentali per abbellire e colorare le case ed i balconi in questo inizio di primavera anomalo a causa dell’emergenza Coronavirus. Un’opportunità in più, quella dei prodotti che arrivano nelle case direttamente dal campo, che oggi ha anche un valore sociale.
Il parere dei produttori
Tutti sono concordi su due aspetti. Il servizio a domicilio ha un grande successo, aiuta a mantenere il contatto, il ricordo con i clienti abituali, è un modo per aggiungere nuovi nominativi ma, soprattutto, è una grande opportunità per dare sollievo, anche se per poco tempo, e con tutte le restrizioni dettate dalle necessità igienico sanitarie del momento, a persone che sono costrette alla solitudine nelle pareti della propria abitazione. È un coro unanime di opinioni quello che abbiamo raccolto intervistando alcune delle aziende emiliano romagnole coinvolte nell’iniziativa organizzata dalla Cia-Agricoltori Italiani. “La cosa più bella – racconta Giulia Ventura dell’Agriturismo Corte dell’Abbadessa di San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna – è l’educazione e la gentilezza che incontriamo nelle persone che ci chiamano. C’è sempre una parola di ringraziamento per quello che facciamo e un sorriso in più, forse perché c’è più tempo. Ad aprirci la porta sono le famiglie ma anche alcuni giovani che desiderano qualcosa di diverso e non vogliono cucinare”. Una realtà enogastronomica che si è dovuta reiventare in occasione del Covid-19. “Siamo un ristorante – continua Giulia Ventura – ma ci siamo dovuti riconvertire e, adesso, la pasta fatta in casa e i sughi pronti li portiamo noi. Abbiamo iniziato per non farci dimenticare e per rimanere accanto ai nostri abituali clienti, ma il successo e le soddisfazioni che da questa esperienza stiamo ricevendo, ci hanno fatto decidere di allargare le proposte di vendita ai prodotti del nostro orto e, soprattutto, di continuare questo servizio anche dopo l’emergenza”.
Successo inaspettato anche per Alice Bucci e per il marito Pierpaolo Mirri del birrificio Claterna di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. “Stiamo andando molto bene –, precisa Alice Bucci – non avremmo mai pensato di ricevere una decina di richieste al giorno per una cassetta di birra, e nel weekend i numeri aumentano. Un prodotto non certo di prima necessità, ma le persone, e non solo i giovani, si vogliono togliere qualche vizio anche durante questo periodo. Un’opportunità per i nostri clienti che, sicuramente, garantiremo anche in futuro”.
E parole positive anche da Catia Casali dell’Azienda agricola Podere Vecciano di Coriano, in provincia di Rimini. “La nostra – racconta Catia Casali – è un’azienda che ha trent’anni e abbiamo sempre coccolato la clientela. Ci sono persone che vengono da noi da anni a prendere il nostro vino, adesso andiamo noi da loro, è un modo anche per ringraziarli. Il servizio a domicilio l’abbiamo sempre fatto ma ad alberghi e ristoranti, non certo ai privati. Oggi accontentiamo la famiglia ma anche le persone sole, soprattutto anziani, che hanno piacere di avere a tavola un bicchiere di vino. È un’esperienza che ci sta dando tanto, abbiamo scoperto che possiamo aiutare le persone anche in questo modo e continueremo anche dopo il Coronavirus”.
Dunque, piatti pronti, birra e vino ma anche comode cassette di ortofrutta. “Riceviamo almeno 10 ordini al giorno – dice Elisa Maraldi dell’azienda agricola di Bertinoro -, e sicuramente i numeri sarebbero più alti se avessimo più prodotti nell’orto. A noi si rivolgono le famiglie ma anche i giovani, direi dai trent’anni, e tutti adesso attendono la produzione primaverile di frutta e verdura rallentata per il freddo”. Un’altra esperienza che regala emozioni. “Quando usciamo – dice ancora Elisa Maraldi – l’atmosfera non è bella. È difficile, manca il contatto, c’è paura ma quando le persone ci vedono sull’uscio di casa, anche se con le mascherine e i guanti, si allarga un sorriso. Quello che facciamo è apprezzato, e non solo per il servizio che proponiamo”.
A Villa Minozzo in provincia di Reggio Emilia c’è Monica Canovi che vende farine di grano tenero, di farro, brillato, di mais. Prodotti che, in tempo di Coronavirus, hanno un grande successo. “Sì – conferma Monica Canovi -, le persone in casa non hanno mai fatto tanto pane, pizze e dolci come in questi giorni. Prima servivo negozi e qualche persona del vicinato, oggi le consegne sono aumentate”.
