La mela rosa che piace

casse di mele Pink Lady

Giorgia Gianni

RAVENNA – Era il 1973 quando un ricercatore australiano, John Cripps, inventò un incrocio naturale tra una mela di varietà Golden Delicious e una Lady Williams. Nasceva così la Pink Lady, i cui primi alberi furono piantati a partire dal 1995 nel sud-est della Francia, poi in Italia e in Spagna. Oggi il Consorzio Pink Lady Europe riunisce più di 2.800 produttori, 12 vivaisti e 14 distributori autorizzati, con migliaia di dipendenti.
Fra i produttori c’è anche l’azienda agricola di Mirco Capacci, nel ravennate, che una decina d’anni fa ha deciso di innovare e investire in questa specifica varietà.

Proprio l’Emilia Romagna, insieme all’Alto Adige, è infatti in Italia il territorio vocato alla produzione di Pink Lady: qui dove la qualità del terreno (non esausto e non inondabile) si unisce a un’ottima esposizione al sole. “Io e mio figlio abbiamo deciso di avviare un’attività in proprio nel 2008 e di prendere in affitto ulteriori terreni in aggiunta a quelli già di nostra proprietà – spiega Romano Capacci, padre del titolare -. Oggi ci estendiamo su 120 ettari, di cui 6 acri dedicati alla Pink Lady. Si tratta di una coltivazione ad alta densità, con 3 mila piante per ettaro, coperte da reti”.

L’investimento iniziale è stato consistente, ma l’appartenenza al consorzio garantisce un giusto ritorno economico, anche grazie a contratti stipulati tra i produttori e i distributori, autorizzati fin dall’impianto. “Abbiamo speso 65 mila euro e possiamo affermare che l’investimento è stato molto positivo. Mentre per le tradizionali varietà di mele lo scorso anno è stato eccezionale, con poca produzione, qualità elevata e alti prezzi, quest’anno si è avuta invece una superproduzione in tutta Europa, per la Pink Lady il prezzo e la commercializzazione sono garantiti dal consorzio”.
Quest’ultimo controlla la qualità, mette in comune il know how e le tecniche per un continuo miglioramento e presidia l’intera filiera produttiva.

La coltivazione coniuga pratiche convenzionali e soluzioni naturali tratte dall’agricoltura biologica, come l’osservazione permanente dei frutteti con un software di monitoraggio delle popolazioni e delle esigenze idriche del terreno e del clima, la preferenza di soluzioni naturali di protezione degli alberi (utilizzo di predatori naturali come le coccinelle rispetto ai pidocchi, la confusione sessuale per evitare l’accoppiamento degli insetti nocivi), la conservazione della biodiversità e degli equilibri naturali grazie alla conservazione di terreni erbosi, l’impianto di siepi e la costruzione di nidi nei frutteti. La maggior parte della produzione è diretta verso i circuiti dei prodotti di consumo freschi e il 65-70% del raccolto è commercializzato con il marchio Pink Lady, mentre le più piccole diventano Pinkids.

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