Pomodoro, il 2016 è la campagna del “compromesso”

Settembre 2016

Erika Angelini

FERRARA – Il ritardo nella definizione di un prezzo che non soddisfa pienamente gli agricoltori e nemmeno l’industria e poi i problemi climatici che hanno determinato una scarsa produzione dei pomodori precoci e uno sfasamento nella raccolta dei tardivi.

Il distretto del pomodoro da industria ferrarese sta vivendo una campagna di raccolta tra alti e bassi, con una media produttiva iniziale di appena 500 q/ha – quella generale del 2015 è stata di quasi 700 q/ha – poi risalita dalla metà di agosto a 600 q/ha e ritornata in media, fino a 700-750 q/ha a settembre. Alcuni dei maggiori produttori della Confederazione italiana agricoltori di Ferrara fanno il punto sull’andamento della campagna di raccolta 2016, senza parlare di vera e propria crisi ma dell’esigenza di maggiore valorizzazione di un distretto di oltre 7.000 ettari che l’anno scorso ha prodotto quasi 5 milioni di quintali di pomodoro.

“A livello produttivo – spiega Alessandro Tedaldi, produttore di Anita di Argenta e vicepresidente di Terremerse – le varietà precoci non sono andate bene a causa delle piogge e delle bombe d’acqua della primavera, che hanno reso difficili trapianti e trattamenti. I prodotti più tardivi, invece, danno rese discrete anche se alcuni cicli varietali si stanno sovrapponendo per il caldo anomalo di settembre e i pomodori stanno maturando precocemente, saturando l’industria di trasformazione. Confidiamo comunque che tutto il prodotto verrà ritirato e non ci saranno grossi problemi di prodotto lasciato in campo”.

Opinione condivisa anche da Barbara Bersani che a Longastrino coltiva oltre 200 ettari di pomodoro. “Il problema del calo produttivo delle varietà precoci è evidente – sottolinea la Bersani – a fronte di una qualità decisamente buona, con un grado Brix che è andato via via migliorando nel corso della campagna. Aggiungo che esiste anche un problema di assicurazioni, perché la franchigia applicata al 30% per le calamità, grandine esclusa, è decisamente troppo alta. Occorre dunque rivedere le condizioni assicurative perché sempre più spesso i repentini cambiamenti climatici stanno condizionando la produzione”.
Se le difficoltà a livello produttivo e di gestione del prodotto ci sono ma sembrano sotto controllo, più difficile è la situazione del prezzo, che quest’anno è stato fissato con l’accordo di filiera a 85 euro/t.

“Da qualche anno è difficile trovare un accordo sul prezzo – spiega Nino Rocchi, produttore del Mezzano – ed anche questa campagna è un “compromesso” perché chiaramente la parte agricola ha dei costi di produzione elevati e non può vendere il pomodoro al prezzo che vorrebbe la parte industriale, cha sua volta ha costi di trasformazione da sostenere. In altri paesi produttori come la Spagna i costi di produzione agricoli sono inferiori ma anche l’elettricità costa il 50% in meno. Una filiera, insomma, più economicamente sostenibile come vorremmo diventasse quella italiana e nei prossimi anni occorre impegnarsi a tutti i livelli per andare in questa direzione”.

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