Sementi, annata iniziata nel peggiore dei modi

Emer Sani

ROMAGNA – Il 2025 si è aperto con grandi difficoltà per l’intero comparto sementiero, in particolare per le colture da seme orticole e industriali. “Dopo un 2024 già segnato da incertezze e rese altalenanti – spiega Silver Pozzi, tecnico agronomo della Coop.Agr. Propar -, il nuovo anno agrario è iniziato nel peggiore dei modi, complice una primavera insolitamente piovosa che ha colpito duramente la Romagna e parte dell’Emilia”. Le precipitazioni abbondanti, protrattesi per tutto l’inizio della stagione, hanno reso impraticabili numerosi appezzamenti, rallentando o addirittura impedendo le semine in vaste aree.

I terreni allagati hanno ostacolato l’accesso alle macchine e messo a dura prova la programmazione colturale. “Le semine orticole, in particolare, sono partite in forte ritardo o in molti casi non sono nemmeno state effettuate. Gli agricoltori si sono visti costretti a modificare i piani colturali, optando in ritardo, solo tra fine aprile e i primi di maggio, per colture alternative come soia, girasole e sorgo. Questo ha comportato la rinuncia a seminare nei terreni inizialmente selezionati, compromettendo così parte della potenziale produzione e qualità”.

Anche la barbabietola da seme ha avuto un avvio complicato. Le piogge di settembre 2024 hanno causato ritardi nelle semine dei vivai e l’andamento freddo dell’autunno non ha permesso lo sviluppo idoneo delle piante. A febbraio 2025 i problemi sono continuati causando ritardi nell’estirpo delle piante madri. Tutto questo ha comportato una riduzione di circa il 30% rispetto i programmi di trapianto delle ditte sementiere.

I macchinari non potevano operare nei campi allagati – prosegue Pozzi – e molte piantine, una volta cavate, sono state stoccate in magazzini in attesa di condizioni idonee per il trapianto. Questa attesa forzata ha comportato non solo stress per le piante, ma in alcuni casi anche la perdita di intere partite a causa dell’impossibilità di intervenire tempestivamente nei campi”.

Situazione simile per la medica da seme. Solitamente seminata tra febbraio e marzo, quest’anno il calendario si è spostato in avanti, con semine avviate solo a metà aprile e concluse ai primi di maggio. “Si è comunque riusciti a coprire circa il 70% delle superfici previste. Nonostante il ritardo, i nuovi impianti hanno mostrato una buona germinazione: i terreni umidi e le temperature più fresche del solito hanno favorito una rapida nascita e un buon sviluppo vegetativo”.

Situazione disomogenea anche sul fronte delle orticole da seme. “I ravanelli sono sotto attacco del meligete, un coleottero che si annida nei fiori compromettendo la formazione del seme. In alcune aree del bolognese la presenza dell’insetto è particolarmente intensa e sta mettendo a rischio le produzioni. Le semine di cicorie e carote sono invece partite a Ravenna con buone condizioni, mentre nel bolognese si è dovuto procedere con risemine a causa dello scarso sviluppo iniziale delle piante”.

Più incoraggianti le notizie da Forlì, Cesena e Rimini, dove il clima sembra aver giocato un ruolo meno penalizzante.

“L’annata – conclude Pozzi -, si preannuncia con una sfida per le colture da seme, con ritardi diffusi, rese incerte e situazioni agronomiche molto eterogenee tra i diversi territori. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se, nonostante le difficoltà iniziali, sarà possibile recuperare parte del potenziale produttivo. Le condizioni climatiche estive e l’eventuale contenimento delle fitopatie e delle infestazioni faranno la differenza in un’annata che, almeno per ora, non promette numeri brillanti”.

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