Mais, finalmente la ripresa è in vista?

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Gianni Verzelloni

DALLA REDAZIONE – Il 2019 segnerà un’inversione di tendenza per il mais italiano? Lo si spera, a giudicare da alcuni dati che sono stati resi noti di recente in una riunione del Gie cereali nazionale della Cia – Agricoltori Italiani sulle intenzioni di semina, dai quali risulta un incremento di tali semine in tutta l’area del nord Italia: di uno 0,7% nel nord-ovest, del 2,6% nel nord-est, area che comprende anche la nostra regione, che quindi sarebbe tra le protagoniste di questa tendenza al ritorno del mais, che si sostanzierebbe in oltre 8.500 ettari in più rispetto allo scorso anno. L’Emilia Romagna è quarta come produzione maidicola tra le regioni italiane. Va da sè che le intenzioni sono un dato significativo, ma saranno le semine effettive quando i dati saranno noti, a confermare o meno questa tendenza che oggi rileviamo.
Una tendenza necessaria, in primo luogo per ‘sostenere’ le filiere zootecniche di qualità delle grandi Dop, che non possono approvvigionarsi oltre certi limiti con mais estero, mentre tali filiere potevano essere a rischio continuando la diminuzione delle semine.
Infatti, il mais nel 2018 ha investito 614 mila ettari, che rappresenta il minimo storico, ed anche l’eventuale dato positivo del 2019 si situerebbe comunque 20/30 mila ettari al di sotto delle annate dal 2015 al 2017.

Come ben sappiamo, questo è stato dovuto ad un insieme di difficoltà che si sono sommate, dai problemi sanitari dovuti alle aflatossine, agli andamenti di mercato che – in linea con le tendenze globali – non hanno premiato i nostri produttori, alla variabile costituita dal clima. Anche la produzione realizzata nel 2018, 6,2 milioni tons, superava di poco, grazie alle rese migliori, il dato 2017, penalizzato invece dalla siccità. Nel 2008 ed ancora nel 2011, la produzione nazionale sfiorava i 10 milioni tons (9,8).

Intanto, le importazioni hanno superato largamente i 5,1 milioni di tons, per una spesa di oltre 900 milioni. Le prospettive di fonte Usda (Ministero agricolo americano) dicono che nei prossimi anni la produzione mondiale crescerà progressivamente anche se in misura modesta, ed anche i prezzi seguiranno lo stesso trend, non discostandosi più di tanto da quelli attuali, che a loro volta sono fermi fin dal periodo di fine raccolta nel settembre scorso. Se da un lato sembra che ci siano ormai soluzioni per contenere in futuro il problema aflatossine, la redditività della coltura è invece un’incognita pesante. Ismea rileva infatti quasi costantemente un indice di prezzi inferiore ai costi, solo una cura molto attenta dei particolari colturali, potrà quindi rendere positiva la gestione del mais per le aziende.

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