di Erika Angelini
FERRARA – Una campagna commerciale 2017-2018 altalenante che si è conclusa con prezzi stabili ma non esaltanti e una prima fase produttiva che vede un aumento delle pere precoci. Sono queste le prime considerazioni emerse dal tavolo di coordinamento tecnico dell’Oi (Organizzazione interprofessionale) Pera, che ha fatto il punto sull’andamento generale del comparto e della filiera.“Nel complesso – spiega Albano Bergami, vicepresidente Oi Pera – ci aspettiamo un aumento delle varietà precoci – in particolare Santa Maria, molto apprezzata in Germania e nel Nord Europa – e una leggera diminuzione dell’Abate. A pesare sui cali qualche problema agronomico come la presenza di alternaria e naturalmente la diffusione della cimice asiatica. I livelli produttivi rientreranno, comunque, nella norma, se consideriamo che l’anno scorso c’era stato un +10% complessivo della produzione, trainato da un +15% dell’Abate. Anche per la “Regina delle pere” ci si aspetta di ritornare, dunque, a una quantità di circa 300.000 tonnellate, vicina alle medie degli ultimi anni”.
“Da un punto di vista commerciale l’annata appena conclusa – continua Bergami – ha vissuto due fasi distinte. Nei mesi successivi la raccolta e fino a metà gennaio 2018, la situazione è rimasta allineata agli anni precedenti, anche grazie alla crisi produttiva delle mele, settore che condiziona quello delle pere a livello di consumi. Da gennaio in poi le strutture commerciali sono entrate un po’ in sofferenza, in coincidenza con l’immissione sul mercato del prodotto frigo-conservato. Il problema è che l’introduzione dello SmartFresh ha reso difficile trattare le pere. Si tratta certamente di una molecola efficace e sicura dal punto di vista della salute, che però va usata su partite che hanno raggiunto la giusta maturazione, altrimenti si rischia di commercializzare un prodotto troppo “crudo”, che non piace ai consumatori italiani.
Questo potrà incidere, in maniera seppur marginale, sulla liquidazione finale ai produttori, anche se è quasi impossibile parlare di prezzo medio, perché la quotazione delle pere – soprattutto dell’Abate che può variare dai 0,60-0,65 ai 0,90 €/kg – dipende moltissimo dalla qualità e caratteristiche del prodotto conferito.
Naturalmente l’obiettivo dell’Oi Pera – conclude Bergami – è superare queste criticità e rilanciare fortemente il comparto. Ma la strada è ancora lunga. Basti pensare che un produttore per pensare di investire deve riuscire a ottenere una resa economica di almeno 20.000€/ha. Bisognerà, dunque, lavorare molto a livello di filiera per attenuare disgregazione e concorrenza commerciale interna, e rendere forte un settore d’eccellenza, che ha davvero molto da dare ai produttori”.