Il Coronavirus “insegna” che non bisogna più tagliare la Sanità pubblica

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Anp da anni si batte per garantire a tutti i pensionati cure e assistenza nei territori rurali

“Vogliamo in primo luogo ringraziare tutto il personale sanitario, la protezione civile e le forze dell’ordine che sono state, e sono ancora, in prima linea per gestire un’emergenza sanitaria senza precedenti nella storia più recente. Ma vogliamo anche sottolineare che se dagli anni ’90 ad oggi non fossero stati tagliati 70mila posti letto e non si fosse andati verso una costante privatizzazione del nostro sistema sanitario, forse la preoccupazione maggiore non sarebbe stata la mancanza di letti in terapia intensiva o magari l’ipotesi, del tutto inumana, di fare delle scelte su chi curare.

Queste le affermazioni dell’Associazione nazionale pensionati di Cia Ferrara, intervenuta sull’emergenza sanitaria che ha colpito soprattutto la popolazione più anziana e fragile.

L’associazione che tutela i pensionati sta combattendo da anni una battaglia contro il taglio dei posti letto nelle strutture pubbliche, le difficoltà ad accedere a visite specialistiche urgenti in tempi brevi, l’attesa è di oltre un mese, contro i due-tre giorni se si sceglie il regime privato, e la generale difficoltà delle persone anziane nelle aree rurali più isolate del ferrarese, dove spesso mancano i servizi essenziali di assistenza, anche a livello domiciliare, ed arrivare al primo ospedale per una visita è un calvario.

“Questa emergenza – continua Anp Ferrara – ha colpito duramente gli anziani più deboli e, di conseguenza, le loro famiglie, che sono stati allontanati per motivi di sicurezza dai propri cari, senza poter far sentire la loro vicinanza o un ultimo saluto. Anziani che spesso sono stati trattati dai media come sacrificabili, perché morire per un ultra-ottantenne sembra quasi “scontato” o è il male minore per una società che ha perso l’umanità.

Come associazione vogliamo sottolineare che gli anziani sono e rimangono un patrimonio e una risorsa per le generazioni più giovani, perché sono quasi tutti nonni, “ammortizzatori sociali” dei figli senza lavoro e depositari di esperienze, tradizioni, vita vissuta. Una vita che vale la pena di vivere in maniera degna e attiva anche in tarda età. L’emergenza, inoltre, ha fatto emergere le falle del nostro sistema sanitario che, fino a qualche decennio fa, era uno dei migliori al mondo, perché era universale e garantiva le cure a tutti.

Naturalmente siamo consapevoli che la nostra Regione ha dei livelli molto alti di assistenza – continua l’associazione -, ma comunque i problemi sul nostro territorio non mancano perché si è scelto di fare un ospedale a Cona, decentrato rispetto alla città e di concentrare le risorse in un unico polo ospedaliero, depotenziando l’ospedale del Delta, quello di Argenta e altri piccoli presidi, che garantivano un accesso alle cure più semplice per chi vive nelle aree rurali più isolate. E non è una storia ormai “vecchia”, ma una situazione reale e quotidiana che vivono i nostri pensionati”.

L’associazione sottolinea la necessità di continuare a sostenere gli anziani a livello domiciliare, anche in situazioni particolari, come quella dell’epidemia da Coronavirus.

“Il rischio, continua Anp, è che ci sia una nuova e più pericolosa distinzione tra malati di serie A e serie B. Oggi questa distinzione esiste già, perché chi ha l’urgenza di essere curato e le possibilità economiche si rivolge alla sanità privata per le visite specialistiche, mentre chi non può permetterselo, perché ha la pensione minima che a fatica arriva a 500 euro al mese come succede a molti pensionati agricoli, deve attendere anche diversi giorni o mesi.

Il nostro sistema sanitario, a causa delle scelte del passato, è stato messo a dura prova, ha rischiato di arrivare al collasso e di lasciare fuori dagli ospedali o di non curare adeguatamente persone che con patologie diverse dal Coronavirus. E questi, anche in futuro, quando magari dovremo affrontare altre crisi sanitarie, saranno i nuovi pazienti di serie B, quelli che rischieranno in maniera altrettanto grave di chi ha avuto la sfortuna di contrarre una malattia sconosciuta. Per questo la nostra associazione continuerà a battersi e a tutelare i nostri pensionati e a non lasciarli soli ad affrontare situazioni gravi ed epidemiche, ma anche le difficoltà quotidiane legate alla sanità e all’assistenza.

Perché il diritto alla salute è universale, inviolabile e deve venire prima di tutto”.

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