Un melone coltivato ‘con arte’ per i mercati del Nord Italia

Giugno 2016

Claudio Ferri

SAN PIETRO IN CASALE (Bologna) – Appena entri nell’area cortiliva ti accorgi che tra le serre pascola un cavallo bianco argentino: è la mascotte dell’azienda agricola Mezzetti, una quarantina di ettari a San Pietro in Casale, metà dei quali coltivati ad ortive.

Cocomeri e zucche, ma è soprattutto la coltivazione dei meloni il fiore all’occhiello aziendale, una specializzazione che è consolidata negli anni e che ha portato Franco Mezzetti e la moglie Morena Michelini a caratterizzare il loro prodotto di punta con un marchio ad hoc: “Il melone d’arte”. 

“Sì perché per fare un melone buono ci vuole tanta passione e dedizione – dice Mezzetti – ed è per questo che abbiamo scelto questo nome -. L’annata è iniziata con temperature altalenanti, un fattore che ha condizionato un po’ tutte le colture agricole, anche se il tunnel mitiga in parte gli effetti degli sbalzi del clima”.

Numerosi tunnel ‘freddi’ ospitano cocomeri e meloni, questi ultimi da pochi giorni maturi che prendono la strada del nuovo mercato di Bologna, da poco inaugurato. La filiera del melone è tutta interna all’azienda perché il seme viene piantato negli appositi vasetti, innestato e trapiantato in serra. Dal 1988 l’azienda dispone di un posteggio al Caab di Bologna (ora Nam, Nuova area mercatale).

“Ma il nostro prodotto lo conferiamo anche ad altri mercati, come quello di Milano, Verona e Padova – prosegue Mezzetti – e con il melone facciamo anche il raccolto tardivo, garantendo meloni fino ad ottobre”. I prezzi non sono ovviamente costanti, e si va dai tre euro e oltre al chilogrammo per i primi frutti fino ai 5 centesimi in piena produzione, quando l’offerta è abbondante. “La vendita diretta è minima perché non siamo organizzati per questa attività – chiarisce – che nel pieno della stagione impegna anche una decina di operai per la raccolta”. Le varietà di melone che utilizza, prevalentemente liscio, sono l’honey moon e le tipologie charantais, “molto apprezzate dai consumatori”, sottolinea Morena. Anche la produzione di cocomeri ha un peso importante nell’ordinamento colturale dell’azienda, un prodotto che viene alienato ad oltre un euro al chilogrammo ad inizio campagna per scendere a poco più di 25 centesimi quando sono nel picco produttivo.

“Anche le zucche sono importanti – segnala Mezzetti – un prodotto che commercializziamo, a seconda delle annate, fino ad aprile”. Non mancano gli inconvenienti, comuni a molti agricoltori: “Pochi mesi fa mi hanno rubato una trattrice del valore di oltre centomila euro – conclude – e un episodio di questo tipo è fortemente destabilizzante sul piano economico”.

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