Luca Soliani
È fondamentale agire con la massima celerità per cercare di arginare l’epidemia, difendere le produzioni di carne e salumi, tutelare gli imprenditori agricoli che in Emilia Romagna sono circa 2mila 800.
“Si sta perdendo tempo prezioso, i piani di abbattimento della fauna selvatica vanno a rilento nel Nord Ovest e a Roma non sono neppure cominciati. Nel frattempo, le aziende colpite non hanno ancora ricevuto un euro di indennizzi, in un momento di generale crisi di redditività per la suinicoltura”, le parole del presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, dopo il ritrovamento dei primi due suini infetti a Rieti, che potrebbero portare Bruxelles a dichiarare la temuta fase 3 dell’emergenza, con il passaggio del virus dal cinghiale al maiale domestico.
Il presidente di Cia non ritiene assolutamente sufficienti i 25 milioni stanziati dal Decreto governativo per indennizzare gli allevatori, dopo i primi casi rinvenuti in Piemonte e Liguria. “Anche le altre risorse stanziate dal Governo per le misure di biosicurezza negli allevamenti sono da implementare con urgenza – dichiara Fini -. Senza considerare il rischio che il ritrovamento dei primi suini infetti possa indurre Bruxelles a chiedere all’Italia un severo incremento di tali misure. Questo potrebbe riguardare, non solo le aziende delle zone rosse, ma tutti i 132mila allevamenti suinicoli sul territorio italiano, con un danno incalcolabile per il settore”.
“Il Governo deve adottare tutti gli strumenti a disposizione della struttura commissariale – conclude Fini -, prima che metta a repentaglio tutto il comparto suinicolo nazionale, da cui dipendono 11 miliardi di fatturato e 70mila addetti nella filiera delle carni suine, punta di diamante del Made in Italy. Sono a rischio 21 Dop e 12 Igp che rendono la nostra salumeria unica al mondo, con un valore annuo complessivo di 1,6 miliardi di export”.
L’importanza della filiera è confermata anche dai consumi nazionali, considerando che, secondo Cia, i prodotti a base di carne suina rappresentano circa l’8% degli acquisti nel carrello della spesa degli italiani.
Il nostro Paese è tra i primi sei in Europa per la più alta produzione di carne suina. Nella nostra regione sono macellati il 34% dei suini Italiani. Secondo gli ultimi dati Istat, i capi presenti in Emilia Romagna nell’allevamento suino, sono oltre 1 milione 380mila 500.
Tra le principali cause di diffusione dell’epidemia vi è la circolazione di cinghiali infetti. Un problema, quello della fauna selvatica, fuori controllo.
“A trent’anni dalla legge 157 sulla fauna selvatica, il Paese è invaso da quasi 2 milioni di cinghiali – denuncia il presidente Cia Reggio Emilia, Lorenzo Catellani -. Non è possibile continuare a considerare l’animale selvatico bene indisponibile dello Stato quando è vivo, mentre, nel momento in cui è morto diventa di proprietà del cacciatore. I drammatici risultati sono sotto gli occhi di tutti: gli agricoltori sono pesantemente danneggiati. Questa legge dimostra tutta la sua inattualità e inefficacia, si cambi senza altri indugi. Il nostro settore paga ogni giorno conseguenze pesantissime”.
Sul tema, l’assessore regionale Alessio Mammi (Agricoltura e all’agroalimentare, caccia e pesca) rivela che la Regione ha avviato un confronto con il Ministero.
“È stata valutata la bozza di decreto-legge del Ministero che, occorre, sia approvato al più presto, che introdurrebbe due misure a nostro avviso molto utili per la riduzione della specie. La prima prevede un prolungamento da tre a cinque mesi del periodo di caccia al cinghiale, consentendo, pertanto, una riduzione della presenza con tutti i metodi consentiti dalla legge, fra cui anche la braccata che in determinati contesti altamente boschivi è quella che offre i maggiori risultati. La seconda, l’estensione dei piani di controllo alle aree in cui attualmente non è possibile la sua applicazione, ma che in certi casi presentano forti criticità soprattutto per la quantità di danni che la specie comporta alle produzioni agricole”.
Sul versante della protezione e salvaguardia del patrimonio zootecnico, per aumentare i livelli di difesa negli allevamenti, la Regione sta redigendo un bando, nella misura 4.1, che consentirà di sostenere gli agricoltori che effettuano investimenti, tra cui quelli rivolti alla biosicurezza degli allevamenti suinicoli, con un fondo complessivo di 6,7 milioni di euro.
Contestualmente, si sta elaborando una misura specifica che inglobi parte delle risorse previste dal decreto nazionale ripartite sulle regioni a cui la giunta regionale integrerà risorse proprie per consentire con percentuali maggiori di copertura interventi nelle aree più a rischio diffusione della peste suina africana.