Riso in leggera contrazione in Italia, ma Ferrara perde oltre mille ettari - Agrimpresaonline Webzine

Riso in leggera contrazione in Italia, ma Ferrara perde oltre mille ettari

risaia

Erika Angelini

FERRARA – Il sondaggio dell’Ente Risi che ha raccolto le intenzioni di semina a livello nazionale – i dati sono stati elaborati a gennaio – mostra un leggero calo delle superfici totali, che passano da 227.000 ettari del 2021 ai 224.300 di quest’anno, una contrazione di poco più dell’1%.

“Naturalmente – spiega Enrico Losi, responsabile dell’Area Mercati di Ente Risi -, si tratta di numeri suscettibili a variazioni, che potranno essere confermati solo quando scadrà il termine per la dichiarazione di semina il prossimo 20 luglio. Solitamente c’è sempre stata una differenza irrisoria tra intenzioni e semine effettive, ma è vero che siamo in una situazione internazionale molto instabile e i costi per materie prime ed energia sono molto più elevati rispetto a gennaio.
In generale, penso che la risicoltura italiana tenga e che, probabilmente, i cali di superficie, tutto sommato irrisori se venissero confermati questi dati, siano dovuti a due fattori principali: la forte contrazione della varietà Baldo, che da ormai due anni non trova sbocchi commerciali e la scelta dei produttori di seminare soia e mais che hanno oneri produttivi inferiori e sono venduti oggi a prezzi davvero straordinari, anche se non sappiamo per quanto durerà questo trend. Un dato positivo per il riso è quello legato ai prezzi di mercato decisamente soddisfacenti, in quanto nel 2021 la resa produttiva è stata leggermente inferiore alla media e, a causa di una richiesta incalzante di riso durante la fase pandemica, non c’erano grandi stock”.

Se a livello nazionale la fotografia degli investimenti a riso, seppur con un certo indice di variabilità, appare stabile nel ferrarese i cali appaiono molto più evidenti, come spiega Simone Boattin, responsabile della sezione di Ferrara e tecnico del “Servizio di Assistenza Tecnica”.

Il punto con l’Ente Risi che ha analizzato la situazione in base alle intenzioni di semina

“In base al sondaggio sulle intenzioni di semina, mancherebbero all’appello quasi 3.000 ettari di riso a livello nazionale e posso affermare, con un certo margine di certezza, che più di un terzo della superficie mancante è nell’areale ferrarese. Parliamo – spiega Boattin – di una cifra che va dai 1.000 ai 1.500 ettari su una superficie che l’anno scorso si attestava sui 5.150. Sono dati emersi grazie a un confronto con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, al quale vanno comunicate le intenzioni di semina per la richiesta d’acqua finalizzata all’allagamento delle risaie e che non ha ricevuto le domande relative per tutti gli ettari solitamente investiti a riso.
Sicuramente l’abbandono del Baldo, una buona varietà tipica del ferrarese sulla quale si è lavorato anche per l’Igp e il trend di crescita delle leguminose, sta giocando anche qui un ruolo chiave, ma parliamo ancora di ipotesi che potranno essere confermate solo a semine avvenute e che risentono di una situazione economica e politica in continua evoluzione. In provincia di Ferrara, e in generale in Emilia Romagna, le varietà preferite rimangono quelle da “consumo interno”, pregiate per la preparazione dei risotti, appartenenti ai gruppi Arborio e Carnaroli che hanno avuto buoni sbocchi negli ultimi due anni.

In passato nel ferrarese si coltivavano più varietà appartenenti a diversi gruppi commerciali, incluso l’Indica. Oggi i prezzi di mercato hanno assunto una volatilità tale da impedire qualsiasi programmazione, restringendo le scelte su pochissimi gruppi commerciali e rimane il problema delle importazioni dai paesi del Sud-Est asiatico libere da dazi che continueranno ad aumentare. Quest’anno vedremo come evolverà la situazione dell’import-export in condizioni di normalità “post-Covid”.

Certo è – conclude il tecnico dell’Ente Risi – che la differenziazione varietale era un’importante risorsa per la nostra risicoltura, basti pensare che a metà degli anni ’90 l’Indica era pagato al quintale fino a 100.000 lire, e in questi anni il prezzo si è attestato sui 27 euro, condizionando scelte varietali e di mercato, a discapito dei produttori e dell’intera filiera risicola”.

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