“Una diga sull’Enza è più che mai necessaria”

Luca Soliani
REGGIO EMILIA – “La necessità di avere una diga sull’Enza non è più differibile. Siamo ancora in attesa che arrivi alla Bonifica il promesso finanziamento ministeriale da 3 milioni e mezzo per andare avanti con lo studio di fattibilità del progetto. Non vogliamo addentrarci su luogo di realizzazione e misure, ci sono tecnici e professionalità che dovranno stabilirli, ma crediamo che l’invaso non debba essere solo per uso agricolo ma per usi plurimi.
E quindi deve essere di dimensioni adatte e rispondente ai futuri bisogni. Bisogna accelerare sui tempi. Non solo l’agricoltura ma l’intero territorio, non può più aspettare”. Le parole, inequivocabili, sono di Lorenzo Catellani (presidente Cia Reggio) che chiede con forza di tagliare i tempi per arrivare al progetto e alla realizzazione di un invaso che raccolga l’acqua quando cade dal cielo e possa poi distribuirla sul territorio nei lunghi periodi in cui manca a causa dei cambiamenti climatici.
“Della realizzazione della diga sull’Enza si parla addirittura dal 1863 quando Giuseppe Carlo Grisanti fece gli studi di fattibilità sia a Vetto che alle Gazze – sottolinea Catellani -: non se ne fece nulla. L’idea della sua costruzione è tornato di attualità a inizio anni Ottanta: nel 1982 è stato elaborato il progetto Marcello che portò addirittura a costruire dopo pochi anni il ‘taglione’: era lo zoccolo su cui avrebbe dovuto poggiare una diga da 102 milioni di metri cubi, alta 83 metri. Ma poi tutto si arenò a causa di battaglie degli ambientalisti dogmatici e per scelte politiche. Ora la costruzione della diga è una necessità imprescindibile per il territorio, dove la disponibilità d’acqua per l’agricoltura si è ulteriormente ridotta a causa dei cambiamenti climatici e del deflusso minimo vitale introdotto sull’Enza”.
Per Catellani, presidente Cia Reggio Emilia, la politica dei piccoli invasi è inadeguata
Il presidente Cia Reggio non ritiene il ‘piano laghetti’ – firmato Anbi e Coldiretti – una soluzione all’emergenza idrica della nostra provincia: “Non mi pare certo il modo più adeguato per affrontare la drammatica situazione che mette a rischio l’intero settore reggiano. La proposta non è la soluzione al problema in quanto fornirebbe una risposta troppo limitata al reale fabbisogno di acqua che viene dal nostro territorio; la politica dei laghetti sembrerebbe piuttosto un modo per distogliere l’attenzione dalla realizzazione di invasi (tra cui quello dell’Enza) indispensabili per rispondere alle varie necessità. Non possiamo davvero pensare di affrontare la nostra situazione con la politica dei laghetti…”.
Situazione reggiana che definisce “drammatica. L’Enza è ai minimi termini – gli imprenditori agricoli della zona, rinomata per i prati stabili e la produzione di parmigiano reggiano – sono in grosse difficoltà. Analoga situazione anche quella del Secchia. Lo stesso Po è ridotto a un rigagnolo tra montagne di sabbia e la Bonifica è al lavoro ogni giorno per consentire alle pompe il pescaggio delle acque. Come dicevo prima, il fatto che non sia nevicato in montagna significa che i tradizionali grandi serbatoi naturali di acqua quest’anno non ci sono. Dobbiamo essere consapevoli del rischio che corriamo: un default totale delle colture estive. Non ci resta che sperare in piogge estive. Non bombe d’acqua, però: non risolvono il problema ed anzi rischiano solo di causare ulteriori danni alle colture e alle strutture delle aziende, come ad esempio è successo a inizio luglio”.
“Se continua così – sottolinea – si avrà un drastico calo di produzione trasversale a tutti i comparti dell’agricoltura reggiana. Alla situazione siccità va aggiunto l’aggravio dei costi di produzione per le aziende agricole: dal rincaro dei fertilizzanti (+170%) all’aumento del 50 % del costo di produzione del latte a quello del gasolio e dell’energia in genere che nell’ultimo anno ha fatto segnare un aumento del 200%. Ricordo che il gasolio è fondamentale per permettere l’irrigazione nei campi…”.
Conclude il presidente Cia Reggio: “Nell’immediato è fondamentale ottimizzare la risorsa idrica, è fondamentale gestire bene i turni delle irrigazioni per salvare le produzioni in campo e, servono poi interventi strutturali sulle infrastrutture idriche come una rete di nuovi bacini e invasi.
Occorre accelerare i lavori per l’invaso sull’Enza, si è già in ritardo e non si deve perdere ulteriore tempo. In tal senso, apprezziamo le parole dell’assessore regionale Mammi e dei politici che a livello nazionale si sono spesi per portare avanti il progetto. Nel 2016 era iniziato, grazie all’azione di Cia un ragionamento che aveva portato all’insediamento di un tavolo tecnico a cui avevano partecipato anche le altre associazioni agricole e le amministrazioni pubbliche per riproporre la costruzione di un invaso.
Questo ha portato anche alla concessione di quel finanziamento ministeriale di cui parlavo prima: chiediamo che arrivi il prima possibile. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono davanti agli occhi di tutti e l’agricoltura è il settore che più li sta pagando. Servono risposte urgenti”.