CASTELFRANCO EMILIA (Modena) – La tradizione in agricoltura non va confusa con arretratezza colturale (e culturale), bensì rappresenta un bagaglio di esperienze tecniche, di varietà ortofrutticole che altrimenti rischierebbero di andare perdute e, con esse, caratteristiche di rusticità e serbevolezza molto ricercate in tempi di cambiamento climatico e invasività di parassiti.
Va in questa direzione il progetto dell’istituto di Istruzione Superiore per le Tecnologie Agrarie e Servizi “Lazzaro Spallanzani” di Castelfranco Emilia che ha dato vita sei anni fa ad un campo sperimentale finalizzato al recupero di ciò che in campo pomologico è ricco il nostro passato, con particolare attenzione a varietà di mele e pere. Grazie alla sensibilità di Paolo Annovi e Gaetano Tedeschini, rispettivamente tecnico e docente della scuola, fu impiantato un campo catalogo nella azienda dell’istituto che ha sede nella frazione di Gaggio. Coordinati dal direttore dell’azienda, Loris Dal Rio, che ha sostenuto questa nuova visione di fare didattica e impresa con uno sguardo alle esperienze del passato.
“Sono tre i fattori positivi del progetto – spiega Tedeschini – una maggiore sintonia con l’ambiente in termini di biodiversità e riduzione della anidride carbonica, una palestra di apprendimento delle tecniche di potatura ed un arricchimento della lista del dessert in campo enogastronomico.
Nel primo caso, infatti – precisa -, la scuola intende tutelare un patrimonio genetico vegetale di inestimabile valore comprendente anche varietà a raccolta tardiva che non necessitano di frigoconservazione per durare fino a marzo, come ad esempio la mela Lavina e Arcangelo Nero, pera Martin Sec e Curato: è sufficiente un locale non riscaldato, possibilmente posto a nord del fabbricato, per protrarre a lungo la loro serbevolezza” .
L’istituto agrario utilizza il giovane pometo per insegnare ai suoi studenti i rudimenti della tecnica di potatura invernale diversificata per vigoria e fertilità dei rami e per osservazioni pomologiche.
“Nei prossimi mesi di dicembre e gennaio nel frutteto sperimentale potranno esercitarsi i lavoratori, gli hobbisti ed anche pensionati – ricorda Dal Rio – semplicemente iscrivendosi ad un corso teorico-pratico che sarà, come tradizione, organizzato dalla nostra scuola”.
Lo Spallanzani ha già da anni un frequentato corso quinquennale per la ristorazione.
“Abbiamo già pensato di impiegare parte dei frutti in cucina in modo che gli studenti, sotto l’occhio vigile del docente, possano esercitarsi per arricchire la lista del dessert – spiega Maura Zini, dirigente scolastico – la frutta cotta, infatti, con un tocco di fantasia può diventare un validissimo sostituto dei dolci ipercalorici, con indubbio vantaggio per la dieta. Tra poco – conclude la Zini – la scuola intende coinvolgere Slow Food e le organizzazioni agricole per mostrare le 15 varietà di pero e altrettante di melo”.