La biscia si rivolta al ciarlatano…

il passatore

Avete in mente l’antico e pittoresco detto “la biscia si rivolta al ciarlatano” (l’inganno si ritorce contro l’ingannatore), forse dimenticato ma, ancora oggi, efficace su più fronti? È un modo di dire proverbiale. Appartiene alla civiltà contadina e ne abbiamo ritrovato il come e il perché grazie a gustose e poco note cronache romagnole della seconda metà dell’800.

Accadeva, dunque, che nei giorni di mercato di città e borghi apparisse “e zarlatèn”, il ciarlatano che arrivava in carrozza, in pompa magna, annunciato da servitori trombettieri vestiti di rosso. Allestito un banchetto, l’imbonitore vestito di nero magnificava in modo suadente i suoi prodotti medicamentosi e arcani, in grado di guarire ogni malanno, pomate e intrugli a base di erbe e grasso di bisce, tasso, marmotta contro reumatismi, emorroidi, eccetera. Il tutto, a prezzi modici, solo per quel giorno. Ma il pezzo forte della sua “reclame” era l’esibizione di biscioni vivi che estraeva da un cesto, si tenga conto che le nostrane bisce d’acqua, soprattutto le femmine, possono talvolta superare il metro e mezzo di lunghezza.

L’effetto spettacolare, dal vivo, era assicurato. Le bisce non sono velenose, inoltre, erano state private dei denti. Tuttavia, capitava, malgrado la maestria del ciarlatano, che quelle povere bestie, pur rimbambite, dessero talvolta un morso al maneggiatore che le ributtava nel cesto a suon di bestemmie.
Da qui, il detto, in romagnolo, “la bessa s’arvòlta a e zarlatèn”.

Su richiesta, il ciarlatano cavava anche i denti dolenti, anche ai cristiani coraggiosi che lo richiedevano e erano fatti salire sulla carrozza – gabinetto dentistico. E allora, fiato alle trombe per coprire le urla del paziente, l’estrazione avveniva senza anestesia, al massimo una tazza d’acquavite ad alta gradazione alcolica.

Il Passator Cortese

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