Nel piacentino la viticoltura bio va a gonfie vele ma la zootecnia è problematica

illica panorama

Giuseppe Romagnoli

DALLA REDAZIONE – Produzioni biologiche in crescita anche a Piacenza, con oltre 700 aziende che hanno deciso di passare a questa tipologia produttiva, caratterizzata com’è noto, da disciplinari particolarmente restrittivi, senza l’utilizzo di prodotti di sintesi per la difesa dalle avversità. Il motivo? Consumi in costante crescita ed un differente valore aggiunto. Dunque tutte rose e fiori? Non è proprio così.

“Certo il biologico – commenta il presidente Cia di Piacenza Franco Boeri – è una opportunità per la montagna e per le zone svantaggiate, con colture consone ad un ambiente praticamente incontaminato, produzioni di nicchia che possono far conseguire un diverso valore aggiunto; ma i costi produttivi sono più elevati e non è facile coordinare il commercio, anche se molti praticano la vendita diretta. La Cia di Piacenza è da sempre attenta e vicina ai soci produttori che decidono per queste produzioni, supportandoli sia amministrativamente, che per la predisposizione di progetti che rientrano nel Psr o in altri specifici finanziamenti pubblici”. Pomodoro, vino e latte: abbiamo scelto tre esempi per emblematizzare le produzioni bio in provincia di Piacenza proprio per le tipologie agro-alimentari più significative.

fabio-giromettaFabio Girometta vice presidente locale e rappresentante di Cia Emilia Romagna all’interno dell’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia, da sempre si dedica a questo comparto, con un’azienda “convenzionale” di circa 200 ettari ed una biologica di 10 ettari “anche se – precisa subito – i Disciplinari di produzione integrata che adottiamo in Regione da anni sono molto più restrittivi di quelli di altri paesi europei, per prima la Spagna; per questo ci vorrebbe uniformità normativa in un mercato difficile e complicato in mano alle multinazionali. Il bio è una scelta sia economica che etica. Il trend è in aumento, i consumatori ci premiano ma questa metodica costa di più al produttore che deve coltivare in modo differente, privilegiando molto di più la tecnologia e l’agricoltura di precisione, letame per le concimazioni e prodotti come rame e zolfo in maniera molto ridotta. Dal periodo della riconversione (tre anni), in ogni momento della produzione, i controlli sono molto rigorosi, ma lavorando con passione e con la dovuta attenzione, le rese non sono di molto inferiori e le colture sono meno soggette a stress, anche se anche il Bio può essere penalizzato dagli eventi atmosferici. Dunque, per ora i mercati sono favorevoli ma guai se non fosse così, come sta avvenendo per esempio in questo momento con il grano. Se non c’è un adeguato riscontro economico, viene meno anche la passione. Se invece si realizza questa condizione, si coniuga un’importante sinergia tra lavoro dell’agricoltore e tutela ambientale”.

Proprio per questo mancato risultato in quel di Farini (località Campana), c’è una stalla bio che chiuderà; “certo con rammarico – commenta la titolare Daniela Maschi – ma si stanno registrando molte difficoltà nel mercato e nei rapporti con i conferenti e questo non può rassicurarci per il futuro. Ottempereremo al contratto ma poi basta. Lavorare in montagna – spiega ancora Maschi – è sempre più difficile; siamo poco tutelati nel nostro lavoro ed i riconoscimenti economici non sono adeguati. È un peccato: abbiamo un Disciplinare molto restrittivo, dobbiamo utilizzare solo medicinali omeopatici ed anche i mangimi bio sono costosi, anche se una parte li produciamo da noi, in un ambiente naturalmente biologico; così ci limiteremo alle patate ed altri prodotti, ma è un peccato vedere tanti piccoli e suggestivi paesini essere inghiottiti dai boschi, dove ormai circolano solo animali selvatici. Il ruolo di tutela del territorio dei pochi agricoltori rimasti e che amano la loro terra, non è per niente riconosciuto”.

fabrizio-illicaSoddisfatti, invece, della scelta bio la Cantina Illica di Vernasca in Val d’Arda, zona di storica tradizione vitivinicola se si pensa che già al tempo dei Romani vi si produceva vino, come testimoniano alcuni reperti risalenti al I° secolo d.C. ritrovati negli scavi archeologici della vicina città di Veleia. Illica è una piccola cantina emiliana che produce vini tipici del Piacentino. Legame con il territorio, approccio moderno, innovativo e stile produttivo biologico sono le principali caratteristiche di questa realtà agricola fondata da Renato Illica negli anni ’80 e oggi gestita dai figli Fabrizio e Paolo che portano avanti la tradizione familiare puntando all’alta qualità dei vini. Dal 2006 i terreni sono coltivati con metodo biologico e dal 2011 anche i vini.

I vigneti dell’azienda biologica Illica si trovano in una delle migliori posizioni sulle colline di Vernasca, con un’esposizione costante al sole che consente di ottenere uve alla maturazione ideale, sane e con caratteristiche tali da rendere i vini morbidi, di corpo e intensi di profumi. La certificazione bio delle uve è di vent’anni fa quando biologico era una parola nuova “ma per dirla tutta – commenta Fabrizio -, nella famiglia Illica, biologico è la norma, la storia, la tradizione. Etica, rispetto dell’ambiente, cultura, moda, esigenze commerciali sono buoni motivi per impegnarsi a produrre vini biologici. Noi puntiamo solo sulla qualità, con poche tipologie di vini (Spumante Rosé Brut ‘Fleur’, Gutturnio Superiore ‘L’Ongino’, Spumante Metodo Classico Illica, Traiano vino bianco fermo, Gutturnio Frizzante ‘Piacenziano’ e Archeus Passito Malvasia) ed i nostri clienti lo apprezzano e premiano il nostro lavoro. Certo siamo molto soggetti agli eventi climatici, interveniamo con i pochi prodotti di copertura consentiti, utilizziamo soprattutto tecniche del freddo. Un lavoro attento, preciso, di qualità, con vini che sono la perfetta sintesi di qualità e sostenibilità e i consumatori che oggi cercano non solo il prodotto, ma soprattutto il territorio che ci sta attorno, comprendono queste prerogative, certo un po’ elitarie rispetto a prodotti più di consumo. Anche i mercati esteri sono sempre più attenti a queste prerogative ed è il nostro futuro. Possiamo contare – commenta Fabrizio – su un consorzio “Piacenza alimentare” che ci aiuta moltissimo per l’estero, attento anche a piccoli produttori come noi. Così con otto ettari, parte in affitto e parte in proprietà, produciamo solo in qualità, una scelta che fa bene all’ambiente e che speriamo possa continuare a premiarci”.

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