Claudio Ferri
Seminativi ritirati dalla produzione diventati zone di pregio ambientale e protette, Rete natura 2000, boschi messi a dimora grazie a regolamenti comunitari: l’Emilia Romagna negli ultimi 20 anni ha accumulato un patrimonio naturalistico invidiabile che qualifica la Regione dal punto di vista ambientale.
Zone umide e territori di pianura ‘rinaturalizzati’ hanno creato un habitat che attira la fauna. Molti esemplari di specie che non si vedevano da decine d’anni sono ricomparsi, anche se talvolta rappresentano una minaccia alle colture agricole. Tuttavia l’impatto sul territorio, sia in termini di paesaggio che di qualità delle campagne, è decisamente positivo. Ne parliamo con l’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Alessio Mammi.
Assessore, prosegue questa politica ambientale nei nostri territori?
Le piantagioni da “imboschimento” secondo la normativa comunitaria possono essere ricondotte a tre tipologie principali: il bosco, nella cui tipologia possiamo comprendere i boschi permanenti e anche i soprassuoli a parziale presenza di resinose, e i boschi polifunzionali; l’arboricoltura da legno, con utilizzo esclusivo come specie principali di quelle definite idonee per arboricoltura da legno nei Programmi regionali, e la pioppicoltura. Nella progettazione di matrice europea che si è susseguita negli anni, le misure agroambientali e di imboschimento sono sempre state riproposte nei Regolamenti comunitari, attraverso la Pac e i vari Piani di sviluppo rurale. Si tratta di scelte strategiche che contribuiscono a migliorare l’impatto dei cambiamenti climatici, la qualità dell’aria e del suolo: mi pare vi siano tutte le premesse per vedere riproposte le opportunità di sostegno già riscontrate nei precedenti periodi di programmazione, anche attraverso i nuovi strumenti messi a disposizione dalla Commissione Europea come il Next Generation Eu.
Quali sono le opportunità per le imprese, in termini economici, che intendono mettere a dimora piante, siepi e arbusti?
I differenti tipi di “imboschimento” finora contemplati nel Piano di sviluppo rurale prevedono tipologie di piantagione: boschi permanenti, arboricoltura da legno consociata, pioppicoltura eco-compatibile con cloni a maggiore sostenibilità ambientale, pioppicoltura ordinaria. Queste attività hanno livelli di finanziamento differenti e i sostegni sono diversi a seconda del tipo di attività che si sceglie di intraprendere.
Un ambiente rurale accogliente, che crea paesaggio, è un buon viatico per il turismo: è ipotizzabile un sostegno a chi investe in questa direzione?
Al momento attuale gli obiettivi a cui fa riferimento la misura che prevede l’imboschimento sono direttamente riconducibili alla strategia Ue nel settore forestale e più in generale sulla biodiversità. Gli obiettivi che contemplano il paesaggio rurale sono oggi legati al turismo verde, per via indiretta. Verificheremo nella prossima programmazione comunitaria, in relazione a quanto verrà proposto, come l’Unione Europea intenda promuovere i collegamenti tra ambiente rurale, paesaggio e turismo.
Sono molti gli agricoltori che hanno sottratto porzioni di terreno coltivabile per destinarle alla riforestazione con il regolamento Ue 2080, ma allo scadere ventennale dello stesso non è più stato rifinanziato. È ipotizzabile inserire nella nuova programmazione regionale questa voce e dare supporto a chi decide di non estirpare il bosco?
A differenza di impegni agroambientali, nell’attuale quadro normativo relativo alle superfici forestali che regola il Piano di siluppo rurale e la Pac non è contemplata la possibilità di mantenere o riproporre sostegni finanziari di premi per mancato reddito, dopo la conclusione del periodo prefissato per la loro corresponsione rispetto alle misure di imboschimento, poiché le superfici sono considerate “forestali”. Le superfici imboschite, meglio identificate come “superfici forestali”, non rientrano secondo il Regolamento comunitario fra le “superfici agricole” che possono essere ammesse a impegni agroambientali, ad eccezione di quelle già oggetto di taglio di utilizzazione finale e conseguente ritorno all’uso agricolo. Inoltre, la previsione colturale inerente la gestione degli imboschimenti deve necessariamente essere integrata nei Piani di gestione forestali cui sono obbligatoriamente soggetti gli imboschimenti.