“Più interventi strutturali a supporto delle filiere emiliano romagnole”

Febbraio 2015

c.f.

DALLA REDAZIONE – Riorganizzazione delle Province, Expo alle porte, una situazione di sofferenza generale del settore primario emiliano romagnolo: Simona Caselli, da poche settimane alla guida dell’assessorato regionale Agricoltura, deve affrontare una serie di criticità ad inizio di annata agraria.

C’è molta aspettativa dal Psr già approvato e che vale 1 miliardo 190 milioni euro fino al 2020: quando si parte?

Entro febbraio completeremo il recepimento delle osservazioni inviate dalla Commissione europea. Dopo un passaggio in Assemblea, invieremo il nuovo testo a Bruxelles. Il nostro obiettivo è partire con i bandi entro l’estate. Il ritardo nell’approvazione dei programmi è generalizzato a livello comunitario ed è causato dalla complessità del nuovo impianto programmatorio che, oltre ai vari Programmi operativi, prevede anche l’Accordo di partenariato con gli Stati che, con l’Italia, è stato definito nell’ottobre scorso. Nessuno dei Psr delle regioni italiane è stato finora approvato e siamo nella normale fase di confronto istituzionale volta a rispondere alle osservazioni e ad uniformare i programmi regionali presentati nel luglio 2014 al sopravvenuto accordo di partenariato.

Dopo il Psr quali sono le priorità, ne elenchi tre, magari indicando l’orizzonte temporale entro cui realizzare gli intenti.

Tra le priorità dei primi mesi di mandato, diciamo dei primi 100 giorni, oltre alla riorganizzazione delle competenze in materia agricola fino ad oggi in capo alle Province, ci sono i Piani di classifica per il riparto dei contributi ai Consorzi di bonifica, l’approvazione del calendario venatorio e – ultimo ma non per ordine di importanza – la partecipazione a Expo 2015 che come sappiamo è ormai alle porte.

Si parla sempre di reti d’impresa per essere competitivi: quali sono i progetti in proposito?

L’aggregazione tra imprese è fondamentale per essere più competitivi, per migliorare la programmazione e il potere contrattuale sul mercato, ma anche per applicare più efficacemente strumenti di sicurezza, qualità e sostenibilità. Per raggiungere questo obiettivo ci sono molti strumenti: dalle classiche forme cooperative, alle Organizzazioni di produttori e Interprofessionali, alle reti d’imprese, istituite da una norma nazionale specifica anche per il settore agricolo. Il nuovo Psr 2014-2020 punta molto in questa direzione e darà spazio prioritariamente a modelli organizzativi che favoriscano la collaborazione orizzontale e verticale tra più imprese, proprio per sviluppare investimenti condivisi, creare servizi comuni, promuovere l’innovazione. La scelta del modello organizzativo, che dipende anche dallo scopo che ci si prefigge, compete naturalmente alle imprese.

Domanda di rito in questi mesi: l’assessorato Agricoltura è pronto per l’Expo?

L’errore più grande è quello di pensare a Expo 2015 come a una grande fiera e non a un’importante occasione di sviluppo e di internazionalizzazione, quale in effetti è. Aumenta nel mondo la domanda di made in Italy, a partire da quella di prodotti agroalimentari italiani: dobbiamo essere in grado di rispondere a questa domanda. Proprio nei giorni scorsi siamo andati a Bruxelles per presentare il nostro progetto di punta: il World Food Research and Innovation Forum, una piattaforma di livello mondiale per la ricerca e lo studio sui temi dell’alimentazione, dell’agricoltura sostenibile, dell’industria alimentare, che dovrà rimanere anche dopo l’Expo. Abbiamo le carte in regola per farlo grazie alla nostra rete di Università e Centri di ricerca, a un’industria alimentare all’avanguardia che può contare su grandi marchi famosi nel mondo, a un’agricoltura che ha sempre puntato alla qualità. Senza tralasciare l’attenzione che questa Regione da sempre riserva ai temi della legalità e dell’equità. La Regione sarà inoltre presente nel padiglione Italia per l’intera durata dell’Expo con la propria mostra, che metterà in evidenza alcune delle esperienze migliori della nostra agricoltura e con la “Settimana del protagonismo” dal 18 al 24 settembre di cui illustreremo le iniziative nelle prossime settimane. La grande sfida, su cui stiamo lavorando alacremente, è di portare in Emilia Romagna i visitatori di Expo, affinché possano apprezzare direttamente le nostre filiere produttive, i nostri numerosissimi prodotti Dop e Igp, la nostra biodiversità, il nostro paesaggio, il nostro patrimonio artistico e culturale.  

Cosa metterà in campo l’assessorato all’Agricoltura per creare opportunità alle imprese agricole?

