Cantina Tibé, un incontro tra vino e leggenda

Riolo Terme (Ravenna) – Tibé. L’accento acuto alla fine del nome è un “fulmine”, quel “fulmine” che secondo la leggenda fu fatale al Re Tiberio uscito dalla grotta – dove se ne stava riparato con la sua corte per sfuggire alla profezia – per andare a vedere di persona quelle uve, che non vide, delle quali aveva sorseggiato il buonissimo vino.

La Cantina in questione è situata a pochi chilometri da Riolo Terme, dove si trova la famosa Grotta del Re Tiberio nel Parco della Vena del Gesso Romagnola e il filo conduttore che lega l’azienda dei fratelli Andrea e Roberta Rivola al territorio e ai loro prodotti è proprio la leggenda.

Un territorio che si racconta per accogliere e creare esperienze uniche

Ogni vino, ogni bottiglia, ogni etichetta, narra e restituisce in un calice il territorio e racconta la leggenda: il cavallo “Brandimarte”, che ha portato il Re nel rifugio, è Romagna Albana Docg; “Tiberio”, il Re, è il Romagna Sangiovese Doc. Infine, la nuvola, “Nebula”, che evoca l’elemento funesto del racconto, da cui scaturì il fulmine che uccise il Re, è il Trebbiano rifermentato in autoclave.

Qui si viene per tutto questo: da circa un anno l’Azienda organizza eventi e i visitatori vengono accompagnati alla scoperta della Cantina, delle tecniche di vinificazione, dei vigneti e capita che nella collaborazione con le associazioni del posto – come La Nottola, che gestisce le visite guidate alla Grotta di Tiberio, e la Strada del Sangiovese e dei Sapori delle Colline di Faenza – la Cantina Tibé rientri nei pacchetti per gruppi che abbinano la visita alla Grotta con la visita in un’azienda del territorio. “Abbiamo da poco ospitato uno di questi gruppi dopo la loro visita alla Grotta di Tiberio e recentemente anche un gruppo di cicloturisti svedesi e finlandesi.
Il viaggio nella nostra azienda è alla scoperta del processo di vinificazione, delle attrezzature e delle tecniche utilizzate, con un focus sulle temperature critiche nella fase di fermentazione – spiega Andrea – Il percorso prosegue con un’esplorazione dei vigneti e si conclude con una degustazione dei nostri vini, accompagnata da abbinamenti culinari tipici accuratamente selezionati”. 

La Cantina Tibé sembra proprio rappresentare il connubio perfetto fra territorio, tradizioni, storia e leggenda dove passione, creatività, narrazione sono di casa. Andrea e Roberta conducono l’azienda dal 2001, dalla scomparsa del padre, parallelamente alle loro attività fuori dal campo: Andrea è illustratore, specializzato in particolare per l’editoria per ragazzi e le etichette dei vini sono una sua creazione; Roberta è laureata in Economia. Andrea e Roberta Rivola intendono puntare sullo sviluppo dell’enoturismo e vogliono valorizzare il forte legame fra territorio, grotta di Tiberio e i loro vini, legati alla leggenda.

“Siamo entusiasti di continuare a migliorare l’esperienza offerta ai nostri visitatori, ai turisti, attraverso collaborazioni, eventi e innovazioni – afferma Andrea Rivola – La nostra missione è creare un legame forte tra il territorio, la nostra cantina e le storie che rendono unica la nostra terra, offrendo esperienze indimenticabili che celebrano il vino e le leggende locali. Unire tutte le qualità e diversificare le proposte, è questo che vorremmo realizzare. La nostra azienda, che si estende su sei ettari di vigneti, è gestita con passione e dedizione dalla mia famiglia da generazioni. Produciamo e imbottigliamo i nostri vini puntando sempre sulla qualità e sull’autenticità”.

Le idee per il futuro sono tante. Per arricchire ulteriormente l’esperienza dei visitatori i fratelli Rivola stanno pensando a laboratori per adulti, bambini, famiglie. Poi ancora nei progetti c’è la volontà di utilizzare gli spazi dell’Azienda per eventi culturali, come presentazioni di libri e piccoli concerti. Andrea e Roberta molto probabilmente sono ancora parte di quei contadini che la leggenda vuole che in segno di gratitudine per il sacrificio di Tiberio – uscito dalla grotta per andare a vedere di persona quelle uve, che non vide, delle quali aveva assaggiato il buonissimo vino – abbiano continuato di generazione in generazione a coltivare uva e a produrre vino. 

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