Le tagliatelle pacificatrici nel nostro dopoguerra: era il 1945…

In questi nostri tempi di guerre striscianti intorno a noi, c’è tornata alla mente questa piccola grande storia raccontata da Marino Moretti, buon poeta e scrittore di Cesenatico. Anche questa cittadina costiera fu colpita duramente durante il passaggio del Fronte che finalmente passò nell’autunno del 1944. E anche Cesenatico diventò retrovia della VIII Armata Alleata che, insieme ai partigiani, proseguiva nella Liberazione d’Italia. Sul fronte costiero le truppe alleate erano soprattutto canadesi, neozelandesi (e maori), poi anche polacche. Ed ecco, in pillole, cosa accadde a casa Moretti (forse anche in altre) dove il poeta abitava con le sue sorelle e la vecchia e fidata “azdora” (non la serva, ma la reggitrice).

Un giorno arrivarono in casa due soldati alleati, due ragazzoni. L’”azdora”, che non si era mai mossa da Cesenatico, ma sapeva come vanno da sempre le cose nel mondo in caso di guerra, li affrontò con piglio materno. Che cosa volete? Volere vino? Qui niente vino. Volete signorine? Qui niente signorine. Volete “tajadèli”? Okay, qui tagliatelle. E improvvisò sul tagliere una bella sfoglia di tagliatelle, subito cucinate. Un signor rancio, anche se gli Alleati (a differenza degli italiani) avevano ricche scorte alimentari. Le “tajadèli” ebbero gran successo e più volte i soldati, che si erano dati la voce e avevano anch’essi nostalgia di casa, tornarono con cartocci di farina, uova, scatolette di bacon e di carne. Si presentavano a Casa Moretti con solo due parole in italiano, anzi in dialetto internazionale: “mama” e “tajadelì”. Una piccola storia sorridente dopo i troppi dolori di chi la guerra l’ha patita (e purtroppo la patisce in luoghi a noi non troppo lontani). Chi volesse leggerla nella sua saporosa interezza la ritroverà in biblioteca: “Tutti i ricordi”, di Marino Moretti, Mondadori edit. 1962.

ll Passator Cortese

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