Giugno 2017
Alessandra Giovannini
IMOLA – E-commerce, l’insieme delle attività di vendita e acquisto di prodotti effettuate tramite internet. La definizione del dizionario è chiara e dà anche l’impressione che sia tutto facile. Certo, acquistare su internet beni di largo consumo rispetto a fare la spesa nei nostri luoghi consueti presenta il vantaggio di risparmiare e, salvo errori, sorprese.
Problemi e difetti possono nascere dal costo e dai tempi di consegna. In Italia questa opportunità continua a crescere, anche se con meno slancio rispetto ad altri Paesi come America, Inghilterra e Francia. Se andiamo nello specifico, secondo l’Osservatorio e-commerce B2C, la vendita su internet nel comparto alimentare in Italia è di 519 milioni di euro, cioè lo 0,32% del totale acquisti del settore.
Dunque, ancora un fenomeno limitato e sicuramente inferiore ad altre tipologie come abbigliamento (5%), informatica ed elettronica di consumo (16%), turismo (29%). Anche se, come evidenziato in questi giorni durante il convegno Bioeuropa2017, i siti che vendono prodotti provenienti dall’agricoltura biologica sono cresciuti di oltre il 70%.
Tra le cause di criticità per la vendita on-line si nota che il consumatore non sempre ha a disposizione la possibilità di fare una spesa completa, in modo veloce, soddisfacente e con ampia offerta di prodotti. Portali allettanti con offerte e sconti sono, a volte, di difficile utilizzo. Tutto questo si complica se restringiamo ulteriormente l’interesse sull’ortofrutta. Variabilità qualitativa del prodotto, già difficile nel negozio fisico, diventa difficilissimo in quello virtuale. Può aiutarci a capire ancora di più la situazione il Monitor Ortofrutta 2016 di Agroter che ha analizzato, con la collaborazione di Toluna, le opinioni di mille consumatori digitalizzati e valutato quanto sia imminente l’acquisto on-line dell’ortofrutta fresca.
Il 42% degli intervistati dichiara che almeno una volta ha effettuato un acquisto on-line di “alimenti in generale”, a seguire ci sono gli integratori, i prodotti per lo sport ultra-specializzati, i nutraceutici per il proprio benessere e, con il 35%, il vino.
Passando all’ortofrutta, un consumatore digitalizzato su cinque dichiara un acquisto di frutta secca o essiccata su internet, a seguire frutta e verdura surgelata (14%), e al 13% frutta e verdura fresche che, insieme alla carne, rappresentano il fanalino di coda di tutti i prodotti analizzati. Alla domanda “quali tra i seguenti prodotti acquisterebbe on-line in futuro?”, il consumatore digitalizzato indica come prima scelta le noci, seguite da mix di frutta secca ed essiccata, frutta e verdure che non si trovano solitamente nel negozio (48%), patate (40%) e mele (36%), tra i pochi prodotti ortofrutticoli standardizzati e che, in proporzione, necessitano meno dell’attenzione dal vivo di tatto e vista. Difficili da acquistare fragole, pomodorini e frutti di bosco per i quali la scelta diretta si dimostra fondamentale mentre per banane, pere e meloni i problemi sono i livelli di maturazione.
Il futuro secondo l’analisi di Agroter?
Difficile e incerto ma, in qualche modo, possibilista. Insomma è quanto mai azzardato fare previsioni. E a supporto di questo le analisi redatte al termine dell’iniziativa organizzata da Cia Ravenna con il contributo della Camera di commercio di Ravenna che si è svolta il 16 dicembre a Bagnacavallo dal titolo E-commerce: dalla old economy alla new economy. In sostanza non ci sono conclusioni dal momento che il tema dell’e-commerce in agricoltura è quanto mai aperto. È un mondo ancora da esplorare e forse capace di premiare chi decide di conoscerlo. Fare previsioni è molto complicato anche per gli analisti del settore e gli stessi consumatori hanno caratteristiche ed esigenze nuove anche per quanto riguarda come, cosa e quando comprare. Di sicuro, però, non abbandoneranno del tutto i punti vendita fisici e saranno più esigenti oltre che per il rapporto qualità/prezzo anche per la facilitazione dei contatti umani, la professionalità e la gentilezza degli addetti alle vendite.
E chi l’e-commerce lo fa già cosa ne pensa?
“Per noi – racconta Fabio Minzolini enologo dell’Azienda Merlotta Imola, una società agricola con più di cinquant’anni di vendemmie alle spalle – rappresenta un servizio in più che forniamo ai clienti, già da oltre vent’anni. L’e-commerce serve a coprire quelle regioni che non serviamo direttamente. Non facciamo grandi affari ma, d’altre parte nessuno li fa nel settore agroalimentare. Il consumatore non può provare il prodotto come accade nell’abbigliamento e nell’informatica. Il vino non si può assaggiare. Nonostante tutto, però, noi continuiamo. Il costo iniziale è la pagina, la spesa per la gestione del canale di vendita è accessibile, sono tutti costi che si possono sostenere. La scommessa per il futuro è il web marketing e la gestione dei social network, facebook, linkedin, twitter, instagram. Tutti strumenti per veicolare potenziali clienti sull’e-commerce”.
Troppi termini inglesi? Abituatevi, il futuro della vendita è anche nell’utilizzo di nuove parole.