In calo le aziende agricole ravennati

Gennaio 2016

Dai dati dell’ultimo censimento 2010 emerge per la provincia di Ravenna un forte calo del numero di aziende (-23,6%): da 11.738 (al censimento 2000) a 9.001, un andamento confermato anche a livello regionale e nazionale, con un contemporaneo aumento della dimensione media aziendale di circa il 30% da 10 a 13 ettari, a dimostrazione di come sia sempre più necessario, per lo sviluppo sostenibile anche dell’agricoltura ravennate, raggiungere un assestamento strutturale più solido.

Non a caso, mentre tutte le aziende con meno di 30 ettari di superficie utile (Sau) diminuiscono (meno 26,6% in termini di aziende -20,2% in termini di Sau) aumentano le aziende più grandi aventi dimensione superiore e che ora rappresentano più del 54% della Sau totale.

Il settore vitivinicolo: dall’inizio degli anni ‘90 lo squilibrio del mercato è stato ricondotto entro limiti decisamente più sostenibili e la tendenza dovrebbe confermarsi in futuro. In passato gli interventi comunitari nel settore vitivinicolo erano impostati soprattutto sulla riduzione del potenziale produttivo (mediante le misure di estirpazione e la limitazione dei nuovi impianti) e sul risanamento del mercato (tramite la distillazione). In una situazione come quella prevista per i prossimi anni, l’impegno si concentrerà principalmente sul miglioramento della competitività della produzione, sia sul mercato interno, sia su quello internazionale.
Ciò permetterà non soltanto di proseguire l’adeguamento qualitativo dell’offerta alla domanda, di accelerare il rinnovo dei vigneti e di razionalizzare le strutture produttive, ma anche di ammodernare la filiera vitivinicola a tutti i livelli, dall’imbottigliamento alla commercializzazione e al marketing, passando per l’adeguamento delle cantine, l’organizzazione dei produttori e la promozione, soprattutto su alcuni mercati esterni particolarmente promettenti. La superficie è rimasta stabile dal 2000 al 2015 con prezzi sostanzialmente stazionari e con un processo in corso di parziale riconversione varietale, non più per il solo trebbiano.

L’ortofrutta: dall’analisi dei dati è evidente la riduzione della superficie a frutteti (-15%) determinata soprattutto dalle crisi di mercato delle pesche e nettarine che si sono susseguite per molti anni compreso il 2015, cosa che ha provocato seri problemi di reddito a numerose aziende della provincia ed in particolare dell’area faentina e pedecollinare. Nel futuro è prevedibile una ulteriore drastica diminuzione della superficie destinata a pesco e nettarine, a favore di altre colture arboree che hanno registrato migliori performance in termini di reddito (mele, pere, kiwi giallo, susino e albicocco). L’aumento di superfici di queste altre specie però potrebbe peggiorare le condizioni di mercato per aumento delle quantità immesse ed è quindi auspicabile una politica di controllo delle produzioni, perché non si ripeta quanto avvenuto per pesche e nettarine.

Le orticole: la superficie destinata a colture orticole in provincia si attesta sui 7.000 ha ed è in aumento, favorita dalla presenza sul territorio di importanti industrie di trasformazione. Le colture più importanti sono rappresentate da pomodoro, pisello, patate, cipolla, fagiolino e fagiolo mentre le colture a foglia sono rappresentate da spinacio, bieta e cicoria. Il trend dei prossimi anni sarà in aumento per la disponibilità di terreni idonei alle colture e per i redditi che, salvo eventi climatici avversi, sono di norma soddisfacenti.
Crescita prevista per pomodoro, cipolla e patate.

Sementiere: in provincia di Ravenna le colture sementiere sono particolarmente presenti, le orticole rappresentano addirittura il 30% della produzione regionale. Oltre alle ortive da seme sono presenti la barbabietola, la medica, i cereali e le olesaginose. Probabilmente lo sviluppo di queste colture, avvenuto negli ultimi 15 anni, non potrà ulteriormente espandersi per una sostanziale saturazione dei terreni disponibili ed adatti a tali colture.

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