La filiera ortofrutticola è la colonna portante dell’agricoltura italiana

Alessandra Giovannini

BOLOGNA – Macfrut ha fornito alcuni dati sull’ortofrutta 2024 e un messaggio: la salute vien mangiando e l’ortofrutta è alla base della sana alimentazione.
Il settore ortofrutta in Italia vale oltre 17 miliardi di euro, ovvero il 28% del valore della produzione agricola nazionale e, assieme alle conserve vegetali, contribuisce al 18% dell’export agroalimentare italiano (fonte Ismea). In crescita l’export di ortofrutta italiana nel 2024 (+6,3%) che sfiora quota 6,5 miliardi di euro. Secondo i dati di Agenzia Ice (elaborazione Ice su dati Tdm e Istat) il nostro Paese è il secondo esportatore in Europa dietro solo alla Spagna, che tuttavia ha un valore tre volte superiore.

I cinque principali mercati di sbocco del made in Italy ortofrutticolo sono nel contesto europeo: al primo posto la Germania che assorbe quasi un terzo del prodotto nazionale (1,9 miliardi), a seguire Francia (0,63 miliardi), Austria (0,44 miliardi), Svizzera (0,37 miliardi) e Spagna (0,29 miliardi). Riguardo i mercati che hanno registrato le migliori performance di crescita nei primi tre posti troviamo tre stati dell’Europa dell’Est: Croazia (+17,2%), Romania (+15,1%), Repubblica Ceca (+12,9%). Secondo i dati di Ismea è in crescita in valore la spesa per l’ortofrutta nel 2024: +2,2% ortaggi (freschi e trasformati), +2,9% la frutta.

Per gli ortaggi la dinamica è supportata da tutti i prodotti freschi, per i quali si rileva una crescita sia dei volumi nel carrello che dei prezzi medi. Aumenta del 2,9% la spesa per la frutta, con dinamiche di espansione dei volumi che hanno interessato quasi tutti i prodotti ad eccezione degli agrumi (-0,7%), per i quali il decremento dei prezzi medi (-1,9%) ha comportato una flessione della spesa del 2,5%.

Ortofrutta settore strategico che soffre per clima e concorrenza estera
I dati presentati da Nomisma al convegno di Apo Conerpo

“Coltivare il futuro tra politiche green e mercato – Apo Conerpo: 30 anni insieme per l’ortofrutta, nuove sfide e opportunità” è, invece, il titolo del convegno che si è svolto il 26 marzo a Bologna. L’evento ha visto la presentazione del report “Sfide e strategie per la resilienza dell’ortofrutta” da parte di Nomisma

Lo scenario produttivo: un comparto strategico ma sotto attacco

Nel 2023 il tessuto produttivo contava circa 158mila imprese agricole il (23% del totale imprese agricole nazionali), con una superficie dedicata di circa 451mila ettari per gli ortaggi e 646mila per la frutta (9% della sau italiana) e una ricchezza generata pari a circa 18,8 miliardi (11,3 e 7,5 rispettivamente per ortaggi e frutta).
Il 28% della produzione agricola è da attribuirsi a frutta e verdura, nonostante queste coltivazioni occupino solo poco più di un milione di ettari di superficie agricola utilizzata (sau).
L’ortofrutta italiana grazie all’ampiezza dell’offerta e alla qualità delle produzioni, è rappresentata bene sui mercati internazionali: con 10,9 miliardi incide per il 18% sul valore delle esportazioni agroalimentari italiane. Sul mercato domestico rappresenta, invece, un quarto sulla spesa per consumi di generi alimentari, grazie a un valore pari a 38,1 miliardi.

Un settore che soffre

Fattori climatici, fitosanitari, normativi ed economici mettono l’ortofrutta in seria difficoltà e a confermarlo sono le produzioni che segnano cali strutturali che si traducono in un saldo commerciale negativo e in una crescente dipendenza dall’import.
Le superfici ortofrutticole nazionali secondo la ricerca di Nomisma, stanno subendo contrazioni significative e a soffrire di più sono le pere, che dal 2014 a oggi hanno perso oltre il 45% delle superfici coltivate a pere in Emilia Romagna. Non vanno meglio le pesche e le nettarine che nell’ultimo decennio hanno visto una contrazione delle superfici del 56,5 per cento e i kiwi, che segnano un decremento del catasto produttivo pari 6,1% negli ultimi cinque anni.
A gravare sul sistema ci sono anche l’aumento dei costi di produzione (energia +107% dal 2019, manodopera molto più cara rispetto a Spagna e Grecia) e la drastica riduzione delle molecole autorizzate per i trattamenti fitosanitari, che oggi rappresenta una delle minacce più gravi per la sostenibilità produttiva.
Il report evidenzia inoltre come nel 2023 il 48% delle aziende ortofrutticole abbia riportato perdite economiche direttamente collegate a eventi climatici estremi, con una forte concentrazione dei danni nei mesi chiave per la fioritura e l’allegagione. L’Emilia Romagna, in particolare, ha visto concentrarsi il 13% degli eventi avversi avvenuti in Italia tra il 2015 e il 2024.

Il Focus di Nomisma su pomodoro, pere, pesche e nettarine, kiwi

Il report di Nomisma analizza in dettaglio gli andamenti di quattro filiere particolarmente rilevanti per storia, estensione, valore e competenza dei produttori:
Pomodoro da industria – L’Italia mantiene un saldo commerciale fortemente positivo. L’Emilia Romagna, dove si concentra il 35% della produzione italiana, ha aumentato le superfici negli ultimi dieci anni, in controtendenza rispetto al calo nazionale.
Pere – Il settore ha vissuto anni di crisi profonda. In dieci anni le superfici coltivate in Italia sono crollate del 34% e l’export si è dimezzato. Il crescente ricorso all’import, in particolare da Belgio e Paesi Bassi, riflette la perdita di competitività nazionale.
Pesche e nettarine – L’Emilia Romagna è la prima regione del nord Italia per estensione di superfici dedicate alle pesche e nettarine (14% del totale nazionale), ma nel corso dell’ultimo decennio ha più che dimezzato i propri investimenti (-56,5% delle superfici nel periodo 2014-2024).
Come nel caso delle pere, alle difficoltà di mercato si sono sommate anche le avverse condizioni fitosanitarie, che hanno condizionato negativamente le performance produttive: nel 2020-2024 la resa media di pesche e nettarine dell’Emilia Romagna è stata del 18% inferiore a quella nazionale. La bilancia commerciale è passata dal saldo positivo di 165mila tonnellate del 2014 a quello negativo di -13mila tonnellate del 2023 e il grado di autosufficienza nello stesso periodo si è contratto dal 114% al 99%. Si è, infatti, registrata una contrazione dell’export del -67%, mentre le importazioni hanno subito solo un debole incremento (+2%).
Kiwi – la bilancia commerciale del kiwi, nel 2023, conferma un saldo positivo di 216mila tonnellate, in contrazione rispetto alle 302mila del 2014.
In questo decennio, infatti, si è registrato un calo dell’export del 16%, con una contrazione del grado di auto-approvvigionamento da 247 a 223 per cento. Parallelamente sono cresciute le importazioni (+85% nel 2014-2023), che tuttavia restano ancora nettamente contenute rispetto ai volumi dell’export.

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