Zafferano, fiore da reddito che richiede passione

Dicembre 2014

Claudio Ferri 

SESTOLA (Modena) – Coltivare lo zafferano: è la decisione consapevole maturata da Yveline Zagaglia ed il marito Fredric Loiselet, che nove anni fa da Lione sono arrivati a Sestola per cambiare stile di vita.

Yveline, di padre sestolese (emigrato in Francia nel dopoguerra) e il marito sono venuti dalla Francia per valorizzare un terreno rimasto di proprietà della famiglia. Nella località dell’Appennino modenese, infatti, i due ragazzi fanno gli agricoltori dopo avere ristrutturato la cascina e dissodato il fondo agricolo che è rimasto in stato di abbandono per anni.

Nell’azienda, denominata ‘Asino Verde’, si sono riappropriati di un bene prezioso “che ci consente di vivere a contatto con la natura, dopo esperienze di lavoro diverse”. Yveline era impiegata mentre Fredric svolgeva l’attività di preparatore atletico e appena arrivati hanno risistemato la vecchia abitazione. “Per scelta non utilizziamo mezzi agricoli convenzionali, ma solo asini (da qui il nome dell’azienda) che ci aiutano nei lavori faticosi, dalla sarchiatura alla raccolta della legna nel bosco.

Abbiamo deciso di coltivare lo zafferano in modo del tutto naturale, biologico, una attività che richiede molta manualità e pazienza”. Lo zafferano è una pianta originaria dell’Asia Minore, e introdotta in Italia da un monaco abruzzese nel quattordicesimo secolo. Negli ultimi anni nella regione Emilia Romagna si stanno moltiplicando piccole coltivazioni di zafferano come attività integrativa realizzate da agriturismi e da aziende agricole. Piccole realtà produttive sono presenti anche nell’alta Valmarecchia, a Talamello, sulle colline di Faenza, a Casola di Montefiorino in provincia di Modena, nell’Appennino reggiano e a Rottofreno in provincia di Piacenza.

“Iniziamo con la piantumazione dei bulbi in file distanti tra loro almeno 50 centimetri – spiega Yveline – mentre il raccolto avviene da ottobre a novembre perché lo zafferano non teme il gelo. Le operazioni di raccolta sono le più delicate – prosegue – perché i fiori si schiudono soltanto per pochi giorni e la raccolta degli stimmi (i piccoli filamenti del fiore che rappresentano la spezie, ndr) deve avvenire già al primo giorno di fioritura”.
Gli stimmi, di colore rosso, vengono rimossi con delicatezza e con l’aiuto di una pinzetta, poi vengono fatti essiccare e riposti in vasetti di vetro per conservare l’aroma dello zafferano. “Ogni anno riusciamo ad ottenere circa 100 grammi di zafferano – racconta Yveline – che commercializziamo in vasetti da pochi grammi: bastano infatti 3 – 4 stimmi per insaporire un piatto o aromatizzare una tisana”.

Sul mercato lo zafferano, sotto forma di stimmi ma anche in polvere, vale da 23 a 28 euro al grammo, Si stima che la coltura sia coltivata in Italia su di una superficie di cinquanta ettari distribuiti in Sardegna nell’area del Medio Campidano, in Abruzzo nell’Altopiano di Navelli, in Toscana, in Umbria e nelle Marche, oltre che in Emilia Romagna. Per informazioni: loiseletfredyveline@gmail.com

Articoli correlati

razza Romagnola

La Romagnola traccia il territorio

Emer Sani San Piero in Bagno (Forlì-Cesena) – Imprese e imprenditori che lavorano in montagna sono dei presidi del territorio.Svolgono un’azione preziosa per il mantenimento dei luoghi, ma la redditività

Leggi Tutto »
WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.