Emer Sani
RAVENNA – Con l’aumento dei casi, l’influenza aviaria quest’anno è un problema, tanto che alcuni allevatori sono stati costretti a sospendere l’attività. “In Emilia Romagna siamo sottoposti mensilmente a prelievi di sangue nei polli e tamponi nelle anatre – raccontano dall’azienda agricola Fenati di Ravenna -. È un paradosso, perché in tante altre regioni, come nel caso della Toscana, non fanno niente di tutto questo. Da noi siamo più sotto torchio”.
In caso di positività significa abbattere tutti gli animali, inoltre, mangimi e cereali sono portati via.
“Però, la pollina che è tolta dai capannoni è ammucchiata nel nostro terreno, coperta con un telo e lasciata lì. Allora, se l’aviaria è nei polli è anche nelle feci, e non certo nei mangimi stoccati nei silos. Il rimborso assolutamente non copre completamente la perdita, inoltre, si deve stare fermi mesi prima di riprendere”.
Nel caso di Fenati, “a fine dello scorso anno, dall’Ausl ci hanno prima comunicato la positività al virus degli animali poi, dopo un paio di giorni, ci hanno detto che si era trattato di un errore, un falso positivo. Abbiamo preso un bello spauracchio, per noi significherebbe abbattere anche gru, cicogne, cigni, pavoni, pappagalli, e tante altre razze rare e pregiate”.
Solitamente, spiegano dall’azienda, “alleviamo 2-3.000 capi di pollame ma ora, tra paure e burocrazia eccessiva, ci siamo stancati e abbiamo sospeso. L’Ausl, da noi piccoli, pretende le stesse procedure di sicurezza di grosse aziende con allevamenti intensivi che, per noi, sono insostenibili. Dobbiamo adattare tutte le strutture, come ad esempio per le anatre che stanno nel laghetto, che dovremmo tenere al coperto e sigillato per non fare entrare uccelli e feci. Oppure altri animali, come i cigni, che non possono vivere in un capannone, morirebbero subito”.