Il pomodoro da industria brilla nel Distretto del nord

Raccolta-pomodoro

Claudio Ferri

Il presidente di Asipo, Pier Luigi Arata, definisce l’annata eccezionale “ma con prospettive povere”

PARMA – “Quest’anno il pomodoro è stato più rosso del solito. Nessun fraintendimento, sia chiaro, il colore brillante fa rima con l’annata che sarà ricordata perché qualità e volumi prodotti sono stati al di sopra delle aspettative. La logistica ha funzionato bene ed anche nei conferimenti non ci sono state ‘sbavature’”.

Sono parole di Pier Luigi Arata, imprenditore agricolo di San Polo di Podenzano (Pc) che da pochi mesi è al vertice di Asipo, la maggiore Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli specializzata nella produzione di pomodoro fresco destinato alla trasformazione industriale, una realtà che conta oltre 300 soci (per circa 8.000 ettari) con aziende nelle provincie emiliane, nel cremonese, nell’alessandrino, nel mantovano e veneto.

“Erano anni che non si vedeva un raccolto simile ed è da segnare sul calendario – conferma Arata -, con rese medie, per quel che riguarda i nostri produttori di pomodoro tonto a produzione integrata, di 822 quintali per ettaro ed un prezzo di 88,83 euro a tonnellata. Insomma, un risultato molto vicino al prezzo contrattato che prevede 92,00 euro a tonnellata riferito a un grado brix di 4,85. Con questo risultato, parliamo di una Produzione lorda vendibile, sempre media e per quanto riguarda la nostra base sociale, di 7.260 ad ettaro”.

PierLuigiArata Asipo

Arata: “Veniamo da una bella campagna ma con una prospettiva povera”

Asipo controlla e coordina il conferimento del pomodoro presso gli stabilimenti di trasformazione del piacentino (la maggior provincia produttrice), del parmense e della Lombardia, dell’alessandrino, Ferrara ed in alcune cooperative come Casalasco e Conserve Italia.
“Tra i nostri compiti – prosegue Arata -, c’è infatti quello di garantire le consegne del pomodoro rispettando i contratti ed i quantitativi giornalieri, coordinandoci al meglio con le strutture di trasformazione”.

Asipo, che vede alla direzione Michele Bertoli, è composta da figure amministrative e da un team di 14 tecnici coordinati da Davide Previati. Ottime le rese, anche quelle industriali, quindi decisamente più alte del previsto, con le aziende di trasformazione che hanno retto bene e che hanno ritirato quantitativi superiori a quelli stabiliti. “Questo – sottolinea Arata – anche grazie a particolari condizioni di mercato legate alla pandemia che hanno, di fatto, consentito di svuotare le scorte di magazzino degli stabilimenti produttivi”.

MicheleBertoli Asipo

Bertoli: “Si cerca di approfondire le opportunità nell’impiego di varietà resistenti alle fitopatie

L’andamento climatico ha favorito la coltura del pomodoro, altro dettaglio che ha contribuito al successo produttivo.
“Abbiamo ridotto l’uso dei fitofarmaci e, di conseguenza – spiega il direttore Bertoli -, il loro impiego è stato notevolmente inferiore rispetto a quello previsto dai disciplinari produttivi e non ci sono state particolari criticità in campo. Purtroppo per il prossimo anno prevediamo impennate nei costi di produzione, con aumenti del 30-40% su concimi, energia e materie plastiche, rincari che andranno ad incidere sui costi dell’azienda. Un aumento così elevato – aggiunge – non si era mai visto. Inoltre, per alcuni mezzi tecnici, come ad esempio le manichette per l’irrigazione, non c’è la certezza delle consegne nei tempi utili per la loro posa in previsione dei trapianti”.

Nel frattempo si guarda al nuovo contratto, quello che dovrà stabilire, tra produttori e industria, i prezzi ed i parametri per l’annata 2022.
“Difficilmente si potrà chiudere l’accordo entro l’anno – rileva Arata -, poi non riusciremo a riversare i costi su altri attori della filiera, veniamo da una bella campagna ma con una prospettiva povera”.

Nel settore emergono nuove tendenze produttive che riguardano principalmente la tipologia del pomodoro. “Oltre al tondo, che rappresenta il 90% della produzione – osserva ancora Bertoli –, sta facendo tendenza il prodotto ciliegino nelle varie colorazioni, molto apprezzato, ma rappresenta ancora una nicchia. Si cerca di approfondire le opportunità nell’impiego di varietà resistenti alle fitopatie e con meno esigenze idriche. Anche il pomodoro ‘lungo’, diffuso nel Mezzogiorno, ha qualche estimatore. Sono, tuttavia, sono principalmente le industrie che forniscono suggerimenti sulle varietà, in base al loro mercato di riferimento”.

In crescita anche il prodotto biologico che è aumentato in modo esponenziale e rappresenta ormai, in generale, il 10% della superficie coltivata in tutto il distretto con un aumento di circa il 20% rispetto al 2020. “Una percentuale che è in linea con quella di Asipo – sottolinea il direttore –, a riprova dell’impegno verso la sostenibilità nelle produzioni adottata dalle nostre imprese”.

L’associazione è in possesso di numerose certificazioni, l’ultima delle quali è l’Iscc Plus., che garantisce la sostenibilità della nostra produzione all’intera filiera. In tema di transizione ecologica l’Op si dichiara sensibile a questo processo. “Innanzitutto – dice Arata – perché lavoriamo in campagna e la vogliamo salvaguardare, ma la sostenibilità ambientale, è sempre importante ricordare, deve andare di pari passo con quella economica. Continueremo ad investire su tecniche e tecnologie improntate al risparmio idrico, che coincidono con un dispendio minore di energia. Poi – conclude Arata – i produttori in un’ottica di miglioramento e salubrità del prodotto, sono pronti per implementare il biologico o tecniche di coltivazione a basso residuo sempre più richieste dai consumatori”.

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