“Questa annata fa dimenticare le anomalie del 2017”

Alessandra Giovannini

Partenza a metà agosto in Emilia Romagna per la vendemmia 2018 e prevale una generale sensazione di ottimismo

RAVENNA – “È prevista una ripresa della produzione. – dice sorridendo Marco Nannetti, presidente di Terre Cevico – I quantitativi saranno superiori alla scorsa annata, anche se certamente non abbondanti e la qualità si preannuncia alta”. Certo, il vino non è ancora in cantina ma sicuramente le premesse sono buone grazie ad un’annata che ha fatto in parte dimenticare le anomalie di quella appena trascorsa e ha riportato in vigna un inverno rigido, una primavera piovosa, un inizio estate mite e temperature importanti solo a partire da luglio inoltrato. In particolare il grande nemico del 2017, la siccità, è stato sgominato.
E comunque se lo dice Nannetti c’è da crederci visto che l’anno trascorso si è chiuso per l’azienda che rappresenta, con un fatturato consolidato di 147 milioni di euro, un utile di 820.000 euro, esportazioni pari a 33,4 milioni di euro, un patrimonio netto pari a 69,1 milioni di euro e 6 milioni di euro di plusvalore a favore dei soci. Un gruppo che ha superato i 70.500.000 litri imbottigliati nel 2017 e associa oltre 5.000 viticoltori: il tutto per un ‘grande vigneto’ di 7.000 ettari, con 1,4 milioni di quintali di uva lavorata.

Dunque dicevamo un 2017 caratterizzato da siccità e gelate primaverili che lo classificano tra le annate più scarse di sempre. “Ma quest’anno – riprende Nannetti – le vigne dell’Emilia Romagna, a parte qualche caso di grandine, hanno potuto godere delle piogge e sono meno stressate. L’uva è migliore dello scorso anno”. E allora tutto come da tradizione: prima si raccoglie il sauvignon, il moscato, lo chardonnay, il pinot bianco, poi il trebbiano e il pignoletto, che saranno anche la base per il vino spumante, quindi l’albana, il merlot e il sangiovese. È tempo anche di pensare all’esportazione e fra i principali mercati di destinazione di Cevico ci sono la Cina, il Giappone, la Russia, la Francia e il Regno Unito, oltre a buone performance in tutto il Sud Est asiatico e sul ricco mercato Usa. La Cina, in particolare, secondo il Concours Mondial de Bruxell (Cmb), sta per diventare il primo importatore mondiale di vino, registrando vendite per un valore superiore a 2 miliardi di dollari. I consumatori di vino in Cina sono 38 milioni e la loro fascia di età si abbassa: il 40% degli amatori di vino cinesi hanno tra i 18 e i 29 anni. Una reale opportunità per i vignaioli.

“È un mercato in continua crescita, dagli sviluppi elevati – prosegue Nannetti -. In Cina si beve poco, circa due litri, due litri e mezzo a persona in un anno, in Italia oggi i litri consumati sono 33, nel 1970 erano 100. Potrebbero diventare il principale mercato del vino”.

Altro tema in pieno sviluppo, il biologico.
“Negli ultimi tre anni – sottolinea ancora Nannetti – abbiamo registrato una crescita notevole nel numero di campioni di vini biologici e biodinamici. Questo picco nelle partecipazioni di quasi l’80% è il risultato di un forte interesse dei consumatori per entrambe le categorie. “Noi da sempre produciamo bio, – dice Nannetti – siamo una delle poche cooperative che ha continuato a farlo anche quando se ne parlava poco e oggi siamo molto soddisfatti. Non è una moda ma una nuova consapevolezza”.

Articoli correlati

WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.