Elisa Visintin voce femminile dell’Associazione giovani: “La stalla è la mia discoteca”

Agosto 2014

Bruno Monesi

PELLEGRINO PARMENSE (Parma) – Continua il nostro viaggio per conoscere meglio l’Associazione giovani della Cia parmense.

Questa volta siamo sull’Appennino parmense a circa 450 metri di altitudine, sotto di noi, a un tiro di schioppo, Salsomaggiore Terme. Affinando l’udito si può sentire di giorno il rumore del movimento vacanziero e di notte il traffico di chi rientra dalle discoteche.

“Lo sento alle 4 di mattina – ci racconta Elisa Visintin, allevatrice – quando mi alzo per andare in stalla…”. Attorno a noi la tipica azienda agricola di montagna: circa 40 ettari di terreno con un’ottantina di capi in stalla, di cui la metà in lattazione. Il latte viene conferito al caseificio privato “Berzieri” sempre a Pellegrino.

Elisa, con i suoi 25 anni, è il punto di riferimento in stalla, poi c’è il padre Giorgio, la madre Laura e il fratello Giorgio, tutti impegnati per tirare fuori il meglio dall’azienda agricola, anzi “per ottenere qualche soddisfazione” come ci tiene a precisare Elisa. Di questi tempi le soddisfazioni non sono molte e i Visintin hanno tutte le ragioni per lamentarsi: costi elevati, molto lavoro, prezzi del formaggio fermi, futuro incerto. “E pensare che ho studiato ragioneria – ci racconta Elisa – ho anche lavorato come impiegata per cinque anni, poi ho deciso che dovevo tornare in azienda”. Pentita? “Direi di no – ci risponde convinta Elisa – certo, con i prezzi attuali del formaggio dobbiamo lottare ogni anno per gli investimenti”.

Elisa ci parla della sua esperienza con gli altri giovani della Cia: “ci si aiuta, serve a conoscersi meglio, possiamo confrontarci e far crescere le nostre aziende, da poco ho finito il corso di fecondazione e spero di avere altre opportunità di crescita professionale”.

Al termine della nostra breve chiacchierata chiediamo a Elisa cosa vorrebbe oggi: “Solo un po’ più di tranquillità e magari un po’ più di giustizia. Quello che fa arrabbiare è che stiamo ancora facendo dei sacrifici per metterci in regola con le quote latte, mentre poco lontano da noi c’è chi ha usato quei soldi per farsi un capannone”.

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