Il Parmigiano segna il passo

Ottobre 2014

Gianni Verzelloni

REGGIO EMILIA – La recente riunione organizzata presso la Cia di Reggio Emilia (vedi a pag. 14) con la partecipazione di produttori di latte per il Parmigiano Reggiano provenienti dalle province emiliane del comprensorio di produzione, ha consentito di acquisire alcuni dati di conoscenza, sia per quanto riguarda il formaggio tipico stesso, sia per quanto riguarda la situazione più generale del comparto lattiero.

E non possiamo dire che ci siano buone notizie.

È il mercato europeo in questo momento ad essere ‘ingolfato’ di prodotto, ed in tutto il mondo c’è iper offerta. Guardiamo le ragioni: embargo russo sui prodotti lattiero caseari europei, ma anche residui di aumenti produttivi in alcuni Paesi che avevano consentito di ‘coprire’ l’improvvisa mancanza di prodotto neozelandese per la Cina. Ora però la Nuova Zelanda ha ripreso a produrre normalmente ed a inviare il prodotto nel grande Paese asiatico. Qui opera una cooperativa sola, che è oggi uno dei maggiori ‘player’ sul mercato mondiale. Però – lo ha sottolineato il presidente del Consorzio Giuseppe Alai – ormai si stanno affacciando ai mercati internazionali nuovi protagonisti: l’ultimo è l’India, che si presenta con una cooperativa che raggruppa 15 milioni di soci, che oggi hanno una media di poco più di due vacche a testa, ma se appena cominciano a svilupparsi sono in grado di ‘inondare’ di latte tutto il pianeta.

Ulteriore elemento l’ormai prossima fine delle quote. In vista del mercato europeo non più contingentato che scatterà dal primo aprile 2015, diversi Paesi dell’Ue stanno aumentando la propria produzione per presentarsi sul nuovo scenario con capacità competitiva; Francia e soprattutto l’Irlanda sembrano lanciatissime su questa prospettiva. Del resto, le Tendenze II trimestre 2014 di Ismea registrano che dopo quasi due anni di costante crescita, il mercato lattiero caseario nazionale ha mostrato, nel II trimestre 2014, un primo segnale di cedimento (-1,3% la flessione media dei prezzi all’origine rispetto ai primi tre mesi dell’anno),  a causa delle flessioni registrate dalle quotazioni dei formaggi grana. I costi degli allevamenti bovini e bufalini, al contrario, hanno continuato lievemente a salire nel II trimestre 2014, (+1,4% su base congiunturale), per effetto dei rialzi degli input energetici. Male sono andati i consumi domestici di latte (-5,3% in volume nei prime 5 mesi dell’anno), bene invece le esportazioni di formaggi e latticini che hanno ottenuto incassi superiori di quasi il 10% rispetto ai primi 4 mesi dello scorso anno.

Per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, sono significativi alcuni dati raccolti in vista dell’incontro dall’ex presidente della Cia reggiana Ivan Bertolini: il mercato è in diminuzione del 15-17% ed i prezzi sono passati da 9,12 euro/kg a gennaio,  a poco più di 7,50 (sono andati sotto, addirittura, appena dopo). La produzione è in aumento sia in numero di forme +0,4% che di peso + 0,1% (la tendenza prosegue, e l’aumento ha poi raggiunto lo 0,7%). Le giacenze su base annua giugno 2013/giugno 2014 del Parmigiano Reggiano 12 mesi segnano +5% e di quello 18 mesi +10,2%.

I consumi dei formaggi duri, secondo dati Nielsen, sono in diminuzione del 6,2% con Parmigiano Reggiano -2,2%, Grana Padano -10,7%, Trentingrana +16,9%, altri grana -4,9%. Per fortuna almeno l’export in pezzi continua ad avere un trend positivo: gen-apr 2014 +7,4% per circa 25.000 tonnellate. Per concludere, considerato però che il Grana Padano ha avuto una vera e propria “esplosione” produttiva (nell’ordine del 20% negli ultimi mesi), la prospettiva per i prossimi mesi è di una competizione su prezzi al ribasso.

Servono quindi come l’aria misure efficaci da parte del Consorzio e partecipazione convinta dei produttori per “salvare la baracca”.

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