DALLA REDAZIONE – Crollano mais e sorgo, stabile il girasole: l’istantanea delle semine primaverili è questa, non solo a livello nazionale ma anche in Emilia Romagna. Si prevede quindi un’altra campagna all’insegna della riduzione di superfici per il granturco, tendenza confermata dall’Istat che indica un -6% su base nazionale, ma con riduzioni drastiche in Lombardia e Veneto che arrivano, in alcuni areali, anche al 20-30%.
Oltre al calo delle rese anche il livello qualitativo, legato soprattutto all’incognita del clima e delle risorse idriche a disposizione. In un rapporto sempre di Ismea sulla filiera del mais viene evidenziato che il fabbisogno nazionale di questa materia prima dipende sostanzialmente dalle importazioni: se 20 anni fa la produzione copriva quasi totalmente il fabbisogno, ora il tasso di autoapprovvigionamento è sceso al 40%. Il Ministero delle politiche agricole ha raccolto, sempre sulla base dei dati Istat, le previsioni di semina per il frumento duro e tenero nello stivale. Nello specifico, il tenero dovrebbe accrescere le superfici investite del + 6,2%, trainato dal calo delle semine di altre colture, in particolare, appunto, il mais. L’aumento interesserebbe tutto il Paese, ma soprattutto il Nord, dove incidono le preoccupazioni legate alla scarsità di piogge. L’Istat prevede invece in calo il grano duro con un -1,6% a livello nazionale a causa della riduzione del 3,2% di ettari nel Sud e Isole, mentre dovrebbe crescere la superficie nelle aree settentrionali (+11,2% Nord Ovest e +3,8% nel Nord Est), in lieve aumento nelle zone centrali (+1,2%).
Sulla flessione delle superfici a mais a favore dei cereali a paglia rincara la dose Antonio Dall’Amore, direttore cereali proteici e responsabile commerciale sementi di Terremerse: “frumenti e orzo dalle nostre parti hanno sottratto superficie del 7-8% – afferma – dovuto sostanzialmante alla crisi idrica che non permette di investire con sicurezza nel mais. Questo cereale verrà coltivato soprattutto in funzione dei biodigestori, ‘costretti’ a coltivarlo per alimentare le centrali. Nel nostro Paese siamo dipendenti per circa il 50% dal prodotto estero e veniamo da 7- 8 anni di calo continuo in termini di investimento in superfici”.
In flessione anche il sorgo: la situazione delle semine primaverili in Emilia Romagna
Anche il sorgo, una coltivazione che si concentra in Emilia Romagna, è in calo. “L’unica coltura che manterrà inalterata le superfici è il girasole – spiega ancora Dall’Amore – per le condizioni commerciali mediamente buone e perchè necessita di pochi input tecnici. Riguardo alla soia è ancora presto fare delle previsioni, almeno per il nord est dell’Emilia Romagna dove è più diffusa in secondo raccolto, quindi legata molto alla disponibilità idrica: se ne parlerà a fine giugno”.
Per Marco Sacchi di Progeo la situazione non è ancora completamente definita, anche se si possono osservare le tendenze delle semine nei territori di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma.
“Per quanto riguarda il mais- osserva Sacchi – siamo dinanzi a un’ulteriore contrazione: un trend che prosegue da anni. In particolare, nel 2021 e 2022 c’è stato il problema della flatoxine unito a quello del rincaro dei fertilizzanti e della carenza idrica. Per tutte queste ragioni, il mais rimarrà appannaggio dei biogas. È una coltura progressivamente abbandonata dalle aziende medio piccole e rimane, invece, un cereale importante per le grosse aziende professionali che lo producono con tutte le caratteristiche necessarie”. Anche la coltivazione della soia, per il tecnico di Progeo – calerà progressivamente: “la ragione principale è la siccità – dice -. L’anno scorso è piovuto pochissimo e questo ha creato pesanti problemi sulla produzione: con questi presupposti, tanti hanno deciso di non seminare. Per le nostre province, in particolare bolognese e bassa reggiana, non è azzardato prevedere un calo del 30-40% delle superfici coltivate”. Riguardo al sorgo, che era già calato tanto nel 2020, 2021 e 2022 è prevista una sostanziale stabilizzazione. “In controtendenza, invece, la superficie del girasole che andrà ad ampliarsi rispetto al 2022 dove la marginalità è stata buona. È infatti – conclude Sacchi -, una coltivazione ‘rustica’ che necessita di pochi agrofarmaci e non è particolarmente sensibile alla carenza di acqua. Prevedo un incremento di superficie del 10-15%”.
Confermato anche nell’areale ferrarese il trend che vede la contrazione delle superfici coltivate a mais e un incremento del girasole, una coltura “rifugio” che resiste meglio alla siccità.
“Il timore di rivivere un’estate come quella del 2022 – spiega Marco Leonardi della Cooperativa Capa Cologna – caratterizzata da una super irrigazione, che non ha comunque evitato i cali produttivi, sta incidendo fortemente sulle semine del 2023. Al momento stimiamo che gli investimenti a mais subiranno una contrazione di circa il 20% rispetto ai 23.625 (dati Istat) del 2022. È vero – continua Leonardi – che frumento tenero e duro hanno fatto da padroni in tutto l’areale, spinti da quotazioni di mercato davvero “straordinarie” ma certamente la gestione di una coltura irrigua spaventa di più i produttori. Un incremento significativo ci sarà, invece, per il girasole che crediamo subirà aumenti di oltre il 5%, anche per i prezzi di mercato sicuramente interessanti. Parliamo pur sempre di un prodotto ancora di “nicchia” perché nel ferrarese le superfici investite nel 2022 sono state poco più di 2.200 ettari, ma si tratta comunque di un dato interessante. Penso che questo prodotto abbia grandi potenzialità di crescita, finora un po’ frenate dalla tendenza alla reinfestazione che può incidere sulle rotazioni colturali e anche dalla raccolta, perché occorre una barra particolare che non tutti i contoterzisti hanno a disposizione. Ma credo che nei prossimi anni riserverà delle sorprese”.