Marzo 2016
Paolo De Castro – Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale Parlamento Europeo
Eccellenze quali Barbera, Brachetto, Nebbiolo, Vermentino, Verdicchio marchigiano, Teroldego, Primitivo e Fiano portano alta la bandiera del bere italiano nel mondo come sinonimo di qualità, cultura, tradizione e legame con il territorio.
Una connessione forte che gli appassionati, senza distinzione di provenienza, hanno imparato a conoscere e ad apprezzare nel tempo grazie alla dedizione e al lavoro dei produttori.
Questi vini però hanno corso il rischio (non ancora definitivamente scongiurato) di dover “cedere” la solida reputazione costruita negli anni ai cugini spagnoli o romeni, per via di una proposta di liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni alla quale sta lavorando la Commissione Europea.
Appena abbiamo visto, nero su bianco, il contenuto dei documenti di lavoro dell’esecutivo Ue, abbiamo lanciato l’allarme e avviato un confronto interno per evitare che le nostre eccellenze vitivinicole venissero danneggiate da una revisione di regole che hanno sempre funzionato con efficacia.
È grazie a una norma europea, infatti, che l’uso in etichetta di quei nomi è riservato esclusivamente ai vini che provengono dal Paese di riferimento; nel nostro caso, i nomi Lambrusco, Vermentino, Verdicchio – solo per citarne alcuni – sono riservati all’Italia.
Questo significa che un altro produttore europeo può sì piantare viti di Lambrusco, ma non può etichettare il vino come tale.
Di fronte alla volontà della Commissione europea di far venire meno questa tutela, configurando uno scenario in cui l’uso dei nomi di vitigni veniva di fatto aperto anche a produzioni di altri Paesi, il nostro Paese – a tutti i livelli istituzionali e di rappresentanza – si è opposto con fermezza. E la determinazione dimostrata ha iniziato a dare i primi positivi risultati.
Durante lo scambio di vedute con la Direzione Generale Agricoltura dell’esecutivo Ue ospitato lo scorso 23 febbraio in ComAgri al Parlamento europeo, il direttore generale Joost Korte ha dichiarato che proporrà al commissario per l’Agricoltura Ue Phil Hogan il ritiro dell’atto delegato sul vino.
Se questo dovesse avvenire, sarà un importante successo per i nostri produttori, a conferma che il mantenimento dello status quo per la tutela dei vini identitari è l’unica via da perseguire per sostenere un settore capace di mettere a valore una storia di qualità.