Mara Biguzzi
BOLOGNA – I mercati all’ingrosso ed i centri agroalimentari sono fortemente condizionati, specie in questi ultimi anni, dalla distribuzione moderna che riesce ad essere più competitiva ed anche a cambiare gli stili di vita dei consumatori. La distribuzione moderna si è ben inserita in questa “globalizzazione dei commerci”, intercettando queste nuove tendenze e continuando a scavalcare i mercati all’ingrosso, privilegiando la realizzazione di proprie “centrali distributive” o piattaforme logistiche.
Il comparto dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari, pur mantenendo funzioni di pubblico generale interesse, come la formazione del prezzo in condizioni di libera concorrenza, il controllo igienico-sanitario e di qualità, la tracciabilità del prodotto e, più di recente, la tutela e la valorizzazione delle produzioni fresche tipiche del territorio, accusa diffuse criticità a causa della sua eterogeneità, della presenza di una miriade di piccole imprese spesso non ben organizzate, e, in sintesi, “nel non riuscire a fare sistema”.
La riforma della Pac, ed in particolare la nuova regolamentazione per le aziende partecipate dagli enti pubblici previste nei Decreti “Madia”, può costituire un impatto estremamente deleterio per il comparto, soprattutto se questa riforma verrà intesa come strumento di rapida “soluzione finale” di queste aziende. In effetti il comparto non è pronto per una rapida privatizzazione: da qui il rischio o di un pericoloso inserimento di capitali di dubbia provenienza, o di una rapida chiusura della quasi totalità di tali strutture. Giova ricordare che nel nostro Paese si contano ben oltre 200 mercati all’ingrosso e centri agroalimentari nei quali operano migliaia di imprese, di piccole e grandi dimensioni, con un fatturato stimabile in circa 7-8 mld e che dà occupazione a centinaia di migliaia di addetti comprensivi dell’indotto.
Per quanto riguarda le forme di gestione: il 69% dei mercati ortofrutticoli è a gestione pubblica, il 19% è mista e solo il 12% è privata. La Campania è la regione con il maggior numero di mercati all’ingrosso ortofrutticoli a gestione pubblica, l’Emilia Romagna quella con il maggior numero di mercati a gestione mista e la Sicilia è quella che ha il maggior numero di mercati a gestione privata.
Questa rete di mercati all’ingrosso riesce a tutelare e valorizzare la produzione fresca di numerosi territori sparsi nel nostro Paese contribuendo allo sviluppo di quella biodiversità che lo caratterizza. Inoltre riesce a sostenere una diffusa presenza di mercati rionali operanti nei nostri centri urbani e ad approvvigionare una ristorazione che contribuisce a rafforzare il richiamo turistico, le attività legate alla cultura, all’ambiente e all’intrattenimento di queste città e di questi territori.
Queste importanti funzioni, che rammentiamo essere “funzioni pubbliche”, ampliano ed estendono il tradizionale ruolo dei mercati storicamente correlato alla formazione dei prezzi, ai controlli di qualità e, più di recente, ai controlli sull’origine dei prodotti e alla loro tracciabilità: ancora oggi molteplici sono le funzioni di tutela dei prodotti e dei consumatori e quindi i mercati riconfermano la loro funzione di pubblico interesse.
Se queste sono valide motivazioni per il mantenimento in vita di queste strutture, non ci si può sottrarre alla necessità di farle evolvere al fine di renderle più efficienti ed anche più rispettose dell’equilibrio del bilancio economico, anzi si ritiene la “Riforma Madia” una ottima occasione per sferzare il comparto e costringerlo ad operare un deciso salto di qualità anche sotto questo aspetto.
In Italia infatti vi sono troppi mercati e non sempre ben gestiti: occorre, di conseguenza, avviare una programmazione nazionale e regionale con politiche territoriali che intervengano attraverso strategie di sviluppo finalizzate alla razionalizzazione logistico-economica-commerciale dei mercati all’ingrosso.
Al 30 settembre scorso gli Enti pubblici dovevano decidere se tenere o “disfarsi” delle partecipate, fra cui le quote nei Mercati. Al momento sembra che i mercati all’ingrosso, nel loro complesso, ne siano usciti in maniera soddisfacente. In particolare i grandi mercati e i centri agroalimentari. Rimane però il fatto che si tratta del primo passaggio della Riforma Madia. Il grande ostacolo sarà rappresentato dal raggiungimento o meno dell’equilibrio del bilancio di queste strutture e, di conseguenza, dalla posizione che assumerà la Corte dei Conti nei loro confronti.