Il Psr 2014 – 2020 prevede misure per rafforzare l’innovazione e il trasferimento tecnologico, la competitività e l’internazionalizzazione, il ricambio generazionale, la sostenibilità ambientale. Destineremo 49,6 milioni di euro per la banda larga nelle zone rurali. La nostra agricoltura può competere sui mercati mettendo al centro la qualità e l’innovazione, ma anche aumentando l’integrazione di filiera, l’organizzazione e la programmazione dell’offerta, la crescita dimensionale delle imprese. Né va dimenticato il problema della redditività delle aziende agricole, ancora troppo spesso anello debole della catena. Abbiamo un potenziale di crescita notevole, occorre lavorare per valorizzarlo al meglio.

Archiviata l’annata 2014, pessima, c’è qualche proposta per evitare gli ennesimi tracolli nel settore ortofrutta e lattiero caseario? Mi riferisco in particolare al Parmigiano.

Situazione climatica avversa, ulteriore contrazione dei consumi delle famiglie, effetti dell’embargo russo hanno caratterizzato, in particolare per i principali prodotti ortofrutticoli, in modo fortemente negativo l’annata agraria 2014. In generale – unitamente ad interventi di carattere congiunturale, in grado di sostenere concretamente il reddito degli agricoltori in caso di crisi di mercato conclamate – sono necessarie azioni di tipo strutturale per rafforzare le filiere, migliorare l’efficienza delle imprese, recuperare margini di produttività, qualificare ulteriormente le produzioni e, soprattutto, per conquistare e consolidare nuovi spazi di mercato in Paesi importatori. Il Psr 2014 – 2020 prevede diverse azioni per sostenere questo processo. Nel caso del Parmigiano Reggiano si è invece accentuata, anche a causa della stagnazione dei consumi interni, non compensata da un adeguato incremento dell’export, la caduta dei prezzi alla produzione che aveva iniziato a manifestarsi nel 2011. È un settore in cui è necessario che l’offerta si organizzi meglio per superare la frammentazione e che si doti degli strumenti necessari ad un protagonismo dei produttori anche nella fase di commercializzazione in Italia e all’Estero, per non disperdere valore aggiunto.

Nelle province emiliano romagnole come intende affrontare il riassetto delle funzioni in materia di agricoltura?

Il confronto è in corso. Va precisato che nelle materie di mia competenza le Province sono  titolari di funzioni trasferite sia direttamente dallo Stato che dalla Regione. Il nostro orientamento è comunque di  mantenere sul territorio una presenza di strutture qualificate in grado di garantire la piena operatività.

Caccia: cosa intende fare la Regione per ovviare il problema posto dal recente regolamento Ue sulla disciplina degli aiuti di stato, ovvero come affrontare il tema dei risarcimenti dei danni da fauna (ungulati e uccelli ittiofagi in particolare) in relazione alle leggi e regolamenti regionali?

I nuovi orientamenti europei richiedono un’iniziativa del Ministero delle politiche agricole nei confronti della Commissione per notificare un aiuto di stato nazionale. Solo in questo modo potremo evitare la frammentazione dei comportamenti tra le Regioni a fronte del medesimo problema. La Conferenza delle Regioni ha fortemente sollecitato il Ministro per la presa in carico di questo problema generato dal diverso status della fauna selvatica che in Italia, a differenza che in quasi tutti gli altri Paesi europei, è patrimonio indisponibile dello Stato. In attesa dell’avvio di questo percorso dovremo comunque mettere mano alla disciplina regionale per procedere alle modifiche necessarie a produrre in tempi brevi provvedimenti legittimi. Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo mantenere le condizioni di equità che abbiamo ottenuto in questi anni con le risorse del bilancio regionale, che hanno consentito il risarcimento al 100% dei danni dichiarati e periziati dalle Province. Per questo dobbiamo scongiurare il rischio che un’applicazione pedissequa degli Orientamenti possa garantire un risarcimento totale per i danni provocati alle colture agricole da parte della fauna protetta e un regime meno vantaggioso (e molto più impegnativo sul piano burocratico) per i danni che si verificano nelle zone di protezione quali Oasi, Riserve, Zone di Ripopolamento e Cattura, Parchi – con penalizzazione ingiustificata per queste ultime. Il modello che abbiamo sviluppato è serio e rigoroso; consente infatti  di associare alla coltura danneggiata la specie, il periodo fenologico e l’individuazione georeferenziata della azienda. Anche gli Atc utilizzano i medesimi metodi e l’insieme delle informazioni raccolte consente di intervenire nelle situazioni di maggior presenza di selvatici, sia con sistemi di prevenzione passiva sia con la gestione faunistica e venatoria.
Infine, non vogliamo assolutamente rinunciare allo sforzo per prevenire e ridurre i danni: in questo senso va anche una operazione inserita nel nuovo Psr, dalla quale ci attendiamo importanti risultati.

Articoli correlati

WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.