Una coerente politica di governo delle acque: lo chiede la Cia alla Regione

Novembre 2014

Le attività agricole e forestali hanno rappresentato, nel corso del tempo, il principale agente modellatore del territorio emiliano romagnolo, creando, in molti casi, paesaggi di straordinaria bellezza, contrastando fenomeni di degrado dei suoli e dissesto geomorfologico-idraulico attraverso specifiche pratiche agricole e silvicole e una capillare rete di opere di regimazione delle acque e di stabilizzazione dei versanti.

I recenti fenomeni atmosferici che hanno interessato il territorio faentino hanno riportato con forza alla ribalta il tema del dissesto idrogeologico e delle indispensabili opere ed interventi per porvi rimedio.
La Cia di Ravenna a fronte di una situazione paradossale in cui diversi sono i titolari di responsabilità per competenza assegnata dalla normativa in essere – ma nessuno vuole assumersi le responsabilità relative ai danni provocati dalla gestione dei corsi d’acqua – ritiene opportuno richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli aspetti fondamentali del tema relativo al dissesto idrogeologico. L’azienda agricola è un impresa multifunzionale non solo produttrice di derrate alimentari, ma anche erogatrice di servizi ai singoli ed alla collettività, in particolare contribuisce a proteggere l’ambiente ed il territorio nelle zone collinari e montane.

La Regione Emilia Romagna non può stratificare la sua stessa normativa con criteri di gestione delle acque contraddittori che prevedono da una parte una pulizia degli alvei dalla vegetazione (che però spesso è rimasta tale nel corso di decenni) e dall’altra considerare gli stessi vettori d’acqua aree di riequilibrio naturali con vincoli di  intoccabilità.
Spesso queste normative sono state dettate da forme di ambientalismo di maniera, trascurando la funzionalità dei corsi d’acqua, con conseguenze gravissime e danni a cose e persone.

È giunto il momento di cambiare pagina.

È necessaria una revisione della normativa che renda chiare e distinte le diverse responsabilità e che non consenta ad enti terzi (enti parco, enti gestione Rete natura 2000, Comuni, Province) di determinare scelte gestionali diverse ed in contraddizione con le finalità di corretta gestione di tutti i corsi d’acqua di regolare e corretto deflusso delle acque.

La Cia di Ravenna di fronte ad una situazione così grave richiama la Regione alle sue responsabilità e ad un confronto con tutte le Istituzioni interessate per superare questo stato di cose ormai insopportabile per le imprese agricole del territorio.

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