Il Moretto di Brisighella aspira al marchio comunitario Igp

Maggio 2015

Alessandra Giovannini

DALLA REDAZIONE – La Romagna si può vantare di una qualità unica e irripetibile di un ortaggio duro e brutto ma dal cuore tenero e dal sapore amaro, fresco e appetitoso: il carciofo Moretto di Brisighella.

Una varietà rustica della più conosciuta pianta importata dai Romani dalla Spagna e dall’Africa e arrivata sulle nostre tavole solo nel 1446. Il Moretto è una varietà rustica, probabilmente selezionata dall’uomo dai progenitori selvatici, moltiplicata per via vegetativa solo nel brisighellese, questo ha consentito di mantenere inalterati nel tempo aspetto e gusto.

L’ortaggio sarebbe stato involontariamente “battezzato” Moretto dalla madre del ristoratore Nerio Raccagni: Mia madre – racconta – diceva sempre che, così selvatico e difficile da pulire, perché ti forava le mani, era brutto, spinoso e cattivo proprio come me. Siccome il mio soprannome era Moretto, lo diventò anche il carciofo”. Diverse famiglie di agricoltori del brisighellese e del faentino coltivavano questa pianta, oggi prodotto di nicchia, già negli anni ‘40 e ‘50 del Novecento, come certificato da testimonianze orali raccolte dalla provincia di Ravenna. In passato la coltivazione era prettamente nelle scarpate vicino alle case di campagna, dove la massaia scaricava la cenere di camini e stufe a legna, ostacolando la presenza di roditori, ghiotti della pianta del carciofo.

“Dallo scorso anno, però, aggiunge Silvano Neri dell’Azienda I frutti di stagione di Brisighella che di carciofi Moretto ne possiede 30.000, questo ortaggio piace anche alla lumaca che non lo mangia ma, semplicemente, passa sopra alla foglia scolorendola con la sua bava. A parte questo, però, è una pianta facile da coltivare, un po’ impegnativa nella raccolta per colpa delle sue spine ma oggi particolarmente richiesta dal mercato, tanto che il prossimo anno voglio raddoppiare la coltivazione”.

Come ricorda il Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali) di Cesena la pianta si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti vegetativi basali, i carducci, che sono usati per la riproduzione. Colore violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide, sapore leggermente amaro ma fresco e appetitoso. Dal punto di vista agronomico predilige i terreni siliceo-argillosi tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole.
Questa varietà è coltivata da una trentina di produttori, per un totale di circa 5,00 ettari. Dal punto di vista economico, se consideriamo che ogni pianta produce in media 5 capolini i quali vengono valutati al prezzo medio di 0,30 euro ciascuno, si ottiene un valore per pianta pari a 1,50 euro, che genera una Plv di circa 15.000 euro/ha. Se consideriamo infine gli ettari coltivati, abbiamo una Plv complessiva pari a 75.000 euro/anno. E c’è anche chi vuole preservare il passato pensando al futuro. L’Azienda Agraria Sperimentale “M. Marani” di Ravenna ha, infatti, avviato un progetto comprensoriale per il recupero storico di questo prodotto e per la sua valorizzazione.

“Due sono gli obiettivi fino ad ora raggiunti – racconta Marisa Fontana, enologa che si occupa di biodiversità regionale. Un primo progetto terminato nel 2013, ha inteso caratterizzare dal punto di vista storico e morfologico il carciofo Moretto, e grazie a questo lavoro si è potuta ottenere l’iscrizione al Repertorio regionale della biodiversità e i produttori potranno accedere al Psr (Piano sviluppo rurale) per eventuali finanziamenti per la conservazione di questa varietà. Il secondo step degli studi sul Moretto, terminato nel 2014, ha riguardato la caratterizzazione organolettica in relazione all’ambiente di coltivazione. Questo approccio ha consentito di intravvedere una relazione tra caratteristiche gustative del Moretto e quantità di argilla presente nel suolo: questo carciofino spinoso è buono di per sé, ma alla componente genetica si aggiunge una forte vocazionalità dei suoli calanchivi di Brisighella. La prossima tappa dovrebbe consistere in una serie di studi finalizzati a richiedere il riconoscimento dell’Igp”.

A Brisighella, per il particolare clima e il terreno argilloso, il carciofo Moretto assume caratteristiche di colore e sapore uniche, che può essere consumato crudo e leggermente lessato, condito con sale e olio, in particolare con l’olio “Brisighello” con il quale si sposa molto bene.

“Noi li prepariamo proprio sott’olio – racconta Laura Farolfi produttrice brisighellese che di piante ne possiede 500 e produce 4.000 carciofi tutti raccolti per fare triti, ragù, marmellate -. E non solo. Con le parti di scarto che hanno aroma e profumo prepariamo un ottimo liquore e con le foglie mescolate a malto e luppolo dall’anno scorso proponiamo anche la birra”.

Per il suo altissimo contenuto di ferro è importante nella dieta degli anemici, aiuta le situazioni di difficoltà intestinale grazie al contenuto di cellulosa ed è utilizzato anche per i diabetici grazie al basso contenuto di zuccheri.

Ogni anno a Brisighella in primavera si svolge la Sagra del Carciofo Moretto, ottima occasione per assaggiare questo particolare prodotto in tutti i suoi possibili utilizzi.

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