IMOLA – “Buone le previsioni per la prossima campagna delle noci”, almeno nella zona imolese. È contento e fiducioso Sauro Calderara, presidente della Caci Imola, la società agricola di Imola che nasce dalla divisione agricola della Cooperativa Trasporti Imola. L’investimento è iniziato nel 2006. Oggi i noceti sono, uno a Imola di 31 ha di varietà Chandler e 2 ha di noci Lara, questo è in piena produzione, di circa 1400/1500 q.li, poi ci sono 15 ha a Sasso Morelli impiantati tra il 2019 e il 2020, tutte Chandler.
Nel 2021 è stato implementato l’impianto di lavorazione con una selettrice ottica, per migliorare la qualità, una calibratrice per offrire un prodotto più uniforme, e una sgusciatrice, per valorizzare il sottocalibro ed anche parte dello scarto, anche lo sgusciato è selezionato con la selettrice.
“Dovrebbe essere un anno normale – continua Calderara -, con una raccolta di 1.300/1.500 q.li aiutati anche dall’avvio della produzione di noci a Sasso Morelli. L’anno scorso abbiamo avuto, causa le piogge primaverili, un calo importante, mentre nel 2022 abbiamo rilevato un record della produzione di 1500 q.li. Inizieremo verso i primi di ottobre a raccogliere i frutti e andremo avanti, tempo atmosferico permettendo, per circa un mesetto”. Una frutta secca che ha degli aspetti molto positivi. “Le noci – dice Calderara – non si fanno influenzare dal clima, almeno per la maturazione del frutto. Non conoscono siccità, piovosità, freddo o caldo”. Ma ci sono comunque criticità. “Purtroppo, da un po’ di tempo notiamo problemi per quanto riguarda malattie fungine, ma soprattutto nelle zone del ferrarese e del basso veneto, a Imola e nel circondario il clima è un po’ più asciutto”.
Frutta in guscio: l’Italia investe, nonostante il clima
Ammonta a 270mila tonnellate la produzione di noci, nocciole, mandorle, castagne e pistacchi realizzata dall’Italia nel 2023. Il dato è di Ismea che ha presentato a maggio al convegno “Gli Stati generali sulla frutta in guscio” organizzato al Macfrut di Rimini, il quadro economico del settore e l’indagine sui consumatori, condotta con La Sapienza di Roma. La nostra nazione è, dunque, nella top ten, nonostante nell’ultimo decennio, l’aumento delle superfici investite, gli eventi climatici eccezionali hanno penalizzato le rese, riducendo l’offerta interna del 7% e determinando un maggiore ricorso al prodotto di importazione. Sempre nel 2023 l’Italia ha importato un quantitativo di 460mila tonnellate, quasi due volte la produzione nazionale, per un controvalore di 1,4 miliardi. Si tratta soprattutto di forniture extra-Ue con Usa, Turchia e Cile che insieme concentrano oltre il 50% dei volumi totali. L’Italia è il sesto maggiore importatore mondiale di frutta in guscio, per il rilevante fabbisogno dell’industria dolciaria nazionale, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, ma anche per la significativa crescita dei consumi interni, favoriti dalla diffusione di stili di vita orientati al benessere e dal successo di prodotti innovativi, quali mix e barrette energetiche/dietetiche, che hanno contribuito a destagionalizzare l’acquisto di frutta in guscio svincolandolo dalle tradizionali occasioni legate a ricorrenze e festività. Nell’ultimo anno il consumo complessivo di frutta in guscio in Italia (considerando la domanda intermedia e finale) si è attestato, secondo le elaborazioni Ismea, a 638 mila tonnellate, il 25% in più rispetto a dieci anni fa. Le noci e le mandorle pervasive e sono consumate durante tutti i momenti della giornata (colazione, spuntino mattutino, pranzo, aperitivo e spuntino pomeridiano, cena, spuntino post-cena). La qualità percepita è molto alta in termini di benessere e benefici corpo-mente.