Marzo 2017
Alessandra Giovannini
CESENA – È un nuovo mercato e una possibilità che hanno i produttori. È il mercato dei frutti dimenticati.
Il Buco Incavato, la pesca di Massa Lombarda, la pera Mora della pianura e collina faentina e casolana, l’albicocca Tonda (Tondina) di Tossignano, l’albicocca Reale di Imola, la pesca bianca S. Anna Balducci di Imola, la ciliegia Corniola, la pesca Bella di Cesena, la prugna Vacaza Zabeo della zona di Forlì-Cesena.
Ad oggi sono iscritte al Repertorio regionale dei frutti antichi e dimenticati circa un’ottantina di varietà frutticole, ma c’è ancora tanto materiale genetico da catalogare. Sempre più negli ultimi anni è maturata la coscienza del valore della biodiversità, per arrestare l’erosione genetica e per cercare di recuperare il lavoro identitario, territoriale, dato soprattutto dalle antiche produzioni frutti-viticole. Un lavoro supportato dalle direttive europee, tradotte in normative nazionali, da cui sono derivati gli interventi legislativi regionali per gli imprenditori agricoli che hanno mantenuto in azienda o rimesso in coltura vecchie varietà.
La nascita dei mercati contadini e la conseguente incentivazione del consumo dei prodotti agricoli locali di antica tradizione ha, poi, accentuato anche nei consumatori, il desiderio di conoscere i sapori e i gusti del passato. “L’Emilia Romagna – precisa Claudio Buscaroli del Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali) – possiede un patrimonio ricchissimo e unico al mondo, a parte la Cina, per quanto riguarda in particolare le piante da frutto. Peccato perderlo anche perché questo potrebbe essere veramente una risorsa”. Mantenere e recuperare la diversità ma renderla unica e come tale divulgarne la bontà.
“Ciò che colpisce più di tutto in questi frutti antichi è il profumo e l’aroma, caratteristiche ormai sconosciute nelle cultivar più recenti, selezionate per un’agricoltura più produttiva ed industriale. Da poco sono state riscoperte anche dai grandi cuochi, che con queste produzioni elaborano piatti di rara bontà oltre a dedicare libri di ricette”.
Ma quali e quanti sono i costi per i produttori?
“Chi vende nei mercatini o fa vendita diretta ha il vantaggio di dare un prodotto fresco che non deve resistere troppi giorni per il trasporto. Sono in crescita i vivai dove è possibile acquistare le piantine e, in alcuni casi, la Regione ne ha anche distribuite gratuitamente. Sono spesso resistenti alle malattie più comuni e si progettano anche nuovi modelli di frutteti dove, l’utilizzo combinato di varietà con diversi tipi di resistenze, costituiscono delle barriere molto efficaci all’aggressione dei patogeni”. Una produzione che potrebbe coprire i mesi da giugno a settembre.
“Certo, la gestione potrebbe essere personalizzata. Ma attenzione, sull’onda di questo forte interesse in aumento da parte del consumatore dei frutti dimenticati, sta nascendo un mercato anche nella grande distribuzione. Sta anche ai piccoli produttori dare la pesca migliore”. E proporla nel modo migliore. “A Vignola, ad esempio, all’inizio di gennaio all’Istituto tecnico agrario “Lazzaro Spallanzani” abbiamo parlato, in collaborazione con il Comune e l’Università di Bologna, proprio del recupero e valorizzazione di varietà di frutta antica nel comprensorio vignolese. In quel territorio si possono trovare molti punti di vendita diretta della famosa ciliegia”. I
nsomma, i cambiamenti portano a scelte diverse, a mercati diversi. “Le aziende si devono ristrutturare, sta cambiando tutto. E questa può diventare un’opportunità”.



