BOLOGNA – L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e l’inflazione, schizzata a +8,4%, rafforza l’urgenza di accelerare e vincere la sfida per la transizione verde con la produzione agricola biologica quale strada da percorrere per la vera sostenibilità.
Serve, per questo, un programma che tuteli il bio dalla crisi economica, nei campi e sullo scaffale.
A dirlo, la Cia-Agricoltori Italiani al Sana 2022. Ora – prosegue Cia -, il ruolo del biologico interpreta un modello verso cui tendere nella lotta ai cambiamenti climatici, e per garantire la sicurezza alimentare globale con il 2023 a rischio carestia.
Il mercato Made in Italy vale quasi 5 miliardi di euro e occorrerà guardare con attenzione ai comparti più forti come l’ortofrutticolo che da solo fa il 46,1%, e alle colture in aumento: vigneti (+9,2%) e noccioleti (+12,5%), grano duro (+5,9%) e tenero (+15,4%) con i seminativi a fare da soli il 45% della Sau bio, mentre si riducono le superfici ad agrumi (fino a -17%) e restano stabili prati e pascoli (-0,8%).
“Il patto con il consumatore, di cui Cia si sta facendo promotrice, per ripartire il giusto valore lungo tutta la filiera – sottolinea il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini – può, a questo punto, passare proprio per il biologico di cui l’Italia rappresenta una buona pratica, strategica alla svolta green e anche contro la crisi energetica. Occorre però accogliere un’altra sfida, più coraggiosa.
Costruire una grande campagna che tuteli il biologico da quest’impasse inflazionistica e ne faccia il motore del cambiamento, puntando su qualità e ruolo del settore, e su uno sviluppo integrato che coinvolga nel territorio, associazioni, istituzioni e imprese.
Non vanno vanificati gli impegni presi nel quadro normativo specifico con il Regolamento europeo e con la legge nazionale dedicata – conclude Fini – bisogna agevolare gli investimenti; canalizzare ricerca, innovazione e, prima di tutto, le risorse già stanziate (dai 2,1 miliardi di euro della programmazione Pac 2023-2027 ai 300 milioni del Fondo complementare al Pnrr per i contratti di filiera e distrettuali) per sostenere e promuovere il comparto, ridurre i costi di produzione e i prezzi al consumatore”.