Chi ha approfittato, invece, di questi giorni per riordinare l’azienda e la stalla è Stefano Colli dell’azienda agricola La Taverna di Fontanelice nella Vallata del Santerno. “Ho dedicato tempo ai lavori ma qualche consegna la sto facendo. Portiamo al cliente medio, che va dai 30 ai 50 anni, soprattutto tisane, infiorescenze, birra e miele, tutto alla canapa, qualche uova e ho richieste per l’agnello di Pasqua”.
Anche Giuseppe Pedroni dell’Azienda agrituristica di Nonatola che segue un’acetaia e un’osteria di antiche tradizioni, si è impegnato di più nella propria azienda. “Ho approfittato del momento – dice Giuseppe Pedroni – per portare a termine alcuni lavori e ho risposto alle richieste di aceto balsamico del nostro territorio, da clienti dell’Italia, degli Stati Uniti e del nord Europa ma adesso mi voglio dedicare, oltre che alla vendita on-line, anche a questa nuova opportunità”. Cambiano le prospettive. “Fino ad ora – precisa Pedroni – mi sono rivolto a persone che stanno molto lontano, da oggi in poi devo pensare anche a chi mi è molto vicino. La situazione? Il mio trisnonno ha superato la prima guerra mondiale, mio bisnonno la seconda, io spero di cavarmela in questa terza”.
Cosa si consuma in periodo di Coronavirus
Il Covid-19 ha cambiato le abitudini e ridisegnato i consumi degli italiani. Il nuovo carello della spesa è descritto dai dati rilevati dall’Ufficio studi Coop, secondo cui in totale, dal 24 febbraio al 23 marzo, le vendite hanno fatto registrare in media un +11,3%, in rallentamento nelle ultime due settimane, nel confronto con un anno fa. Finito il tempo delle scorte, rallentano gli acquisti di pasta e riso. È, invece, boom per farina e lievito di birra che raggiungono rispettivamente, sempre nelle ultime due settimane, un +205% e un +203%. In crescita anche le uova con +58% mentre non si rinuncia a comprare carni bianche e rosse (+20% in media nell’ intero periodo), ortofrutta (+16%), mentre non convince il pesce, con le vendite al -8%. Ancora più nel dettaglio il borsino realizzato da Ismea. Partendo dalle carni, il comparto avicunicolo sta registrando un aumento degli acquisti ma è stato favorito da una domanda che, fin dall’inizio, lo ha privilegiato rispetto alle altri carni, con il coniglio in primis. Diverso l’andamento del comparto bovino che non riesce a soddisfare la domanda dei consumi domestici. Nella filiera suinicola la produzione cala del 20% per la chiusura dei macelli ma anche della ristorazione collettiva pubblica. Nel settore lattiero caseario, la situazione è particolarmente critica per formaggi e latte freschi, la cui breve conservazione si scontra con le difficoltà logistiche e distributive e con l’assenza di domanda di esercizi pubblici. Nell’arco delle prime quattro settimane di emergenza da Coronavirus, prendendo a campione 2.947 negozi, le elaborazioni Iri evidenziano che le vendite a valore per l’ortofrutta in Italia sono cresciute del 6% nella settimana 8 del 2020, del 7,9% nella nona e del 7,8% nella decima. Un settore, però, che dovrà presto fare i conti con la carenza di lavoratori stranieri e i problemi relativi al trasporto su gomma. Sul settore vitivinicolo pesa molto il fermo dei locali pubblici, mentre non si registrano difficoltà per l’olio di oliva.
Dove si acquista in periodo di Coronavirus
In Italia, nell’undicesima settimana del 2020, è cresciuto del 14,6% il valore delle vendite a largo consumo confezionato, rispetto alla stessa settimana dello scorso anno. A rivelarlo, le elaborazioni Iri su un campione di 10.667 negozi. A livello di format distributivo, discount e piccoli dettaglianti hanno mostrato il maggiore incremento, rispettivamente 27,8 e 41,3%. Perdono terreno gli ipermercati, che mostrano una flessione dell’8,3% e i punti vendita specializzati nella casa/persona, con un calo del 10,4%. Nelle quattro settimane di emergenza, l’on-line raggiunge quasi l’80% di incremento sull’anno precedente, raddoppiando il trend già positivo di canale. Grande successo per le vendite con consegna a domicilio di cibo e generi alimentari che aiutano a mantenere contatti più ravvicinati con i propri clienti e a conoscerne di nuovi, anche se con le dovute cautele e disposizioni governative.