Il ruolo centrale dell’Emilia Romagna nel ‘primario’

Fini Cristiano

Cristiano Fini, presidente Cia Emilia Romagna

Distorsioni di mercato più o meno acutizzate dal Covid, patologie invasive che rendono sempre più difficile la coltivazione di ortofrutta, condizioni climatiche che impongono il cambio di ‘abitudini’ colturali. Oltre alla crisi economica generata dalla pandemia – che non ha risparmiato il settore agroalimentare in questo 2020 che sta per volgere a termine – le imprese agricole si stanno preparando per la seconda ondata del coronavirus nella consapevolezza che dovranno di nuovo stringere i denti.

Gli agriturismi e le piccole medie imprese, che si rivolgono al canale della ristorazione, stanno subendo importanti perdite, e purtroppo sono le stesse aziende che avevano già subito un duro contraccolpo durante la chiusura di primavera. Servono risorse che dovranno necessariamente essere mirate ed adeguate, soprattutto verso i settori e le imprese maggiormente danneggiate: gli aiuti distribuiti a pioggia rischiano di creare iniquità e distorsioni di mercato.

La pandemia ha fatto lievitare i costi economici e sociali e questa situazione non può gravare sui produttori agricoli. La filiera agroalimentare regge se ognuno fa la propria parte: l’agricoltore punta su criteri di salubrità e qualità delle materie prime, la Grande distribuzione acquista e rivende prodotti made in Italy, senza ribassi eccessivi o sottocosto che gravano sul produttore, il consumatore acquista in maniera consapevole, destinando maggiori risorse a beni di prima necessità come il cibo garantito dal punto di vista sanitario e qualitativo.

In questi mesi i cittadini hanno fruito maggiormente degli spazi aperti, luoghi percepiti come più sicuri, intravedendo nell’agricoltura e nelle sue strutture recettive maggiori opportunità ricreative: in una parola agricoltura sociale. Questo segmento incontra più bisogni. Quello dell’azienda agricola, che può diversificare la propria attività e trarne una fonte di reddito, quello dell’utente che può stare direttamente a contatto con la natura ed esercitare la propria manualità, ma coinvolge anche la pubblica amministrazione che riesce ad offrire un servizio qualificato a persone con specifiche esigenze.
La legge 141/2015 consente di normare l’attività sociale in agricoltura ed è un percorso che imprenditori agricoli e cooperative sociali stanno percorrendo al fine di rispondere alle esigenze di categorie disagiate: occorre crederci ed allargare l’offerta nel panorama regionale.

In un contesto difficile come questo le istituzioni devono supportare le imprese agricole. Credo che l’assessorato regionale all’Agricoltura stia svolgendo un ottimo lavoro di ascolto e proposta: penso a tutti i provvedimenti sul Covid, verso gli agriturismi ed il settore del vino. Importanti risorse arriveranno nel 2021 per risarcire i danni da cimice asiatica ad un settore martoriato come l’ortofrutta.
Penso anche al recente provvedimento che consente di dare continuità alla caccia al cinghiale al fine di contenere i danni e limitare il contagio da peste suina, dopo l’ingresso dell’Emilia Romagna in zona arancione. Abbiamo ancora tanto da fare, ma lo stiamo facendo insieme. E questo spirito collaborativo dovrà necessariamente accomunarci anche nella progettazione delle risorse del Next Generation Eu, ma ancor di più nel definire la programmazione della Pac che entrerà in vigore nel 2023 dopo il periodo transitorio 2021-2022. L’Emilia Romagna deve avere un ruolo centrale nell’agroalimentare, e sarà una regione trainante perché qui si lavora davvero in squadra.

Agrimpresa online - Registrazione: tribunale di Bologna n. 6773 del 2 marzo 1998 - email: agrimpresa@cia.it - tel. 0516314340
Direttore responsabile: Claudio Ferri - Presidente: Cristiano Fini - Editore: Agricoltura è vita scarl
via Bigari 5/2 - 40128 - Bologna - P.iva 01818021204

WhatsApp chat