Erika Angelini
L’unica vera certezza sui piani di semina dei cereali primaverili che le aziende agricole stanno ormai definendo è che la programmazione è sempre più complessa e soggetta a cambiamenti dell’ultimo momento, per via di fattori che non dipendono tanto dalla pianificazione aziendale ma esterni. Il clima naturalmente, che condiziona lo stato dei terreni, gli obblighi di rotazione colturale, l’andamento dei mercati che è spesso un parametro inaffidabile e, non ultimo, la disponibilità del seme che può mancare, come sta accadendo per la soia.
Secondo Fabio Gardosi, nuovo responsabile conferimenti di Progeo Scarl, la situazione è più che mai in divenire: “Premesso che c’è stata leggera diminuzione delle superfici investita a cereali a paglia dovuta a fattori climatici nell’areale che va dalla bassa bolognese a Reggio Emilia, soprattutto del duro a favore dei grani di forza che vanno per la maggiore, per le semine primaverili c’è davvero molta prudenza e, a meno di un mese dalle semine dei precoci l’incertezza è davvero molta.
Sono in corso i piani di semina che risultano più che mai incerti e potrebbero subire variazioni anche legate alla disponibilità delle sementi
Al momento le intenzioni di semina fanno pensare a un aumento, non ancora quantificabile, per il sorgo perché è una coltura che richiede costi di produzione inferiori rispetto al mais e sta ottenendo buone quotazioni sul mercato nazionale. Pensiamo che ci sarà, a dispetto degli anni precedenti, anche un aumento del mais perché veniamo da un’annata caratterizzata da rese elevate, pur in presenza di caratteristiche qualitative non sempre ottimali. Inoltre si tratta di una coltura che può viaggiare su due binari: l’azienda sceglie le varietà ibride che vanno bene sia da granella sia da biomassa per poi decidere, in base al clima e all’andamento vegetativo, dove conferire.
Non ci aspettiamo aumenti di superficie del girasole, anzi pensiamo che diminuiranno nelle zone più vocate a ridosso delle colline e aumenteranno in pianura per ragioni di rotazione colturale, a dispetto delle problematiche legate soprattutto alla fauna selvatica molto aggressiva. Per quanto riguarda la soia, a causa della scarsa disponibilità di seme, è attualmente difficile prevedere se le intenzioni di semina verranno pienamente rispettate”.
A sottolineare il forte interesse per la soia in un areale vocato come quello ferrarese è anche Marco Leonardi, tecnico della Cooperativa Capa Cologna. “La soia è la vera incognita delle semine primaverili perché il seme manca in tutta Europa a causa principalmente dei problemi di germinazione, e questo scombina le carte in un areale come il ferrarese dove viene scelta anche come secondo raccolto. Quindi la sensazione è che dall’intenzione di semina a quello che verrà poi seminato potrebbe esserci davvero un abisso. Sicuramente le aziende attrezzate e abituate ormai a farlo punteranno sul mais, anche se non c’è più un grande entusiasmo verso una coltura che è diventata molto onerosa a livello di costi di produzione. Poi certamente, come accade ormai da diversi anni, le aziende possono scegliere di coltivare mais da biomassa e questo ha probabilmente fermato il calo drastico delle superfici. Improbabile, invece, che ci sia un aumento del girasole che già l’anno scorso era in leggero calo: purtroppo la presenza dei colombacci che non si riescono a contenere e le difficoltà di raccolta, perché pochi contoterzisti hanno le barre adeguate, non rende il girasole un’alternativa appetibile. Ripeto comunque che sono tutte ipotesi e potrebbero non essere più valide tra qualche settimana, quando si vedrà concretamente la condizione dei terreni e la disponibilità delle sementi e si deciderà davvero in che direzione spingere i piani colturali”.