Claudio Ferri
In Emilia Romagna sono presenti poco meno di 290 allevamenti intensivi di pollame, di questi 222 sono da carne con una capacità di circa 8 milioni di polli per ciclo. Di questi, circa il 16% utilizzano metodi alternativi, all’aperto o biologico.
Sono presenti inoltre altre tipologie come allevamenti di capponi (maschi castrati che raggiungono circa 2,5 kg in 6 mesi) che rappresentano il 9% della produzione regionale da carne, poi i galletti (maschi derivati dalla produzione delle pollastre per la produzione di galline ovaiole, con pesi ed età simili ai capponi) e che rappresentano il 4% della produzione regionale. In questo contesto troviamo numerose certificazioni che identificano le diverse modalità di allevamento: intensivo al coperto, all’aperto, biologico, senza ogm, vegetale, senza anticoccidici, senza antibiotici e altro.
Gli allevamenti avicoli sono localizzati prevalentemente al nord, dove Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia.
Secondo un report di Ismea, nei primi otto mesi del 2023, nei circa 2.800 allevamenti professionali di galline ovaiole, sono presenti oltre 41,5 milioni di capi, di cui circa 37 milioni in fase di deposizione. La modalità di allevamento più diffusa è quella “a terra” che interessa il 54% dei capi totali; il 36% dei capi è invece allevato in gabbie arricchite e solo il 10% vive all’aperto. La produzione nazionale, dopo la leggera flessione nel 2022 (-0,6% vs 2021), è attesa in leggero recupero nel 2023 (+0,6%). Negli acquisti domestici, tra tutti gli alimenti proteici, le uova sono il prodotto che nei primi nove mesi 2023 ha mostrato la crescita maggiore degli acquisti in volume rispetto all’anno precedente (+3,5%). Insieme alle carni, le uova sono il prodotto per il quale i consumi hanno registrato il più importante incremento rispetto al periodo pre-pandemia +5,3% rispetto agli analoghi del 2019.
Unaitalia, Unione nazionale filiere agroalimentari carne e uova, riporta che la produzione italiana di carni avicole nel 2022 ha fatto registrare una diminuzione dell’offerta arrivando a 1.218.500 tonnellate, -10,6% rispetto al 2021 (1.364.100 tonnellate).
Lieve il calo della produzione di carne di pollo (962.400 tonnellate, -5,6%), più deciso quello della carne di tacchino (218.900 tonnellate, -26,5%). Le carni di pollo e tacchino rappresentano la quasi totalità (97,0%) della produzione avicola nazionale. Anche per le altre specie avicole si registra una diminuzione nelle produzioni (-19,3%). In lieve calo nel 2022 anche i consumi delle carni avicole, che passano dai 21,26 kg del 2021 a 20,50 kg pro-capite nel 2022. In controtendenza (rispetto alle altre carni avicole e in particolare alla carne di tacchino) risultano i consumi di carne di pollo, che salgono da 16,31 kg a 16,38 kg pro-capite nel 2022.
Forte contrazione per l’export
Nel 2002 le carni avicole italiane hanno registrato una forte contrazione delle esportazioni, -23,3%, mentre le importazioni sono aumentate del +55,9%. Il fenomeno va ricondotto alla diminuzione della produzione provocata dallo scoppio dell’epidemia di influenza aviaria, che ha portato in alcune aree del Paese all’abbattimento di capi e al fermo degli allevamenti (disposizioni sanitarie per l’eradicazione della malattia). Tenendo conto del saldo fra export (152.400 tonnellate) e import (143.100) così generato, i consumi si sono attestati a 1.209.200 tonnellate (1.257.100 nel 2021).
Di seguito, le voci principali del bilancio italiano delle carni avicole negli anni 2021 e 2022 e la bilancia commerciale del settore nel 2022.
Settore autosufficiente
Nel 2022 il settore avicolo italiano ha confermato i propri elevati livelli di autoapprovvigionamento, anche se in diminuzione rispetto agli anni precedenti, risultando complessivamente autosufficiente al 100,8%.
Produzione in calo di uova, consumi in crescita
Nel 2022, la produzione di uova ha continuato ad essere influenzata da nuove dinamiche nei consumi, con la crescente richiesta da parte dei consumatori di uova allevate a terra, a maggiore valore aggiunto.
L’Italia ha prodotto 11 miliardi 800 milioni di uova, pari a circa 744 mila tonnellate: -2,5% rispetto al 2021 (12 miliardi 100 milioni). Buono il livello di auto approvvigionamento del settore, pari all’87,4%.
Considerando il saldo tra export (2.491.000.000) e import (914.000.000), in Italia sono stati consumati 13 miliardi 377 milioni di uova (+7,0% rispetto al 2021), pari a 227 uova a testa (14,3 chili pro capite). Delle 227 uova pro capite consumate nel 2022, il 68% è andato alle famiglie (154 uova per abitante), mentre il restante 32% (73 uova) è stato impiegato da industria, artigianato e collettività ed è stato, quindi, consumato attraverso pasta, dolci e preparazioni alimentari varie.
Sempre più galline allevate a terra
La produzione di uova nel 2022 è stata garantita da circa 39,5 milioni di galline ovaiole accasate in circa 3.000 allevamenti, di cui 1.720 di grandi dimensioni (con più di 250 capi). Secondo i dati registrati in Anagrafe Nazionale, a fine 2022, il 53,6% dei capi in deposizione è stato allevato “a terra”, il 36,5% in allevamenti con “gabbie arricchite”, il 4,4% in allevamenti all’aperto e il 5,5% in allevamenti biologici. Va sottolineato come la quota di uova proveniente da galline in gabbie arricchite (36,5%) non solo continui a scendere (era del 45% nel 2019), ma risulti notevolmente inferiore alla media europea pari al 43,2%.
Fonte: Unaitalia