Sostenibilità e innovazione gli ingredienti di un pomodoro di qualità - Agrimpresaonline Webzine

Sostenibilità e innovazione gli ingredienti di un pomodoro di qualità

pomodori

Alessandra Giovannini

BUDRIO (Bologna) – Si chiama Pellerossa ed è coltivato fuori suolo a Budrio, in provincia di Bologna, in una serra ad alta tecnologia ispirata al modello olandese.

È il pomodoro rosso a grappolo che nasce grazie ad un progetto avviato sette anni fa e seguito da tre soci, Barbara Calegari, Riccardo Astolfi e Francesco Ambruosi. “L’idea – racconta Barbara, l’agronoma della società che si occupa della gestione colturale – prende vita dalla mia passione per la chimica e per il lavoro eseguito scegliendo soluzioni nutritive con il minimo impatto ambientale”.

Un ettaro di coltivazione, una volta e mezzo un campo di calcio, 120 metri di magazzino, 16.000 piante a dimora, a doppia testa, per una produzione di circa 50 chilogrammi di pomodori a metro quadrato, mediamente 15 chilogrammi a pianta, per dare un Pellerossa presente sul mercato per sette mesi all’anno.

“Questa serra è nata da un progetto di eco sostenibilità – prosegue Barbara -. È un sistema di coltivazione fuori suolo su substrato a ciclo chiuso, dunque non immettiamo nessuno scarto nell’ambiente. Tutto è riciclato. Produciamo pomodoro grazie al nostro impianto di riscaldamento basale, alimentato dalle acque provenienti dall’impianto di raffreddamento di un biodigestore adiacente alla serra”.

Sostenibile e ad altissimo livello di automazione. “Il nostro sistema computerizzato – spiega Barbara – monitora costantemente i parametri ambientali e agisce per ricreare le condizioni più idonee allo sviluppo vegetale. L’apertura delle finestre al colmo è regolata in base ai fenomeni esterni e interni. Abbiamo, poi, una sonda che misura la luminosità e, in base a questa, programmiamo il software per regolare il dosaggio e la frequenza della fertirrigazione. Inoltre, secondo le temperature, si attiva l’impianto di nebulizzazione ad alta pressione”.

Infine, quasi nulli i trattamenti. “In sette anni c’è capitato rarissime volte – dice Barbara -. Gli insetti cerchiamo di combatterli con i parassitoidi e i lanci preventivi. Per le malattie fungine e batteriche utilizziamo induttori di resistenza con la concimazione, o comunque, con trattamenti fogliari a livello, però, di concimazione, non con pesticidi o insetticidi. Non possiamo essere classificati biologici perché il substrato non è considerato bio, pur essendo materiale organico, e i concimi sono semplici, ma non sono tutti classificati biologici”. Dalla piantina al pomodoro maturo. Grappoli che crescono ordinati in lunghi filari, si arrampicano su fili tesi in alto e vanno verso la luce.

“Si inizia – spiega Barbara – stendendo le lastre con il substrato, si dispone il sistema di irrigazione, si somministra la soluzione nutritiva e a inizio gennaio vengono trapiantati i cubetti con le piante innestate. Da fine gennaio a settembre disponiamo le arnie con i bombi per l’impollinazione. Gli steli si sviluppano fino a raggiungere i 5 m di altezza. Verso la seconda metà di marzo si comincia, in genere, a raccogliere. A fine novembre si prendono gli ultimi frutti e si procede alla rimozione del film plastico dalle canalette. Poi, i residui colturali e il substrato sono trinciati”.

Al lavoro, 7/8 persone, tre ragazze italiane e altri provenienti da diversi Paesi che affiancano i soci fin dall’inizio di questa attività. “Un’attività che ha richiesto l’impegno di un milione di euro, un investimento importante – dice Barbara -. In questo progetto ci ha assistito il Consorzio Agribologna, di cui facciamo parte come soci. Ci ha aiutato nell’investimento iniziale, abbiamo fato un business plan e un piano di ammortamento per rientrare in diversi anni”.

Lavoro, molti soldi spesi ma anche soddisfazione. “Sì – conclude Barbara -. Il nostro pomodoro piace. Il consumatore è difficile e si è abituato al nostro “grappolo”, lo ricercano perché è saporito e buono. Oggi in cucina si richiede colore, brillantezza ma anche salubrità e buona tenuta a maturazione. Pellerossa è tutto questo”.

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