Kiwi, buone aspettative di raccolta e commercializzazione

Novembre 2015

c.f.

Maturazione in leggero ritardo, ma la qualità sembra buona: la raccolta del kiwi sta per iniziare e le prime stime descrivono l’annata in modo positivo.

In tutta la penisola nel 2015 sono stimati complessivamente circa 24.440 ettari in produzione (pari a -1% sul 2014) per una produzione totale di circa 530 mila tonnellate, ovvero il 9% in più sul 2014 ed un + 18% sulla media produttiva 2010–2013.

“In Emilia Romagna registriamo una flessione del 5% sul 2014 – osserva Elisa Macchi, direttrice del Cso di Ferrara – ma questa tendenza la riscontriamo in tutta Italia già da tre anni, arco di tempo in cui abbiamo registrato cali del potenziale produttivo in termini di superfici”.

Il kiwi è tra i prodotti più esportati, basti pensare che circa il 70% dei quantitativi raccolti nella penisola vanno all’estero, con un ventaglio di destinazioni che si è notevolmente allargato nel corso degli anni.

“Nel 2014 – 2015 l’export è cresciuto del 3% rispetto all’anno precedente, in linea con l’incremento produttivo – precisa la Macchi – con un plus del 3% verso i Paesi comunitari, mentre a causa dell’embargo russo nelle nazioni extra Ue è calata di oltre il 50%”. È in aumento anche il flusso di kiwi verso il Nord America (+5%) e l’Estremo Oriente (+11%).

Dal 2008 fino allo scorso anno la batteriosi ha tuttavia cambiato la situazione produttiva internazionale dove la Nuova Zelanda è stato il Paese più colpito. La riduzione delle produzioni neozelandesi ha lasciato tuttavia più spazio commerciale.

“La devastante malattia del kiwi non ha lasciato indenne altre nazioni che nel complesso hanno interrotto la spinta alla crescita produttiva a livello mondiale – sottolinea la direttrice del Cso – e l’unico Paese tra i grandi produttori che sembra non avere risentito del problema Psa è la Grecia, nonostante siano stati riscontrati alcuni casi positivi a partire dal 2014”.

C’è comunque ottimismo e pare che la batteriosi sia maggiormente sotto controllo con buone prospettive di ‘convivenza’, il che fa ipotizzare una “presumibile crescita del potenziale produttivo nel breve periodo”.

Danilo Misirocchi – presidente della Confederazione italiana agricoltori della provincia di Ravenna, nonché produttore di kiwi – guarda con ottimismo alla pausa delle piogge, che dal 10 ottobre ci hanno accompagnato per una decina di giorni. “È tornato il sereno e questo è un elemento molto positivo per il kiwi – afferma Misirocchi –. Negli ultimi 10 giorni abbiamo avuto giornate pressoché costanti di pioggia e ciò, combinato alle alte temperature, ha rallentato la fase di maturazione, tanto che l’avvio della raccolta tarderà di qualche giorno. Con il cambiamento climatico, che ha riportato il sereno, si verificano le escursioni termiche giorno-notte tanto importanti per la maturazione del frutto”.

Pensa positivo anche Cristiano Bosi, titolare dell’omonima azienda agricola di Brisighella: “Dopo due anni caratterizzati da una forte contrazione produttiva si torna al normale potenziale – spiega -. In Emilia Romagna siamo forse leggermente sotto la media, ma a livello nazionale si torna ai quantitativi che si realizzavano prima della batteriosi: in alcune zone italiane, al Centro e al Sud, le quantità si prospettano molto superiori alla media, ma con una pezzatura medio-scarsa. Mentre al Nord (Piemonte, Veneto, Emilia Romagna) le quantità restano nella media, ma le pezzature sono buone. Complessivamente in tutto l’emisfero Nord si stima che si dovrebbero raggiungere circa 7 milioni di quintali di kiwi”.

I produttori hanno imparato a convivere con la batteriosi, anche in provincia di Ravenna, dove, per la campagna 2015, è tutto sotto controllo: le strutture tecniche di assistenza realizzano un continuo monitoraggio delle coltivazioni ed è molto importante non abbassare mai il livello di guardia.

“Abbiamo avuto qualche preoccupazione nel mese di luglio, molto caldo con temperature davvero elevate. Abbiamo dovuto curare con molta attenzione la gestione dell’irrigazione – spiega Misirocchi -. In questo siamo sicuramente aiutati dall’adduzione al Canale Emiliano Romagnolo: è una grande opportunità perché permette di avere acqua giusta e di qualità: non è del sottosuolo, è molto più adatta dal punto di vista agronomico per la coltura, alla giusta temperatura, senza calcare e senza ferro”. In particolare, quindi, per il Nord Italia, Emilia Romagna compresa, la quantità prodotta nella media è associata a una buona qualità del frutto, sia dal punto di vista ‘sanitario’, sia dal punto di vista della pezzatura.

Le previsioni sull’andamento del mercato risultano complesse, a causa di diversi fattori. Prima di tutto si tratta di un mercato ancora pieno ed è presente anche il kiwi del Cile e della Nuova Zelanda e sarà così fino alla primavera 2016. Si prevede che quanto prima a questa si aggiungerà, in maniera non organizzata, l’abbondante produzione del Sud Italia di pezzatura medio-scarsa, in un mercato già caratterizzato dalla presenza di frutti di piccoli calibri.

“I giochi si faranno all’inizio della primavera 2016 – afferma ancora Bosi – e per differenziarci dobbiamo raccogliere il prodotto al punto giusto di maturazione perché sia gestibile anche in frigorifero. Nel mercato i frutti di pezzatura medio-elevata possono fare la differenza: chi ha buona qualità ha buone probabilità. In campagna ancora non ci si sbilancia sulle aspettative dei prezzi, anche se si ritiene che possano essere discrete, venendo da due anni di scarsissima produzione e prezzi speculativi. I prezzi per gli agricoltori dovrebbero essere sempre buoni, però con il mercato pieno è difficile fare previsioni.

Misirocchi mette con forza in evidenza il fattore ‘qualità’ riferito al prodotto, ma anche al livello organizzativo presente: questo, infatti, permette di gestire la produzione, le strutture di conservazione e la commercializzazione, senza lasciare nulla al caso.

“La commercializzazione invernale e primaverile potrebbe rappresentare una chiave di svolta – conclude Misirocchi -. Grazie all’importante capacità di stoccaggio che esprimiamo, si potrà commercializzare una produzione migliore dal punto di vista dei calibri e grazie all’organizzazione potremo affrontare meglio i mercati oltre oceano, riuscendo ad esportare il kiwi nel mondo (Cina e Nord America), con aspettative positive anche per quanto riguarda i prezzi all’origine, per un’equa remunerazione dei produttori”.

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