Erika Angelini
FERRRARA – Una produzione di carota invernale perfettamente nella media del territorio, con una quantità di circa 400-450 q/ha e un mercato che, soprattutto nella fase iniziale della commercializzazione, ha premiato i produttori.
Per capire come è andata, in dettaglio, la campagna produttiva abbiamo fatto il punto con Sergio Vassalli, giovane produttore di Agia Ferrara, che nella sua azienda di Mesola sta anche sperimentando anche una carota “novella”.
“La raccolta della carota è invernale è iniziata a ottobre ed è terminata a fine marzo – spiega il produttore – oserei dire appena in tempo, visto che poi sono arrivate giorni di basse temperature e le gelate. Quest’anno la carota è andata bene sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, soprattutto nella prima fase produttiva. Verso fine febbraio e in marzo, infatti, sono rimaste in campo partite seminate più tardi e la qualità del prodotto ne ha sicuramente risentito, così come i prezzi di vendita. Siamo passati, infatti, da quotazioni iniziali attorno ai 20 cent/kg per poi scendere verso un prezzo di 15-18 cent, comunque discreto, fino ai 13 di fine campagna.
Anche in questo caso, però, siamo stati fortunati perché il mercato dell’export si è aperto a marzo, prima del previsto, e siamo riusciti a recuperare perché ha assorbito praticamente tutto il raccolto. Solitamente, infatti, i mercati esteri, soprattutto l’Est e il Nord Europa, iniziano a richiedere le carote ad aprile quando non abbiamo più prodotto e le carote esportate sono prevalentemente quelle siciliane.
Il mercato premia gli orticoltori che sono riusciti ad entrare in anticipo sui mercati esteri
Inoltre, in questi paesi il formato a vaschetta da un chilo non è quello più richiesto dai consumatori, come in Italia, e si riesce a commercializzare in sacchi da 10 chili, che contengono carote non necessariamente uniformi come dimensione, per la vendita alla “rinfusa”. La prossima raccolta della carota è prevista a maggio – spiega Vassalli – quindi ci sarà un mese e mezzo di stop produttivo che, però, alcune aziende del territorio stanno cercando di compensare, per arrivare a produrre la carota ferrarese davvero tutto l’anno.
Stiamo sperimentando, infatti, una carota “novella”: non una varietà diversa ma una di quelle più diffuse, come la “Dordogne”, che viene lavorata in maniera diversa. Non posso sbilanciarmi perché siamo, appunto, in fase di sperimentazione ma se la qualità sarà soddisfacente riusciremo a coprire il periodo di vuoto produttivo e rimanere sul mercato praticamente 365 giorni l’anno. Certo, sulla produzione della carota, ma anche su quella di molte orticole del territorio, dal pomodoro alla barbabietola da seme, pesa ancora l’incognita della mancata deroga all’utilizzo del Dicloropropene, l’unico nematocida veramente efficace su questo tipo di prodotti.
Quest’anno è andata bene, i nematodi sono rimasti perlopiù sotto controllo perché la stagione è stata favorevole, ma ci sono state annate in cui senza quel principio attivo non saremmo riusciti a produrre. Se non dovesse esserci un’ulteriore deroga al suo utilizzo andrebbe in crisi il comparto orticolo ferrarese. Peraltro le nostre carote devono essere a “residuo zero”, quindi è evidente che i residui di dicloropropene non rimangono nel prodotto, che, altrimenti, non potrebbe essere commercializzato.
Noi produttori siamo aperti naturalmente ad alternative più green e personalmente ho provato davvero di tutto, fino a soluzioni totalmente ecologiche, ma nulla ha funzionato davvero e, finché non verrà trovata una soluzione efficace, non si può lasciare privo di difese un intero areale produttivo. Anche perché, per soddisfare le richieste interne, finiremmo per importare carote da Paesi dove si fa molta meno attenzione all’uso controllato di agrofarmaci e non ci sono i disciplinari produttivi della nostra Regione, che vanno sempre più verso una direzione di sostenibilità, tutela dell’ambiente e degli operatori”.