Nelle sabbie ferraresi l'orticoltura tiene, carota in testa - Agrimpresaonline Webzine

Nelle sabbie ferraresi l’orticoltura tiene, carota in testa

Cristian-Feggi

Erika Angelini

BOSCO MESOLA (FE) – I terreni sabbiosi che da Mesola arrivano a ridosso della costa sono fortemente vocati alla produzione di orticole. Qui si coltivano oltre duemila ettari di carote che corrispondono quest’anno a 1 milione e 500 mila quintali considerando i due raccolti, uno estivo e uno autunnale possibili grazie all’utilizzo dei nylon. Su questo indotto – fiore all’occhiello dell’economia agricola ferrarese che comprende anche radicchio, zucca, pomodoro da industria, patata – pesa la messa al bando definitiva dell’1,3D (Dicloropropene), l’unico principio attivo efficace contro i nematodi.

La registrazione del fumigante, infatti, è terminata il 16 ottobre e i produttori sono probabilmente riusciti a utilizzarlo l’ultima volta per la preparazione dei terreni e non con poche difficoltà visto che le scorte sono agli sgoccioli. Ora la preoccupazione per la semina primaverile è davvero altissima, come spiega Cristian Feggi, che coltiva 35 ettari di carota a Bosco Mesola. 

“Quest’anno la produzione generale, considerando i dati raccolti ed elaborati dall’Istat, sarà probabilmente un po’ inferiore alla media che è sempre stata attorno ai 450 q/ha. Anche la carota, infatti, ha sofferto per l’eccesso di pioggia di maggio seguito da mesi di quasi totale siccità, se si escludono i fenomeni di fine luglio che hanno fatto più danni che altro. I cali non sono però uniformi e variano molto da zona a zona: basti pensare che nella mia azienda ho prodotto il 50% in meno perché è esondato un canale di scolo e ho avuto i terreni sommersi per diversi giorni con conseguenze gravi a livello di marciume, ma il mio vicino a 300-400 metri non ha subito danni consistenti. La carota, dunque, ha tenuto e ha dato soddisfazioni anche a livello di prezzo, soprattutto in estate, quando è arrivata a quotazioni di 65 euro/q a maggio e 60 a giugno. Attualmente, stiamo raccogliendo il prodotto autunnale, i prezzi sono un po’ più bassi, ma siamo comunque sui 30-35 euro, cifre molto diverse dai 15-20 euro delle scorse annate. In queste condizioni, anche avendo subito cali produttivi e considerando l’aumento dei costi di produzione, rimane la capacità di fare reddito. Facendo un calcolo spannometrico, infatti, per coltivare la carota servono circa 7-8 mila euro a ettaro su un terreno di proprietà – se il terreno è in affitto si può arrivare anche a un costo di 10 mila euro – e con questi prezzi il guadagno c’è ancora. Certo, non si può scendere sotto i 20-25 euro, altrimenti si rischia di fare una patta o di andare in perdita”. 

“Questa è la fotografia attuale – continua Feggi – ma è davvero un’istantanea di dell’annata che potrebbe essere l’ultima con queste produzioni e con questa qualità. Dal prossimo anno sarà definitivamente bandito il fumigante contro i nematodi e potremo difenderci da questo temuto verme microscopico, che provoca danni enormi anche a patate e pomodoro da industria, solo con la rotazione colturale e utilizzando colture a sovescio, come il rafano: tecniche che però non danno certamente gli stessi risultati. Mi chiedo – continua il produttore – come si possa togliere un prodotto che, non solo in Italia, consente una produzione orticola d’eccellenza, altrimenti difficilissima. Purtroppo, togliere molecole essenziali senza dare alternative è una pratica ormai diffusa e non sempre per ragioni così chiare. Per me l’ambiente è essenziale e anche, naturalmente, quello che mangiamo e proprio per questo produco carote a “Residuo Zero” che, dunque, non vengono immesse sul mercato se hanno sostanze potenzialmente dannose e lo faccio utilizzando il fumigante che ora non è più disponibile. 

Poi so che può esserci un problema di penetrazione delle sostanze nelle falde acquifere, ma non posso credere che l’unico modo per risolverlo sia cancellare un indotto agricolo così importante per il territorio anche a livello occupazionale e sociale, senza possibilità concrete di difesa agli agricoltori contro le fitopatologie. 

Credo che questa sarà una battaglia cruciale che dovremo fare noi agricoltori nei prossimi mesi per tutelare non solo le nostre attività, ma per continuare a produrre le eccellenze orticole del territorio”.

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